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Polo Verde – L’interpellanza di Planetta (Psd’Az) sulla Fase 1 del progetto.

Efisio Planetta (Psd'Az), in un'interpellanza rivolta al Presidente della Regione, l'Assessore regionale dell'industria e l'Assessore regionale dell’Ambiente, in relazione al procedimento di Via della Fase 1 del Progetto "Polo Verde", ha dichiarato: "Il progetto del cosiddetto Polo della "chimica verde" presenta una serie di forti criticità sulle quali la Regione Sardegna deve esercitare un incisivo ruolo di verifica, nella sua veste di soggetto istituzionale che ha sottoscritto uno specifico protocollo d’intesa con il Governo, l’Eni e la Novamont Spa".

"Stiamo parlando, è bene ricordarlo - ha precisato Planetta - di un investimento complessivo di un miliardo e 200 milioni di euro, compresi 530 milioni destinati alle bonifiche, peraltro a titolo di anticipo rispetto ad una somma necessaria di almeno il triplo. Il principale elemento di perplessità nasce dai documenti che la Matrica Spa (società nata dalla joint-venture fra Enri e Novamont) ha presentato per la procedura di valutazione di impatto ambientale. Dalla documentazione emerge chiaramente che il progetto comprende anche una centrale a bio-massa da 40Mw, di cui non si comprende il legame con il ciclo produttivo di monomeri, polimeri ed oli lubrificanti, biodegradabili, tanto più perché affiancata da un combustore rigenerativo e da una centrale termina. Questo significa, in altre parole, che si sta andando verso la realizzazione di un nuovo polo energetico di combustione a poca distanza di quello di E.On, con i suoi 640 Mw a carbone, 320 da olio combustibile e 80 Mw da gasolio. Un polo molto pesante, in termini ambientali, quanto ad emissioni e produzione di ceneri tossiche, che peggiorerebbe la situazione già preoccupante dell’area di Porto Torres".

"Altrettanto contraddittoria - ha proseguito il consigliere sardista - appare l’equazione fra chimica verde ed agricoltura, che dovrebbero costituire una unica filiera. Anche in questo caso, i conti non tornano. I nuovi impianti, infatti, dovrebbero essere alimentati da una consistente produzione di amido ed alcune varietà di cardo, per una estensione di circa 8-10.000 ettari di mais e 230.000 ettari di cardo. Questi numeri sono ben di là della capacità produttiva della Sardegna, come hanno dimostrato gli studi della facoltà di Agraria dell’Università di Sassari e dell’Ente Foreste. Attualmente l’isola sarebbe in grado di alimentare con le sue colture, al massimo, una centrale a bio masse da 20 Mw, la metà di quella che dovrebbe essere realizzata da Matrica. Se poi all’impianto di Porto Torres dovesse aggiungersi quello di Macchiareddu (50 Mw) ci troveremmo di fronte ad uno scenario allarmante: a parte i rischi ambientali, la Sardegna dovrebbe riconvertire buona parte della sua agricoltura al servizio delle centrali o, in alternativa, alimentare gli impianti con materie prime di importazione prive della necessaria tracciabilità (ottenute da terreni trattati con Ogm e/o fertilizzanti nocivi o, peggio, rifiuti provenienti da chissà dove)".

Secondo Planetta, la Regione dovrebbe fare sostanzialmente tre cose: "garantire - si legge nella nota - la compatibilità dei nuovi impianti con la pianificazione energetica regionale ambientalmente sostenibile e non energivora, costituire un comitato di garanti pubblico-privato per le bonifiche dell’area di Porto Torres, assicurare la coerenza dei nuovi insediamenti con glli indirizzi della politica agricola comunitaria, tesa al miglioramento della produttività in agricoltura a favore delle colture alimentari". Red-Com.

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