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Tremonti: “Meglio tre aliquote Irpef”

Tre aliquote Irpef e cinque imposte in tutto: si può sintetizzare così l'impalcatura della riforma fiscale che ha in mente il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Una riforma che non si può tuttavia pensare di fare in situazione di deficit, ne tanto meno sconquassando il bilancio dello stato, ma che piuttosto potrà essere avviata anche e soprattutto grazie a risparmi importanti che arriveranno dal taglio dei costi della politica. Si perché dovranno essere soprattutto i politici a dare il buon esempio, abbandonando abitudini inutilmente dispendiose quali l'utilizzo eccessivo degli aerei di stato.

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha scelto oggi la gremita platea dell'assemblea di Confartigianato per scoprire le prime carte sulla sua idea di fisco del futuro. E lo ha fatto nel corso di un corposo intervento che ha toccato molti dei temi a lui cari: dalle ragioni all'evoluzione della crisi, allo stato di salute dell'economia italiana, oltre che all'elenco delle riforme già portate a termine e quelle ancora da completare. L'idea alla quale il responsabile di via XX settembre sta lavorando e' dunque quella di un fisco molto semplificato, ma la premessa è sempre la stessa e cioè quella del rigore.

"Non si può fare la riforma fiscale in deficit - avverte infatti - sarebbe una contraddizione rispetto all'impegno morale che tutti i governanti devono avere in questo periodo". E incalza: "scassare il bilancio pubblico è una strategia che non è nell'interesse della gente ed è prodotto dell'irresponsabilità'. Quello a cui pensa Tremonti è quindi un sistema più semplice, possibilmente articolato su non più di "cinque imposte", nel quale molti tributi minori "possono essere accorpati e concentrati".

E con assoluta precisione scandisce che "credo sia giusto un sistema a tre aliquote" Irpef. La base imponibile, sostiene Tremonti, deve essere la più larga, senza i regimi di favore, e le aliquote le più basse possibili che rappresentano il miglior investimento per ridurre l'evasione fiscale. Il riferimento chiaro e' alla "torre di babele" di 480 agevolazioni, anche assistenziali, sulle quali lavorano due dei quattro tavoli per la riforma. Scaglioni e calcoli - spiega - dipenderanno poi da quanto si riuscirà a tagliare.

Ma d'altra parte il ministro ammette che anche le decurtazioni non sono semplici da fare: "è facile dire no ai tagli lineari - osserva infatti - ma di solito quando vai a parlare con un ministro ti dice: 'taglia l'altro"'. C'è comunque, a suo avviso, un "enorme bacino da cui derivare risorse per fare la riforma fiscale e correggere l'andamento della finanza pubblica". Basti pensare ad esempio alla pletora di agevolazioni, esenzioni e benefici goduti da "chi non ne ha titolo". E il ministro punta il dito ad esempio su "quelli che hanno il gippone", i moderni Suv, ai quali "vanno tolti gli assegni".

Questo, rincara dunque, "è un Paese in cui si può dedurre tutto: dalle palestre alle finestre". Ma a dare il buon esempio dovrà essere in primis la politica, i cui costi andranno drasticamente ridotti. "Meno aerei blu e più Alitalia" suggerisce dunque anche per i suoi colleghi e ricorda che "io stesso oggi sono rientrato a Roma con l'Alitalia". Quindi conclude: "gli incarichi pubblici devono essere remunerati nella media europea". E, visto che la manovra triennale è alle porte, più che un suggerimento sembra un anticipo di quel sta per arrivare.