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Calcio scomesse – Atalanta a rischio promozione.

Ieri le prime ammissioni degli arrestati sentiti a Cremona. A rischiare, pesantemente, sarebbe l'Atalanta e il suo capitano Cristiano Doni. L'organizzazione avrebbe utilizzato lo studio commerciale di Francesco Giannone a Bologna per pianificare le scommesse che venivano poi materialmente fatte in rete attraverso siti di Singapore. E questa mattina, incontro a sorpresa tra il presidente della Federcalcio Luigi Abete e il presidente del Coni Gianni Petrucci. 

Secondo il pm diventerebbe sempre più critica la posizione dell'Atalanta che ora rischia anche di perdere la promozione in serie A. Dalle intercettazioni trapela la fitta rete di scommesse messa in piedi dalla cosiddetta "banda di bologna".

Dal carcere parla il Marco Paoloni, ex portiere della Cremonese attualmente al Benevento: "Ho fatto delle porcate. Ho sbagliato e mi assumo le mie responsabilita".

Dalle pieghe dell'inchiesta, spunta anche Balotelli ospite della Camorra a Scampìa. Lo rivela oggi il Mattino di Napoli.

 L'inchiesta della procura di Cremona sulle partite truccate continua a riservare sorprese. Dagli interrogatori di ieri davanti al Gip Guido Salvini di due degli arrestati sono venute conferme a quelle che erano solo finora ipotesi accusatorie dei fatti che riguardano il capitano dell'Atalanta, Cristiano Doni, e rischiano di inguaiare la società. 

Ipotesi già contenute nell'ordinanza con cui sono stati disposti gli arresti per sedici persone. Gianfranco Parlato, collaboratore esterno del Viareggio, e Giorgio Buffone, direttore generale del Ravenna, hanno sostanzialmente confermato i fatti a loro addebitati, compresi gli episodi che vedrebbero protagonisti Doni e in un caso, l'ipotesi di combine tra "due società", come recita il capo di imputazione, l'Atalanta e il Padova.

L'avvocato di Buffone, Alfonso Vaccari, si è limitato a spiegare che, durante l'interrogatorio, il suo assistito ha dato "una conferma della prospettazione accusatoria, riguardo la quale ha fornito le proprie spiegazioni".

Avrebbe partecipato al giro di scommettitori "per amore della sua squadra", per salvarla dai debiti. "Pensate che si tratta di combine che non sono mai riuscite", ha sottolineato il legale. 

Buffone, per l'accusa, "manteneva contatti con Santoni Nicola perché contattasse Cristiano Doni, capitano dell'Atalanta, ai fini della manipolazione di Ascoli-Atalanta. Parlato, invece, è accusato, tra le altre cose, di "avere dato disposizioni al calciatore Gervasoni, perché intrattenesse rapporti con Cristiano Doni, capitano dell'Atalanta, con riferimento ad Atalanta-Piacenza dell'11 Marzo 2011. 

Vi è poi il capitolo riguardante Padova-Atalanta relativo ad entrambi. In questo caso, il medico odontoiatra Marco Pirani, "dopo essersi informato presso il Buffone circa l'eventuale manipolazione dell'incontro, comunicava a Massimo Erodiani (uno dei promotori dell'associazione a delinquere) l'esistenza di un accordo tra le due società". "Erodiani - recita il capo di imputazione - confermava a Parlato l'accordo tra le due società, circostanza appresa da un 'uomo di Doni' che avrebbe scommesso 10 mila euro per conto di quest'ultimo". 

Testimonianze, queste, che pur limitate al contenuto dell'ordinanza di custodia cautelare, fanno dire in ambienti investigativi cremonesi che si è creata una "situazione molto critica per l'Atalanta", almeno sul versante sportivo. Problemi sarebbero arrivati anche per Beppe Signori dalla testimonianza del commercialista Francesco Giannone (sentito per ultimo quest'oggi) nella stanza dello studio in cui si tenevano, secondo le accuse, le riunioni per preparare le combine delle partite del cosiddetto gruppo dei 'Bolognesi', sono stati trovati assegni per circa 400 mila euro a dimostrazione dello scambio di denaro all'interno del gruppo. 

