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Riepilogo dei lavori del Consiglio regionale – La proposta di legge nazionale sulla composizione del Consiglio regionale.

Si è aperta questa mattina, sotto la presidenza di Claudia Lombardo, la seduta del Consiglio regionale con all'ordine del giorno, tra le altre, la proposta di legge nazionale sulla composizione del Consiglio regionale.

Chicco Porcu (Pd) ha sottolineato che "l'aula affronta per la seconda volta una discussione generale per una legge molto semplice; alla fine abbiamo fatto tanto rumore per nulla. Ciò è accaduto per precise responsabilità della maggioranza che ha mancato l'ennesima occasione di mettersi in sintonia con la società sarda, con la frettolosa marcia indietro dopo il voto segreto su un emendamento che, pur non essendo sbagliato nel merito, ha trasmesso all'esterno una immagine fortemente negativa del consiglio regionale". Sarebbe’inutile, quindi, secondo Porcu "inseguire le spiegazioni dietrologiche di quel voto, lasciando intravedere chissà quali trasversalismi. Ormai questa legislatura è prigioniera di se stessa, intrappolata in un meccanismo di veti incrociati che scarica le sue contraddizioni insanabili sulle funzionalità delle istituzioni. Questa situazione, aggravata dall’incapacità del Presidente di dettare una agenda di governo all’altezza delle emergenze che vive oggi la Sardegna, testimonia il fallimento della stessa legislatura, soprattutto in materia di riforme organiche, sulle principali materie dell’attualità politica".

Dopo essersi dichiarato favorevole alla legge, Porcu ha invitato l'assemblea ad andare avanti, "a partire da legge elettorale, abolizione del listino, e riduzione del premio di maggioranza senza comprimere i diritti delle minoranze, riconoscendo con coraggio che difficilmente questo consiglio regionale sarà in grado di fare altro".

Adriano Salis, capogruppo dell'Idv ha citato in apertura il detto popolare secondo cui "piuttosto che niente è meglio piuttosto", a proposito dell'iniziativa della Presidente del consiglio "per uscire dalle vergogna di un consiglio regionale che ha cancellato a voto segreto una decisione votata all'unanimità sulla riduzione dei consiglieri regionali. Resto convinto - ha proseguito Salis - che sulla base delle esperienze delle altre regioni il numero di 50 è il più equilibrato in termini di rappresentanza; è la soluzione migliore per la Sardegna che garantisce funzionalità del sistema, rappresentanza territoriale, e diritto di tribuna a forze politiche che esprimono un minimo di consenso nel corpo elettorale, essendo consapevoli che non possiamo rappresentare tutti".

"Sugli organi di stampa - ha poi aggiunto il capogruppo dell'Idv - è comparsa una notizia importante: 'l'Assessore La Spisa ha detto che avremo 400 milioni in meno rispetto all'anno precedente e che ci sarà uno sforamento di 300 milioni nei conti della sanità. Nel 2012 dovremo tagliare tutto: comuni, imprese, famiglie, e sociale, ci sarà l'ulteriore impoverimento complessivo di tutta la regione. Di fronte a tutti questi problemi non possiamo non dare un segnale. In rapporto alla popolazione la Sardegna è la prima regione d'Italia per il numero dei consiglieri regionali; non possiamo coprire questa situazione con richiami strumentali all'autonomia'. Mostriamo dunque di avere coraggio, disinteresse e discontinuità - ha concluso Salis - in commissione autonomia ci siamo assunti l'impegno di cominciare l'esame della nuove legge elettorale subito dopo l'approvazione del provvedimento relativo al numero dei consiglieri. Andiamo subito avanti e diamoci un tempo, massimo due mesi, per abolire il listino, introdurre la rappresentanza di genere, ed assicurare la rappresentanza dei territori".

Giacomo Sanna (Psd'Az) ha detto che i sardisti voteranno a favore di questa Proposta di legge nazionale anche se diminuire il numero dei consiglieri o anche degli emolumenti non è la soluzione di tutti i problemi dei sardi. "La nostra coscienza - ha aggiunto - non può certo essere messa a posto approvando questa legge. Bisogna fare ben altro. Prima di tutto la riscrittura dello Statuto sardo con l'Assemblea Costituente che è il cardine delle riforme. Inoltre, il Consiglio deve riacquistare la sua autorevolezza facendo un'analisi seria e compiuta di quello che la gente vuole e imponendo le nostre norme a Roma. Infatti, nessuno può decidere che cosa va bene per i sardi se non i sardi stessi. Quindi, il Parlamento faccia le leggi per cambiare i numeri delle sue assemblee e non quelli del Consiglio regionale. La riscrittura dello Statuto e le riforme devono nascere dal confronto con la gente. Il palazzo deve aprirsi all'esterno, la società deve ritrovare la politica".

