No chiaro al super-commissario che metta il naso nei bilanci dei paesi membri "non pare necessario". Come un arbitro di calcio Mario Monti interviene così nel braccio di ferro che già dal pomeriggio di ieri ha diviso Francia e Germania costringendo gli sherpa del vertice Ue di Bruxelles a fare le ore piccole, fino alla conclusione alle 3 di notte.
Il premier, che ha lasciato il palazzo del Consiglio a tarda notte, ha premesso che il tema è stato soltanto accennato durante i lavori del vertice e ha aggiunto che lo stesso presidente della Commissione, José Barroso, "ha chiarito come già il commissario per gli Affari Economici e Monetari abbia poteri speciali all'interno della Commissione, che in effetti superano quelli spesso mitizzati del commissario alla Concorrenza. Barroso ha anche rilevato che se in passato ci sono stati problemi non è stato per la debolezza delle decisioni prese dalla Commissione, ma e' stato perché in questa materia le decisioni sono soggette all'approvazione del Consiglio. Quindi non paiono necessari a nessuno a questo punti nuovi meccanismi
o super commissari".
Poco prima, nel cuore della notte, dopo diverse ore di discussione a tratti tesa, Francia e Germania avevano trovato un accordo sulla tempistica del meccanismo di supervisione bancaria, uno due punti più controversi della road map per una nuova Unione monetaria. Un compromesso al ribasso, che consente ai leader di salvare la faccia perché lascia immutata la scadenza di fine anno, ma limita il livello di ambizione degli obiettivi.
Anziché "completare" la proposta di legge, entro il 31 dicembre i 27 si impegnano a trovare un'intesa tra Consiglio e Europarlamento per "la sua cornice legale". E ciò sposta inevitabilmente in avanti l'entrata in vigore del nuovo meccanismo di sorveglianza bancaria affidato alla Bce. Soprattutto, sposta la scadenza al di là delle scadenze elettorali tedesche care a Merkel
Ad irritare Hollande sono state le dichiarazioni di ieri, in mattinata, della Merkel al Bundestag, dove la cancelliera ha ribadito l'esigenza di procedere verso un nuovo trattato Ue e appoggiato la proposta di un super commissario, una sorta di 'zar' europeo dei conti, lanciata dal suo ministro all'Economia Wolfgang Schaeuble. "La Germania è favorevole che si accordi un effettivo diritto di ingerenza sui bilanci nazionali", ha detto la cancelliera, che ha frenato sulla costruzione della vigilanza bancaria europea e sulla ricapitalizzazione diretta della banche da parte del fondo salva stati permanente Esm.
"Sulla vigilanza, la qualità viene prima della velocità", ha dichiarato, e "non basta la sola decisione sulla vigilanza europea per la ricapitalizzazione diretta delle banche". Peccato che questo principio cozzi con l'urgenza della ricapitalizzazione necessaria alle banche spagnole, che da mesi si porta dietro la pressione dei mercati sui titoli del debito pubblico di Madrid indebolendo l'eurozona.
E peccato, hanno fatto notare dall'entourage di Hollande, che al vertice dell'Eurogruppo di fine giugno, i 17 si fossero messi d'accordo sulla data del primo gennaio 2013 per il lancio della sorveglianza unica bancaria, legando al suo avvio l'inizio della ricapitalizzazione diretta degli istituti di credito da parte del Fondo Esm.
"L'oggetto della riunione di oggi non è l'unione di bilancio ma l'unione bancaria", ha detto subito appena arrivato a Bruxelles il presidente francese Hollande: "La sola decisione da prendere e confermare oggi è la messa in atto dell'unione bancaria, di cui la supervisione è il primo atto da qui alla fine dell'anno". Ancora più netto, Hollande lo è stato parlando all'ingresso del Consiglio Ue. "Non è ancora tempo per aprire un nuovo Trattato", ha martellato. "Prima di discutere delle prossime tappe, dobbiamo chiudere l'unione bancaria. Per questo oggi dobbiamo arrivare a delle buone decisioni, confermando quelle prese e che erano buone al vertice di giugno".
Di più, Hollande ha affondato i colpi dicendo espressamente di capire le "ragioni elettorali" che frenano la Merkel, ma ricordandole senza troppi riguardi che "Germania e Francia hanno una responsabilità comune: quella di fare uscire la zona dell'euro dalla crisi". Tradotto: cari tedeschi, non potete pensare solo a voi stessi mentre il resto d'Europa è alle prese con scioperi generali, morti (ad Atene) e disoccupazione dilagante.
Da qui l'incontro tra i due, che ha preceduto l'inizio del vertice: irrisolti i contrasti di fondo, ma le differenze si sono smussate, consentendo almeno di mantenere aperto il cantiere della supervisione bancaria. Al termine, le telecamere hanno diffuso in sala stampa immagini dei due leader molto tesi, con Hollande visibilmente contrariato che parlava e la Merkel che scuoteva vigorosamente la testa.
Hollande aveva incontrato prima anche il premier Mario Monti, confermando il suo interesse a tenere strette relazioni con altri partner, oltre all'asse con Berlino. Che resta tuttavia vitale per Parigi, che continua a beneficiare dai mercati dello stesso trattamento riservato alla Germania sul versante dei rendimenti dei titoli del debito pubblico (pur avendo da mesi 'numeri' non altrettanto incoraggianti).
Insomma, trovato il compromesso resta l'interrogativo sulla conciliabilità dei tempi: rinviare la piena operatività della unione bancaria e della supervisione della Bce sui meccanismi di salvataggio pone un problema non da poco alla Spagna, che continua a traccheggiare sulla richiesta di aiuti anche se, come scrivono questa mattina i quotidiani on line spagnoli, la richiesta di aiuti è dietro l'angolo. D'altra parte lo stesso Rajoy non ha interesse a bruciare i tempi: lo spread negli ultimi giorni si è raffreddato e incombono le elezioni regionali nella 'sua' Galizia.
Ecco allora che il vero vincitore, a ben guardare è Super Mario, alias il premier Monti. Ribadita a livello europeo il suo status di grande mediatore, accresciuta la sua credibilità con la legge anti corruzione in tasca, incassati i risultati dell'ultima asta di titoli del Tesoro con rendimenti in vistoso calo, Monti può permettersi di sorridere a Merkel dicendole alcuni 'no' (il super commissario) e nessuno, dalla Germania alla Finlandia, passando da Olanda e Francia, associa ormai la situazione italiana a quella greca o (peggio) spagnola.