Signori, che si trova agli arresti domiciliari, potrebbe essere sentito mercoledì prossimo dal gip, mentre la prossima settimana sarà fitta di interrogatori e si concluderà venerdì con uno dei principali protagonisti della vicenda, il portiere del Benevento, già della Cremonese, Marco Paoloni.

Molti degli indagati che in questi due giorni di fuoco hanno risposto alle domande del giudice, hanno già preannunciato istanza di scarcerazione oppure di attenuazione della custodia cautelare: dal carcere ai domiciliari.

 "Mi hanno sbattuto in prima pagina, mettendo il mio nome in un unico calderone. Vorrei solo spiegare come stanno le cose, quelle che mi riguardano. Non sono recidivo, non sono uno scommettitore accanito, non faccio parte di nessuna organizzazione. Ho già pagato ingiustamente una volta, non voglio che capiti ancora". Stefano Bettarini racconta la sua verità in una intervista al Corriere della sera in riferimento al suo coinvolgimento nell'inchiesta sulle scommesse denominata Last Bet della procura di Cremona.

Comincia il suo racconto parlando della prima volta: "Un mio ex compagno di squadra, che giocava nel Modena, mi tirò in ballo prima della partita con la Sampdoria, dove all'epoca giocavo. 'Il bello ci fa girare le palle, il bello non ci sta', l'intercettazione la ricordo a memoria. La Commissione disciplinare mi assolse dall'accusa di illecito sportivo, dandomi 5 mesi di squalifica per omessa denuncia. Senza mai appurare se davvero mi fosse stata offerta la combine. Scommetto? Non in modo accanito o sistematico, non solo di calcio. Con gli amici lo faccio anche per goliardia. Il calcio è ancora il mio lavoro. Scommetterci sopra è anche un modo per mettere alla prova la mia competenza. Tutto qui. Quest'anno in totale ho perso 6.500 euro. Gioco soprattutto i sistemi. Le chiamate dell'ex capitano del Bari Antonio Bellavista? Mangio pane e calcio, e credo di capirne. Mi chiedeva opinioni e pronostici. Inter-Lecce? Lei non sa le volte che mi ha offerto le sue 'chicche'. Ne avesse mai azzeccata una. E sinceramente, suggerirmi di puntare un over, ovvero più di tre gol segnati, in una partita dove c'è l'attacco più forte del campionato e la difesa più debole... Finì 1-0, tra l'altro". "Il Siena? Sono di Siena, tifo per il Siena, come il mio papà. Ecco perché mi chiedeva del Siena. E io gli dissi solo che al Sassuolo, già più debole, mancavano 8 titolari su 11".

Su Massimo Erodiani, considerato il promotore della presunta organizzazione, Bettarini dice: "Eccoci al punto. Non so chi sia Erodiani, non so neppure che faccia abbia. Forse usa il mio nome, come faceva il mio ex compagno del Modena. Lui almeno, lo conoscevo. Quest'altro, mai pervenuto. Ho scommesso su quelle partite? Sono quasi certo di averlo fatto su Inter-Lecce, e di aver giocato un over. Sono sicuro di non aver puntato su Siena-Sassuolo e Atalanta-Piacenza. Perché se sono innocente temo un'altra ingiustizia? Non ci sono mica solo le sentenze. Con le accuse del 2004 cominciò la fine del mio matrimonio con Simona Ventura, sono convinto di questo. Lei temeva di perdere la conduzione di 'Quelli che il calcio', e posso anche capirla, con un marito accusato di illecito sportivo. Il resto della nostra storia lo conoscono tutti.

Adesso andiamo anche d'accordo e lei non ha dubbi sulla mia innocenza, e i nostri figli neppure, se è questo che vuole sapere. Ma io parlo di calcio nel programma sul calcio più seguito d'Italia. E conduco un programma sul calcio alla radio. Lei rinnoverebbe il contratto a una persona che i giornali definiscono coinvolta in una inchiesta sul calcio scommesse? Un attimo per finire in prima pagina, ma poi ci vuole molto tempo prima che qualcuno ti chieda scusa.

 Il calcio italiano è marcio? Io ero bambino quando ci fu lo scandalo del 1980, spazzato via dai Mondiali. Poi il 2004, poi altri scandali, poi Calciopoli e abbiamo rivinto il Mondiale. Il calcio muove tanti soldi, e ci sono persone che hanno interesse a stare attaccati a quel mondo. Succede, e succederà ancora".