La presidente Lombardo ha dato, quindi, la parola a Pierpaolo Vargiu (capogruppo dei Riformatori sardi - Liberaldemocratici) che ha evidenziato come ci siano delle diversità tra le posizioni assunte dai gruppi politici all'interno del Consiglio regionale. "Non crediamo di essere tutti uguali, abbiamo idee diverse e portiamo avanti battaglie diverse". E ha rivendicato la paternità dei Riformatori su questa legge, "proposta soltanto dai Riformatori, e dai colleghi Uras, Sechi e Porcu". Vargiu ha anche sottolineato che questa proposta di legge "non è figlia della piazza, ma figlia della convinzione che 80 consiglieri regionali siano troppi" e ha evidenziato che "questa legge torna in aula perché la precedente è stata affossata dietro i muretti a secco con il voto segreto". Poi, rivolgendosi alla presidente Lombardo, Vargiu ha proseguito: "Ringraziamo il presidente del Consiglio perché ha tessuto una trama di buona volontà che ha consentito a questo Consiglio ratificare l'errore fatto, e per aver costretto ciascuno di noi a fare un passo indietro, facendo sì che la proposta di legge venisse firmata da tutti i capigruppo".

In conclusione del suo intervento, infine, il capogruppo dei Riformatori ha auspicato che "la classe politica deve andare fuori dal palazzo e strare tra la gente. Così può crescere e far crescere anche la società sarda".

Dure critiche al presidente della Regione sono arrivate da Luciano Uras (capogruppo del Gruppo Misto, esponente di Sel): "L'assenza del presidente Cappellacci a un dibattito di questa natura, a una discussione di questa portata non ha giustificazione alcuna, perché è un consigliere regionale, perché è il rappresentante legale della Regione, e perché più di ogni altro ha il dovere di presenziare e di lavorare produttivamente in questa Assemblea. Non può essere assente". Uras ha anche sottolineato che non è certo questa legge che riduce i costi della politica, ma che bisogna agire sull'intera macchina politica. "La Regione - ha continuato - spende 8 milioni di euro per pagare i Consigli di amministrazione. Il presidente deve ridurre le retribuzioni dei suoi Consigli d'amministrazione e deve selezionare le persone attraverso gli strumenti previsti dalla legge". Per quanto riguarda poi il Consiglio regionale l'esponente dell'opposizione ha affermato che "il Consiglio regionale si trova a vivere una condizione nella quale è in atto una eversione organizzata del sistema istituzionali democratico, dove poteri lavorano per destrutturare di concerto la macchina pubblica amministrativa e lo fanno per ottenere vantaggi. Lo fanno con complicità gravi". E rivolgendosi alla presidente Lombardo ha aggiunto: "Presidente lei ha fatto una cosa giusta, ora facciamo la legge del pentimento", auspicando un maggiore coinvolgimento dei cittadini. "Concordo con Capelli che non dobbiamo perdere tempo sulla riduzione dei costi della macchina amministrativa, esorto a discuterla subito. Porro la questione in capigruppo". La presidente Lombardo ha confermato che alla fine dei lavori sarà convocata la conferenza dei capigruppo.

La presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo ha risposto al consigliere Uras sottolineando che la conferenza dei capigruppo è stata convocata immediatamente dopo la seduta "così potrà avanzare in quella sede la sua richiesta e si potranno esaminare le altre proposte".

La parola è poi passata a Giulio Steri, capogruppo dell'Udc-Fli che ha ripercorso il cammino delle proposte sulla riduzione dei costi della politica e ha invitato i consiglieri a ripresentare tutte le proposte sul tema così come richiamato dalla presidente del Consiglio. Per Steri "si continua a parlare senza entrare nel merito delle cose. Il nostro emendamento voleva proprio affermare il nostro potere di decidere su noi stessi, attraverso la scelta della Statutaria". Riguardo alla legge elettorale il capogruppo centrista ha specificato che "la volontà di intervenire sulla legge elettorale c'è ed è stata ribadita dall'accordo della conferenza dei capigruppo".

