"Un augurio affettuoso a tutti voi, uomini e donne che operate in Italia". Così, "con lo stesso spirito del 2006", Giorgio Napolitano ha aperto l'ultimo discorso di fine anno del suo mandato al Quirinale. Un discorso segnato dalla crisi economica e dalla consapevolezza delle difficoltà di milioni di Italiani ma anche dall'orgoglio per i sacrifici affrontati negli ultimi mesi per ridurre il fardello del debito pubblico, che pesa sul Paese ogni anno per "85 miliardi di euro di interessi".
"Uscire dalla recessione e dalla crisi è possibile per noi solo insieme all'Europa - ha detto Napolitano - L'Italia è fra i Paesi che hanno fondato e costruito l'Europa unita e fra i Paesi" che possono proporre un futuro europeo federale.
Per il presidente della Repubblica è "importante" che, di fronte a errori del passato, riforme mancate, esempi di privilegio e corruzione, "soprattutto tra i giovani si manifesti, insieme con la polemica e l'indignazione, la voglia di reagire, la volontà di partecipare a un moto di cambiamento e di aprirsi delle strade. Perché in fondo - ha detto il capo dello Stato nel discorso di fine anno - quel che si chiede è che si offrano ai giovani delle opportunità, ponendo fine alla vecchia pratica delle promesse o delle offerte per canali personalistici e clientelari. E opportunità bisogna offrire a quanti hanno consapevolezza e voglia di camminare con le loro gambe: bisogna offrirle soprattutto attraverso politiche pubbliche di istruzione e formazione rispondenti alle tendenze e alle esigenze di un più avanzato sviluppo economico e civile".
Sono i giovani, secondo Napolitano, "che hanno più motivi per essere aspramente polemici, nel prendere atto realisticamente di pesanti errori e ritardi, scelte sbagliate e riforme mancate, fino all'insorgere di quel groviglio ed intreccio di nodi irrisolti che pesa sull'avvenire delle giovani generazioni. I giovani hanno dunque ragioni da vendere nei confronti dei partiti e dei governi per vicende degli ultimi decenni, anche se da un lato sarebbe consigliabile non fare di tutte le erbe un fascio e se dall'altro si dovrebbero chiamare in causa responsabilità delle classi dirigenti nel loro complesso e non solo dei soggetti politici".
"E che dire poi - si è domandato Napolitano - dell'indignazione che suscitano la corruzione in tante sfere della vita pubblica e della società, una perfino spudorata evasione fiscale o il persistere di privilegi e di abusi - nella gestione di ruoli politici ed incarichi pubblici - cui solo di recente si sta ponendo freno anche attraverso controlli sull'esercizio delle autonomie regionali e locali?".
"Il senatore Monti ha compiuto una libera scelta di iniziativa programmatica e di impegno politico. Egli non poteva candidarsi al Parlamento, facendone già parte come senatore a vita. Poteva, e l'ha fatto, non è il primo caso nella nostra storia recente, patrocinare, dopo aver presieduto un governo tecnico, una nuova entità politico-elettorale, che prenderà parte alla competizione al pari degli altri schieramenti. D'altronde non c'è nel nostro ordinamento costituzionale l'elezione diretta del primo ministro, del capo del governo". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un passaggio del suo discorso di fine anno ha anche voluto puntualizzare, rispetto a polemiche in corso, che il premier poteva, secondo la legge, impegnarsi in prima persona nella competizione elettorale e del resto fu quanto fece in passato l'ex premier Lamberto Dini.
Il Capo dello Stato ha voluto poi rassicurare sulla correttezza della permanenza di Monti a palazzo Chigi durante la campagna elettorale: "Il Presidente del Consiglio dimissionario è tenuto, secondo una prassi consolidata, ad assicurare entro limiti ben definiti la gestione degli affari correnti, e ad attuare leggi e deleghe già approvate dal Parlamento, nel solco delle scelte sancite con la fiducia dalle diverse forze politiche che sostenevano il suo governo. Il Ministro dell'Interno garantirà con assoluta imparzialità il corretto svolgimento del procedimento elettorale".
Napolitano si è poi soffermato sulla crisi attraversata dall'Italia negli ultimi 4 anni, spiegando che ormai "dobbiamo parlare non pi· di disagio sociale ma di una vera e propria questione sociale da porre al centro dell'attenzione e dell'azione pubblica", ma che in Italia "c'è stato un ritorno di fiducia. Hanno avuto successo le nuove emissioni di buoni del tesoro e si F ridotto il famoso spread che ormai è entrato nelle nostre preoccupazioni quotidiane".
Secondo il capo dello Stato "uscire dalla recessione e rilanciare l'economia è possibile solo insieme all'Europa, portando in sede europea una più forte spinta e credibili proposte per una maggiore integrazione, corresponsabilità e solidarietà nel portare avanti politiche capaci di promuovere realmente, su basi sostenibili, sviluppo, lavoro, giustizia sociale. L'Italia in Europa non può essere un passivo esecutore, è tra i paesi che hanno fondato e costruito l'Europa unita e ha titoli e responsabilità per essere protagonista di un futuro di integrazione e democrazia federale".