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Domani nuovo vertice del Pdl e nel frattempo il berlusca dichiara: il paese è sul baratro, non posso consentirlo.

"Sono assediato dalle richieste dei miei perché‚ annunci al più presto la mia ridiscesa in campo. La situazione oggi è ben più grave di un anno fa quando lasciai il governo" e "oggi l'Italia è sull'orlo del baratro". "Non lo posso consentire" e ciò determinerà le scelte che prenderemo assieme nei prossimi giorni". Lo afferma Silvio Berlusconi.

L'economia è allo stremo, un milione di disoccupati in più, il debito che aumenta, il potere d'acquisto che crolla, la pressione fiscale a livelli insopportabili. Le famiglie italiane - prosegue il Cavaliere - angosciate perché‚ non riescono a pagare l'Imu. Le imprese che chiudono, l'edilizia crollata, il mercato dell'auto distrutto". E aggiunge: "Non posso consentire che il mio Paese precipiti in una spirale recessiva senza fine. Non è più possibile - avverte - andare avanti così.

L'obiettivo del Cavaliere, riferiscono fonti a lui vicine, sarebbe quello di riappropriarsi del partito, rinnovandolo (anche con il cambio di simbolo e nome) senza però affossarlo. Una linea sposata dal segretario Angelino Alfano, da giorni impegnato per non far crollare tutto. L'ex premier, dopo 4 ore di summit a palazzo Grazioli, punterebbe sempre a creare una nuova coalizione di centrodestra con la Lega 'maroniana' e varie liste-movimento federate, capace di attrarre più consensi possibili (almeno il 25%) grazie a una 'offerta diversificata' agli elettori (dall'area cattolica-centrista a quella riformista e liberale) che gli consentirebbe di trattare armi alla pari con il Pd di Pierluigi Bersani.

Qualcuno assicura che avrebbe riproposto agli ex An di fare un proprio partito, anche con la 'Destra' di Francesco Storace, senza strappi. L'ex premier, infatti, è convinto che attraverso lo schema di una confederazione di più partiti, sarà più facile fare blocco contro la sinistra di Bersani-Vendola e i 'grillini', giocandosi la sua partita per la sopravvivenza nel 2013 con o senza Monti al governo. C'è chi spinge, invece, per non 'spacchettare' il partito.

Restano sul tavolo molti nodi. Che il comunicato serale diffuso dall'ufficio stampa di via dell'Umiltà non aiuta a sciogliere: "Il vertice di oggi ha avviato una discussione proficua su come rilanciare unitariamente il Pdl. Il progetto di rilancio mira a rafforzare un centrodestra moderno e competitivo, alternativo alla sinistra, per tornare alla guida del Paese. Unità e rilancio, quindi, nella convinzione che le diversità, opportunamente convogliate, costituiscono un arricchimento".

Al vertice di via del Plebiscito, il Cav avrebbe anche frenato sull'ipotesi di election day, alla luce della sentenza del Tar che ha anticipato al 3 febbraio le regionali nel Lazio. Restano, quindi, le critiche al governo Monti, soprattutto in vista del Cdm di domani sull'incandidabilità, ma, assicurano ambienti di palazzo Grazioli, "sarebbe venuta meno l'esigenza di minacciare una crisi di governo per la vicenda dell'election day".

Berlusconi ha in testa il suo piano di rilancio, ma anche oggi non avrebbe chiarito tutti i contenuti del suo progetto. Da qui la necessità di aggiornare il vertice. In un primo momento, si era pensato di andare a oltranza già questa sera. Poi, si è scelto di aggiornarsi domani, alle 13.30. Secondo alcuni, il rinvio sarebbe stato dettato dalla necessità di attendere l'esito del Consiglio dei ministri convocato domani per il varo del decreto legislativo sull'incandidabilità, ma Ignazio La Russa smentisce questa versione.

"Il rinvio del vertice a domani -spiega La Russa- è dipeso dagli impegni di alcuni partecipanti. Anzi, Berlusconi aveva proposto di riprendere il vertice di oggi per cena, alle 20, con l'obiettivo di definire i dettagli di un piano di rilancio già ampiamente condiviso da tutti". Pur tirando il freno sull'election day, i vertici del Pdl mantengono un atteggiamento molto critico verso il governo Monti.

Eppure legare la fiducia all'esecutivo alla data del voto appare una forzatura: con il voto del Lazio il 3 e 4 febbraio è impossibile immaginare di accorpare le politiche con le regionali. Non ci sono i tempi, e Berlusconi ne è consapevole. In più, insistere su questo tasto potrebbe rivelarsi un boomerang: in caso di 'reazione negativa' dei mercati tutta la responsabilità ricadrebbe sulle spalle del Pdl.

Altro dossier caldo, quello dalle riforma elettorale. Da via dell'Umiltà, al termine del vertice, assicurano che il Pdl tiene una linea "costruttiva" sulla riforma, purché basata su "meccanismi equilibrati". E Maurizio Gasparri assicura che il partito vuole a tutti i costi trovare un'intesa sulla riforma elettorale: "Noi sosteniamo la bozza Quagliariello sulla soglia e il premio di 50 deputati e 25 senatori per chi non raggiunge la soglia del 40% dei voti validi. C'è l'ok del presidente Berlusconi.