Mario Diana, capogruppo del Pdl, ha parlato di "una spasmodica volontà da parte dei consiglieri di ridurre ai minimi termini la massima istituzione della Regione Sardegna. Continuiamo a farci del male e diamo le colpe al voto segreto". Per Diana il problema "non è certo il voto segreto o un regolamento, che peraltro era stato già modificato nella scorsa legislatura con l'accordo di tutti i gruppi. Non possiamo mascherare le nostre incapacità e inefficienze con le accuse alla presidenza e al regolamento consiliare, non è tollerabile. La responsabilità non è del regolamento, ma è nostra".

Giampaolo Diana (Pd) ha affermato che non vuole contribuire "a farsi del male; meglio operare perché, a partire dall'approvazione di questo provvedimento, metta il consiglio regionale in condizione di svolgere una azione concretamente riformatrice. Subito dopo, però, bisogna occuparsi della legge elettorale, facendo tesoro delle raccomandazioni della presidenza dell'assemblea". Dal punto di vista politico generale, il capogruppo del Pd ha mosso forti rilievi critici alla maggioranza: "si discute di troppe mozioni? La verità è che ci si occupa di quelle perché la maggioranza non ha saputo produrre leggi e proposte sui problemi più importanti della Sardegna. Ciò dimostra che la maggioranza non è più in grado di governare, perché priva di spessore politico e programmatico. I conti della regione per il prossimo anno, d'altra parte, certificano la bassa qualità dell'azione di governo, la responsabilità della giunta regionale, la sua incapacità e inadeguatezza. Non vogliamo aspettare il cadavere di nessuno - ha proseguito Diana - ma non vogliamo vedere il cadavere della Sardegna. Se oggi ci sono fastidio e ostilità di tanti cittadini si deve all'inconcludenza di un governo regionale che non ha saputo dare risposte". Passando ad esaminare i problemi economici e finanziari della regione, Diana ha chiesto "a che punto è la manovrabilità delle risorse finanziarie regionali dopo che il centro sinistra, fra il 2004 ed il 2008, l'ha portata dal 3 al 30%. Sulla legge in esame, infine, è "condivisibile e non ipocrita, senza grandi giri di parole bisogna assumersi la responsabilità di una classe politica che vuole vivere vicino alla società che la esprime. Non si può pensare che gli unici costi invariati siano quelli delle istituzioni, ma il consiglio regionale deve fare la sua parte, e sarebbe auspicabile l'approvazione di un ordine del giorno che contenga anche indicazioni precise sulla legge elettorale (abolizione del listino, rappresentanza dei territori e di genere) da tradurre in atti concreti nel giro di poche settimane, non certo di mesi"."

Mario Floris, Assessore delle Riforme, ha ricordato l'iniziativa della giunta regionale "per ridurre il numero dei componenti dell'assemblea a 60 consiglieri, ed è la stessa posizione del consiglio, che consente di garantire rappresentanza territoriale e politica. Nel cammino delle riforme i tempi sono fondamentali; senza pensare di risolvere tutto possiamo intervenire sul alcuni problemi specifici di competenza regionale, come il titolo V della costituzione, la legge sul federalismo, la legge elettorale, il regolamento del consiglio, l'ordinamento degli enti locali. Potremmo però lavorare inutilmente se non troviamo un modus operandi con lo stato nazionale. Serve un accordo con lo Stato, la Camera e Senato, anche con il Presidente della Repubblica se potrà farsi garante di questo accordo". Ripercorrendo il difficile cammino delle riforme, "non è questa legislatura prigioniera di se stessa, sono almeno due. Il problema è che l'elezione diretta del Presidente della regione ha scardinato sistema, c'è disagio nel consiglio regionale, è interesse comune di maggioranza e minoranza lavorare per non trovarsi di fronte agli stessi problemi nella prossima legislatura. L'hanno riconosciuto gli stessi governatori, lo riconobbe anche Soru". Secondo Floris, dunque, non esiste alternativa al lavoro comune: "bisogna fare le riforme e farle insieme, è un dato inequivocabile, ci vogliono strumenti e luoghi per lavorare insieme. L'allargamento a tutti i capigruppo della composizione della prima commissione aveva proprio questo scopo. Ha fatto così, ad esempio, la Lombardia ha investito la sua commissione di compito costituente. Il presidente, per questo, deve avere gradimento politico di tutte le parti, in modo da poter separare questo lavoro da azione legislativa e di governo".

