La Sardegna detiene un patrimonio culturale di grande rilevanza, per molti aspetti unico e inimitabile e per tutelare, valorizzare e promuovere questo grande patrimonio, la Regione istituisce e finanzia i distretti culturali, allo scopo di sviluppare le potenzialità dei territori in questo campo.
È l’obiettivo di una proposta di Legge bipartisan, di Simona De Francisci (PdL), prima firmataria, e Giuseppe Cuccu (PD).
«È necessario attivare leve proprie a supporto dello sviluppo locale – si legge nella relazione alla Proposta di Legge - e nel caso della Regione autonoma della Sardegna, è stato individuato nell’istituzione dei distretti culturali, lo strumento essenziale per raggiungere questa finalità».
«In termini di sviluppo economico, l’Italia è posizionata agli ultimi posti fra i paesi europei e la Sardegna è fra le ultime regioni italiane, nonostante ciò, i proponenti ritengono che in Sardegna ci sia un potenziale straordinario che, per una serie di ragioni, è rimasto, per molti aspetti, inespresso o comunque espresso solo in minima parte».
Con questa Proposta di Legge, De Francisci e Cuccu intendono conservare e propagandare il grande patrimonio della nostra tradizione millenaria, pastorale, contadina e artigiana, dell’amore degli abitanti della Sardegna per la lettura, in vetta alle classifiche italiane per numero di libri procapite letti e, non ultima, la nostra tradizione letteraria che ancora oggi è in grado di generare personalità di spicco e rende la nostra Regione un vero caso nazionale.
Ma cosa si intende per Distretto culturale?
Si tratta di un sistema di relazioni, orientato da un progetto strategico, che vede coinvolte, insieme agli operatori istituzionali nel settore della cultura, le associazioni di volontariato, espressione militante del territorio che caratterizza e inorgoglisce da sempre il popolo sardo. Il Distretto, deve essere, in primis, capace di leggere le correnti vive che la cultura agita nella nostra Regione per valorizzarle e promuoverle all’interno di un disegno organico.
«Per questo, il Distretto culturale, pur essendo una realtà soggetta alla programmazione delle istituzioni pubbliche – si legge ancora nella relazione che accompagna la Proposta di Legge - dovrà essere gestito e guidato dagli operatori privati, sulla base, appunto, delle linee di strategia generale stabilite dal governo politico. Per operatori privati si intendono le società commerciali, case editrici, librerie ecc., tutto il mondo del volontariato operante nel campo della cultura, le fondazioni culturali e le altre istituzioni culturali di promanazione pubblica, ma operanti nel “mercato” quali musei, centri di documentazione e altri similari».
Gli oneri finanziari sono stati stimati in 500 mila euro l’anno un investimento, in cultura, secondo i proponenti, che potrà diventare il fiore all’occhiello della nostra Regione. Red