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Carceri: Sdr, almeno 1000 detenuti in più in Sardegna con nuove strutture

“Con l’apertura dei nuovi Istituti Penitenziari, la Sardegna vedrà crescere ulteriormente il numero dei cittadini privati della libertà. Aumenteranno così sicuramente disagi e preoccupazioni per tutti”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, facendo osservare che “l’isola, fortemente penalizzata per la condizione di disoccupazione e disagio sociale, non merita di subire da parte dello Stato anche un aggravamento del peso della servitù penitenziaria che si aggiunge a quella militare peraltro particolarmente pesante ”.

“I detenuti in Sardegna, in poco più di un anno, raggiungeranno – sottolinea Caligaris – la ragguardevole cifra di circa 4.000 presenze. Sono infatti poco meno di un migliaio quelli previsti in seguito ai lavori con cui sono stati incrementati i posti a disposizione ma c’è motivo di ritenere che presto raddoppieranno rispetto agli attuali 2.000. Basti pensare che nella struttura di Tempio Pausania c’era posto solo per 29 detenuti ora invece sono disponibili 150 posti. Nella Casa Circondariale di Cagliari potevano convivere 345 ristretti mentre con la Casa Circondariale di Uta diventeranno almeno 550. Il Penitenziario di Nuoro con il nuovo padiglione appena ristrutturato è passato da 252 posti a 349 mentre tra due mesi, quando sarà consegnato l’Istituto di Bancali, ci sarà spazio per 430 persone (a San Sebastiano il numero regolamentare si fermava a 190). Per quanto riguarda Oristano infine si passerà da 92 posti a 250. Tra questi dati non sono ricompresi i detenuti in 41bis che, solo nella struttura di Uta saranno almeno un altro centinaio. Insomma la Sardegna sarà un’isola in cui la detenzione diverrà un elemento distintivo”.

“A preoccupare inoltre – evidenzia la presidente di SdR – sono le condizioni di vita dei cittadini privati della libertà e degli Agenti di Polizia Penitenziaria. Nelle nuove strutture saranno ridotti all’essenziale i rapporti diretti tra personale penitenziario e detenuti. I nuovi dispositivi tecnologici con l’apertura meccanizzata delle celle gestita attraverso video-regie di comando ridurrà ulteriormente la necessità di disporre di personale e favorirà la spersonalizzazione del cittadino. La distanza dai centri urbani e la difficoltà di raggiungere le località da parte dei familiari ridurrà i contatti con il mondo esterno e anche il volontariato penitenziario sarà messo a dura prova”.

“Si ha l’impressione – conclude Caligaris – che stiano venendo meno quei principi sanciti dalla Costituzione e concretizzatesi nella legge sull’ordinamento penitenziario, nella Gozzini e nella Smuraglia. Si avvertono infatti segnali contrari al reinserimento sociale, al recupero e alla rieducazione di chi ha sbagliato e ciò induce a riflettere sulla qualità della democrazia”.

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