Per quanto riguarda i costi della politica, Floris ha osservato che non è la prima volta, lo fece già Ghinami. "Ora stiamo decidendo di passare da 80 consiglieri che costano 19 milioni a 60 che costeranno 14 milioni. Sono 5 milioni in meno della spesa politica, ma altro è parlare di quella sorta di sparatoria contro la classe politica che si è pure molto auto-flagellata, segnale di qualcosa che non va. Bisogna distinguere fra privilegi e doveri connessi allo status dei consiglieri regionali. I primi vanno piuttosto verificati, controllando e sanzionando l'uso distorto, ma senza intaccare il ruolo dell'istituzione. In molte regioni si sta parlando di contenere i costi della politica, ma solo in Sardegna se ne discute per autoflagellarsi".

La presidente Lombardo, ha ricordato sul punto che il problema è all'attenzione della conferenza dei presidenti delle giunte e delle assemblee regionali, per formulare una proposta condivisa. L'assemblea ha proceduto quindi alla discussione del passaggio agli articoli.

Franco Cuccureddu, (Misto) ha definito la legge "un bluff, ed è preoccupante che rispetto a qualunque proposta della regione, debba poi decidere il parlamento nazionale". Riprendendo alcune argomentazioni di Uras, l'esponente del gruppo Misto ha dichiarato che, anche a suo avviso, esistono "forme di eversione organizzata del sistema democratico, che puntano a non osservare e non applicare le leggi della regione: lo ha fatto anche questo consiglio, mostrando di non rispettare nemmeno le leggi che approva".

La presidente Claudia Lombardo ha dato, quindi, la parola a Paolo Maninchedda (Psd'Az) che si è detto favorevole a votare il passaggio agli articoli e poi subito dopo lavorare sulla legge elettorale e sulla legge statutaria. Maninchedda ha anche sottolineato che il Psd'Az non ha alcuna volontà secessionista. A favore anche il capogruppo dell'Udc-Fli, Giulio Steri, che ha anche sottolineato la necessità di eleggere un'Assemblea costituente che approvi le modifiche dello Statuto. "Il potere di cui parla Maninchedda possiamo prendercelo con l'Assemblea costituente, coinvolgendo tutto il popolo sardo". Ha annunciato il suo voto favorevole al passaggio agli articoli Carlo Sechi (Gruppo Misto - Sel), ricordando che, assieme con i colleghi Uras e Porcu, è firmatario della proposta di legge presentata il 19 marzo del 2009.

Roberto Capelli, Misto-Api, ha annunciato il voto favorevole al passaggio agli articoli. "Ho apprezzato la replica della giunta, spero che il presidente Cappellacci prenda nota di quanto Floris ha detto in Aula. In pochi giorni si potrebbe arrivare a un risparmio di oltre 50 milioni di euro". Rivolgendosi a Giampaolo Diana ha sottolineato "la sua intransigenza sul ricorso all'articolo 102 bis del regolamento che chiude il dialogo". Al Pdl, che ha ribadito la contrarietà alla Costituente, Capelli ha voluto ricordare che nel programma elettorale del presidente Cappellacci c'era l'assemblea costituente.

Anche Adriano Salis, capogruppo dell'Idv, ha annunciato il voto favorevole e ha precisato l'appoggio la richiesta di ricorso al 102 bis per la proposta di legge 315 sulle indennità di carica. Salis ha anche voluto ringraziare formalmente la presidente Lombardo "per aver ripreso i fili di una discussione interrotta dal voto segreto con la sua lettera della settimana scorsa".

Il capogruppo del Partito Democratico, Giampaolo Diana, annunciando il voto favorevole al passaggio agli articoli ha chiarito a Roberto Capelli, che lo aveva chiamato in causa, la sua disponibilità al ricorso al 102 bis.

Ha dichiarato invece la sua astensione Radhouan Ben Amara, Misto-Comunisti, mentre Ignazio Artizzu, Udc-Fli, si è dichiarato favorevole. Artizzu ha poi voluto esternare il proprio "timore per il pericolo di una diminuzione di rappresentanza territoriale e numerica e per il rischio che si aprano crepe pericolose e si crei un'ulteriore distanza tra la politica e i cittadini. Artizzu ha anche ribadito il secco no all'assemblea costituente".

