Il terreno di scontro, le primarie. Ma dietro, il futuro del centrodestra nel post Berlusconi. L'ex premier prova a rovesciare il tavolo sulle regole mettendo in forse la consultazione la popolare ma poi è costretto a precisare che il suo era solo uno sfogo.
Alfano, stremato e inflessibile, ottiene le primarie ma il partito fa i conti con i costi dell'uscita dall'era Berlusconi, che ora minaccia "uno shock".
"C'è totale condivisione delle posizioni tra me e Alfano. Ci vogliono l'uno in dissenso dall'altro ma non mai accaduto. Gli voglio bene come a un figlio e sono sicuro di essere ricambiatissimo". Sono le 20,30 di ieri sera e Silvio Berlusconi tesse l'elogio di Angelino Alfano davanti ai giornalisti. "Segno dei tempi, sono fuori tempo massimo per "passare" sui tg serali - nota Repubblica - Quei tg che invece dell'affetto reciproco hanno raccontato dello scontro furioso fra "padre'" e "figlio" sulle primarie. Con Alfano che alla fine sembra spuntarla. Si faranno. Un via libera che arriva dopo cinque ore di riunione dell'Ufficio di presidenza del Cavaliere. Con il Cavaliere intento a demolire tutto il progetto. Non servono a niente, attacca, 'mentirei se dicessi che le considero salvifiche. Abbiamo bisogno di volti nuovi e protagonisti nuovi'. Ho fatto fare dei sondaggi . continua - e i risultati bocciano metodo e candidati. Tutte queste riunioni provinciali, avverte, 'serviranno solo a portare allo scoperto le nostre faide interne, quelle che hanno portato alla schifo i nostri elettori '.
Per Berlusconi serve uno shock come quello del '94 Ma Alfano non ci sta, la detronizzazione questa volta non riguarda il giovane segretario ma il Cavaliere. Un po’ tutti i giornali riportano un aut aut duro, spietato, da parte di Alfano: "Oggi dobbiamo prendere una decisione, non siamo dei barzellettieri. Io non ci sto. Farle è una questione di serietà. Me ne assumo la responsabilità". "Io accetto la sfida delle primarie. Altrimenti qual è l'alternativa? Forse qualche gelataio o ex presidente di Confindustria, che nei sondaggi va peggio di noi?". L'allusione, neppure velata, è a Gianpiero Martinetti, proprietario della catena Grom Guido Martinetti e al presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, le 'tentazioni' di Berlusconi per rianimare il PdL.
Ma il contrasto non è solo fra Alfano e Berlusconi. Sandro Bondi chiede di azzerare tutti i vertici. Rocco Crimi, il tesoriere, si dimette. Alla fine, dopo cinque, ore, si trova, si fa per dire, un accordo. Ma nella conferenza stampa Berlusconi fa capire che sulle primarie non era d'accordo. Cerca di spostare il discorso sugli attacchi a Mario Monti e al governo dei tecnici, colpevole, a suo dire, del dilagante disgusto della politica. Nella cosa il veleno, l'annuncio che tornerà presto in tv.
Il Corriere della Sera svela chi è Gianpiero Samori, avvocato: "La scalata alla Banca Popolare dell'Emilia Romagna finì un anno fa in un corpo a corpo di carte bollate e accuse incrociate, di cui ancora adesso porta addosso i segni: 'Indagato? C'è un'indagine sulla base della denuncia inoltrata contro di me dalla Banca per presunto accesso abusivo al processo informatico in concorso con ignoti, ma dimostrerò che non c'è nulla di vero'. La scalata a quel che resta del Pdl, se mai scalata sarà, è invece ancora in fase embrionale ('Sono pronto a scendere in politica, ma sulle primarie aspetto di conoscere le regole'), tra proclami ('Ci vuole una rivoluzione') e timidezze ('Sono un mignon rispetto a Berlusconi')".