Nelle prime ore di questa mattina i carabinieri di Genova e di Olbia hanno proceduto all’esecuzione di 3 ordinanze di custodia cautelare, emesse dall’Ufficio G.I.P del Tribunale di Cagliari, su richiesta del Pubblico Ministero Pani, della Procura Distrettuale Antimafia di quel centro.
Gli arrestati sono due italiani catturati nell’area di Olbia, ed una donna ecuadoriana, di 37 anni, dimorante a Sampierdarena. Due di loro, fra cui la donna, sono stati tradotti in carcere, mentre il terzo è stato sottoposto al regime degli arresti domiciliari in Sardegna.
Le misure sono il risultato finale delle attività d’indagine svolte dal Nucleo Investigativo di Genova con la collaborazione del Reparto Territoriale di Olbia, sotto il coordinamento della Procure Distrettuali Antimafia di Genova e Cagliari e della Direzione Centrale Servizio Antidroga di Roma.
L’indagine scaturì nel 2009, sulla base di alcune notizie che indicavano l’esistenza di un sodalizio criminale, attivo tra la Liguria e la Sardegna, dedito all’importazione di “Cocaina” dal Sudamerica.
Le informazioni assunte portarono all’individuazione di una donna ecuadoriana, che di solito risiedeva a Genova, che si curava dell’ importazione dello stupefacente in Liguria, nonché del successivo trasporto, destinato principalmente al mercato sardo ed, in via residuale, a quello ligure.
Le indagini quindi hanno consentivano di identificare il modus operandi dell’organizzazione criminale, strutturato su diverse fasi: la “cocaina”, prodotta dai cartelli sudamericani, veniva acquistata da italiani, responsabili dell’approvvigionamento, stanziati in Ecuador; lo stupefacente poi veniva successivamente inviato in Europa, spesso transitando sul territorio statunitense, tramite spedizionieri internazionali, oppure trasportato, con la compiacenza di corrieri sudamericani direttamente in Italia. La “cocaina”, di solito veniva occultata in capi di abbigliamento o mediante sofisticate tecniche, trasformata in stato liquido, consentendo così di inserirla, tramite dei veri e propri “bagni in idonee vasche” su tele di quadri, consentendo così il passare indenni ai controlli doganali.
Perciò sbarcata a Milano o Genova, la droga veniva smistata in Sardegna, presso la base operativa, ubicata in Olbia, ove era stato allestito un laboratorio, incaricato delle lavorazioni chimiche necessarie all’estrazioni dal tessuto e lo stupefacente estratto veniva quindi commercializzato sulla costa sarda ed il ricavato investito in nuove partite di stupefacenti, nonché usato per il sostentamento della latitanza del capo dell’organizzazione,: un italiano tuttora ricercato dalle D.D.A. di Firenze e Cagliari.
La base operativa principale era ad Olbia e nel corso delle attività sono stati trovati 12 chilogrammi di “cocaina” posti sotto sequestro nel corso delle indagini per un valore complessivo di circa 3 milioni di Euro, sono state arrestate 7 persone in flagranza e su ordinanza dell’A.G. e sono state fatte 5 denunce a piede libero.