Il capogruppo del Pdl, Mario Diana si è dichiarato favorevole al passaggio agli articoli, ma contrario a qualsiasi emendamento e ha precisato di non essere d'accordo al ricorso all'articolo 102 bis del regolamento sulla proposta di legge sul taglio delle indennità di carica perché "è più opportuno che l'esame di quella proposta di legge vada fatto con il passaggio in commissione". Sulla puntualizzazione relativa alla Costituente Diana ha specificato che "non è la prima volta che il dibattito che nasce e si sviluppa in seno a un gruppo cambia un programma elettorale".

Giacomo Sanna, capogruppo del Psd'Az ha chiarito che la Costituente rappresenta uno dei punti del programma sottoscritto dai sardisti.

Luciano Uras, Misto-Sel, ha dichiarato il voto favorevole al passaggio agli articoli, specificando poi che il Consiglio regionale deve fare le riforme per adempiere a un obbligo costituzionale, ma che ancora in dieci anni non si è fatto nulla.

Alla ripresa dei lavori, l'assemblea è passata all'esame degli articoli e degli emendamenti.

Sull’emendamento 1, Franco Cuccureddu (Misto) ha detto di aver apprezzato "la volontà di tagliare i costi della politica, seriamente e al netto di troppa demagogia cui si è assistito di recente". Nel merito del provvedimento, ha osservato che l'assemblea si trova di fronte due strade: "si può far finta di nulla delegando la partita delle riforme al parlamento rinviando tutto alla prossima legislatura. Ciò avviene però mentre il consiglio regionale bandisce concorsi per aumentare il suo organico; bisognerebbe invece bloccarli per essere coerenti con quanto si sostiene". Tornando al tema più generale delle riforme, Cuccureddu ha condiviso l'appello del capogruppo del Pd Diana a "fare presto ma - ha aggiunto - ci sono molte cose che si possono fare subito e invece non si fanno, come l'abolizione delle indennità di carica: 6000 per il presidente del consiglio e, a decrescere, quelle di un terzo dei consiglieri regionali, a fronte di una produttività senz'altro non superiore a quella degli altri. Dunque è la prima indennità da sopprimere, come ha fatto il presidente della giunta, e non ridurre. Dopo parliamo del resto". Anche sui vitalizi, l'esponente del gruppo Misto si è detto dell'avviso che "bisogna chiedere un sacrificio a tutti, anche a quelli cui è stato assegnato in passato, magari a titolo di contributo di solidarietà. Sotto questo profilo, ho trovato stucchevole la lettera del presidente del consiglio; non si possono fare i moralisti pesando agli altri mantenendo i privilegi propri, soprattutto volendo apparire all’esterno fra coloro che più tengono alla politica del vero risparmio". Per quanto riguarda la legge in esame, Cuccureddu ha infine sostenuto la necessità di includere nell'articolato altri argomenti: "mandare in parlamento una sola proposta sul numero dei consiglieri, tralasciando di giocarsi questa chance su pochi altri grandi temi che interessano davvero la Sardegna ed i sardi, come patto di stabilità, continuità territoriale, modifica pattizia dello Statuto come avviene per la Sicilia. Se non si fa questo, possiamo dire di aver rinunciato per sempre alle riforme".

Successivamente l'assemblea ha proceduto allo scrutinio sull'emendamento, che viene respinto. Con esse decadono gli emendamenti 3, 4, 5 e 6. Respinto, con il seguente esito, anche l'emendamento 2: favorevoli 27, contrari 39, astenuti 3. Il consiglio non approva.

Infine, il consiglio ha effettuato la votazione finale della legge, con il seguente esito: favorevoli 64, un contrario, quattro astenuti. Il consiglio approva.

Sono stati poi presentati due ordini del giorno. Sull'ordine del giorno con primo firmatario il capogruppo del Pdl Mario Diana, che prevede l'abrogazione della proposta di legge approvata dal consiglio il primo ottobre scorso e la sua sostituzione con quella approvata in data odierna, è intervenuto per dichiarazione di voto Franco Cuccureddu, del gruppo Misto. A suo giudizio, "è violazione di ogni prassi, e non esiste alcun precedente, né norma regolamentare che autorizzi il consiglio ad abrogare una legge da esso stesso votata".

L'assemblea ha approvato con voto palese l'ordine del giorno firmato da Mario Diana (Pdl) e più.

