E' stato condannato a 10 anni, Pierangelo Daccò, l'uomo d'affari accusato di concorso in bancarotta del San Raffaele di Milano. Per lui l'accusa aveva chiesto una pena a 5 anni e mezzo. Daccò dovrà versare una previsionale di 5 milioni ai commissari e alla Fondazione San Raffaele in concordato preventivo, che si erano costituiti parte civile nel procedimento sul dissesto finanziario dell'ospedale. Assolto, invece, Andrea Bezziccheri per il quale la Procura aveva chiesto una condanna a tre anni.
Secondo l'accusa i due, in concorso con altre persone, avrebbero contribuito a creare il cosiddetto 'sistema San Raffaele' per formare fondi neri così da soddisfare le esigenze economiche del vecchio management e di chi gli era vicino.
Oltre al concorso in bancarotta, Daccò è accusato di associazione a delinquere finanziata alla frode fiscale, appropriazione indebita e distrazione di beni.
I processi terminano dopo la valutazione nel merito che fa il giudice d'Appello e dopo la rilettura della Cassazione. Questa potrebbe essere una sentenza coi piedi d'argilla, tuttavia mi riservo di leggere le motivazioni". E' il commento a caldo dell'avvocato Giampiero Biancolella, legale di Pierangelo Daccò.
"Gli elementi di condanna - osserva Biancolella - sono gli stessi identici per i quali la Cassazione aveva annullato l'ordinanza di custodia cautelare per Daccò".
Un'associazione a delinquere per portare avanti una "depredazione sistematica" del patrimonio della fondazione San Raffaele, fino a sottrarre 45 milioni di euro alle casse dell'ospedale. Mario Cal, l'ex braccio destro di don Luigi Verze' suicida l'estate scorsa, ne sarebbe stato il capo; sette gli imprenditori chiamati a giudizio. Mentre per quattro di loro il processo va avanti con rito ordinario, i giudici di Milano hanno condannato l'uomo d'affari Pierangelo Daccò; assolto, invece, l'imprenditore Andrea Bezzicheri. Il settimo, Mario Valsecchi, ha patteggiato.
Ecco le tappe principali della vicenda, nata in parallelo alle indagini per il 'quasi crac' dell'ospedale: 16 novembre 2011: Daccò arrestato. Gli viene contestato di avere contribuito alla creazione di fondi neri, attraverso pagamenti con sovrafatturazioni ai fornitori. Con Dacco' sono indagati il fondatore del San Raffaele don Luigi Verzè, l'ex direttore amministrativo Valsecchi, gli imprenditori Gianluca Zammarchi e Andrea Bezzicheri;
13 dicembre 2011: in carcere anche Valsecchi, definito "l'alter ego di Cal".
I Pm ipotizzano, oltre alla bancarotta fraudolenta, l'associazione a delinquere per una decina di indagati, tra cui Daccò, per il quale viene rinnovata la misura cautelare. Nell'ordinanza del Gip si parla di una "depredazione sistematica del patrimonio della fondazione San Raffaele" e di "un vero e proprio meccanismo finalizzato a creare sistematicamente disponibilità di denaro occulte a vantaggio di Cal e dei suoi favoriti, innanzitutto Daccò". Cal teneva le redini; Valsecchi "costituiva un passaggio ineludibile", gli altri indagati "permettevano il confluire dei fondi neri tramite sovrafatturazioni e false fatturazioni".
Infine, Daccò controllava "il flusso del denaro in uscita grazie alla professionale predisposizione di schermi societari su base internazionale".
Secondo il Gip l'associazione agiva "attraverso una sistematica sovrafatturazione degli importi dovuti dal San Raffaele ai fornitori", costituendo all'estero "fondi neri", drenando il patrimonio della fondazione "attraverso la costituzione in Paesi esteri di società di comodo" e "trasferendo il denaro su plurimi conti";
31 dicembre 2011: muore a Milano don Verzè;
15 marzo 2012: il Tribunale del Riesame conferma il carcere per Daccò. Ai domiciliari Valsecchi;
19 marzo: nell'avviso di chiusura delle indagini, notificato a 7 indagati, si parla di circa 45 milioni di euro distratti dalle casse del San Raffaele;
13 aprile: la Procura di Milano chiede il rinvio a giudizio di Daccò, Valsecchi, gli imprenditori Pierino e Gianluca Zammarchi e il loro socio Bezzicheri, Fernando Lora e il suo contabile Carlo Freschi, accusati a vario titolo di associazione per delinquere e bancarotta;
9 maggio: il Gup di Milano Maria Cristina Mannocci accoglie la richiesta di rito abbreviato per Daccò e Bezzicheri;
25 maggio: Valsecchi patteggia. Sconterà 2 anni e 10 mesi di reclusione e pagherà una multa di 200 mila euro;
19 giugno: la Cassazione conferma il carcere per Daccò;
27 giugno: il Pm Orsi chiede cinque anni e mezzo di carcere per Daccò e tre anni per Bezzicheri. Il primo avrebbe sottratto "alla collettività" cinque milioni di euro in sette anni, in danno del bene 'salute' protetto dalla costituzione. La sentenza, prevista per il 5 luglio, slitta a dopo l'estate e, dal 25 settembre, viene rimandata a oggi.