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Interpellanza Planetta sulla chimica verde: quali finalità per la centrale elettrica a biomasse?

Con una interpellanza rivolta al presidente della Giunta Ugo Cappellacci, il consigliere regionale del Ps d’Az Efisio Planetta esprime perplessità sugli effetti della costruzione a Porto Torres di una centrale elettrica alimentata a biomasse, un progetto di Eni/Novamont inserito nel piano della “chimica verde” per la riconversione industriale del polo petrolchimico. Il timore è che si nasconda il tentativo “di mettere in funzione un inceneritore per rifiuti solidi urbani anche extraregionali”, ovvero un termovalorizzatore,  mettendo in pericolo “il reale diritto alla salute dei sardi”.

Planetta rileva che la nuova centrale a biomasse, indicata con una capacità di almeno 40 MWe, avrebbe bisogno di grandi quantità di combustibile per alimentare una tale potenza. E’ un aspetto che non esclude il ricorso a materiali esterni all’isola. La vicenda è legata al restyling, a Porto Torres, del centro di stoccaggio e combustione di eventuali rifiuti speciali pericolosi “verosimilmente prodotti fuori dalla Sardegna che andrebbero ad alimentare una seconda centrale con potenza da 160 MWe”. Il consigliere regionale sardista sollecita prudenza in decisioni “che paiono affrettate e/o poco ponderate in riferimento alla reale convenienza della Sardegna”.

Occorre esigere la Valutazione di impatto sanitario (Vis). Non sono sufficienti le garanzie sui 600 posti di lavoro (peraltro ancora incerte per l’indotto) e sui tempi per le bonifiche (i 500 milioni di euro dovrebbero essere un atto dovuto e distinto, precedente agli investimenti) nella proposta Eni/Novamont “i cui effetti condizioneranno per un lungo periodo l’economia sarda”. Bisogna ottenere “un progetto concreto di impatto ambientale riferito all’impiego di larghe estensioni per coltivazioni intensive di biomasse” e, spiega Planetta, occorre chiarire come il nuovo Piano energetico regionale che punta alle fonti rinnovabili collochi la proposta della centrale a biomasse “e, nel caso, quale sia la relazione con il piano regionale del rifiuti”. Si rifiuta la stipula di “accordi riservati e segreti” su questioni attinenti alla salute pubblica perché configura un problema di sovranità dei sardi sul proprio territorio e sulle proprie risorse. E’ comunque necessario, conclude Planetta, sentire la popolazione, anche attraverso un referendum. Red

 

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