Al termine dello scrutinio, il capogruppo dell'Udc-Fli, Giulio Steri, ha chiesto una breve sospensione dei lavori. La Presidente Lombardo ha accolto la richiesta convocando, nello stesso tempo, una riunione della conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, l'aula ha votato l'ordine del giorno presentato dal capogruppo del Pd, Giampaolo Diana e più, che fissava in tre mesi il tempo per una proposta in materia di legge statutarie ed elettorale ed impegnava la giunta ad informare il consiglio sui costi dell’intera macchina amministrativa regionale.

L'ordine del giorno è stato respinto dall'aula con il seguente esito: favorevoli 27, contrari 38, astenuti 4. Il consiglio non approva.

Conclusa la votazione, la presidente Claudia Lombardo ha portato all'attenzione dell'Aula il secondo punto all'ordine del giorno, il Disegno di legge 265/ A (cosiddetto "Piano Casa 3"), presentato dalla Giunta regionale. Dopo l'interruzione della scorsa settimana, la presidente ha ripreso la discussione consentendo le dichiarazioni di voto sul passaggio agli articoli del Disegno di legge.

Voto contrario è stato espresso da Gian Valerio Sanna (Pd), che ha sottolineato come per i consiglieri del Pd "sia impensabile, da un punto di vista politico, che una commissione scaduta possa esaminare gli emendamenti". Favorevole al passaggio agli articoli, Matteo Sanna (Udc-Fli): "Annuncio il voto favorevole del gruppo Udc-Fli". L'esponente della maggioranza, riprendendo alcune frasi pronunciate nel corso della discussione generale, ha affermato: "Credo che, come presidente uscente della commissione, non debba essere messo nell’Inferno di Dante per questa legge, piuttosto voi nel Purgatorio, in particolare nel girone dei superbi". Sanna ha dato la disponibilità del gruppo al dialogo e al confronto costruttivo e sereno con l'opposizione sottolineando, però, che "c'è una Sardegna che aspetta, quella che ha voglia di fare e di crescere". Voto contrario è stato espresso dal capogruppo dell’Idv, on. Adriano Salis: "L'Italia dei Valori voterà contro il passaggio agli articolo, per tutti i motivi che abbiamo sempre elencato". E, rivolgendosi all'assessore regionale dell’Urbanistica, Nicola Rassu, l'ha esortato a portare avanti una politica a sostegno del settore dell'edilizia incentrato su interventi di tipo conservativo e non espansivi, oltre a portare avanti una politica vera per la casa, "per chi non ce l'ha". Dello stesso parere anche Carlo Sechi (Gruppo Misto - Sel) che annunciando il voto contrario ha dichiarato di condividere quanto affermato da Gian Valerio Sanna: "Continueremo ad opporci alla vostra ossessione per il mattone".

Luigi Lotto, Pd, ha ribadito il pieno e convinto no alla legge sull'edilizia: "Non aiuta la Sardegna ad affrontare i propri problemi". Anche per Mario Bruno, Pd, "il cemento non è certo la soluzione ai mali della Sardegna. Diciamo no al cemento e sì alla casa per chi non ce l'ha". Il capogruppo del Pd Giampaolo Diana ha ribadito il voto contrario al passaggio agli articoli: "La vostra legge è un falso, non è uno strumento di rilancio del settore edile".

Ha risposto con l'annuncio del voto favorevole Ignazio Artizzu, Udc-Fli, mentre Giorgio Cugusi ha dichiarato il suo voto contrario definendo la proposta di legge "un ennesimo fallimento".

La presidente Claudia Lombardo ha poi messo in votazione il passaggio agli articoli, che è stato approvato con 43 voti favorevoli, 26 contrari e 3 astenuti.

La presidente Lombardo ha annunciato la sconvocazione della Commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali che è stata riconvocata per martedì 18 ottobre alle ore 14.00. Il Consiglio regionale è convocato per questo pomeriggio alle ore 16.30. All'ordine del giorno la proposta di legge 308/A (Differimento dell'applicazione dell'articolo 12 della legge regionale 4 agosto 2011, n. 16 (Norme in materia di organizzazione e personale), a seguire l'esame della mozione 148 sul riconoscimento del valore legale del titolo acquisito dai docenti abilitati e abilitandi in Scienze della formazione primaria (infanzia e primaria), e docenti abilitati per l'insegnamento dello strumento musicale A177 nella scuola secondaria di primo grado, ai fini dell'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento e infine le nomine dell'Ente Fiera e dei segretari del Consiglio regionale. Red.