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Sanità penitenziaria: Sdr, inspiegabile mancato trasferimento Asl

“E’ ancora irrisolto il passaggio alle aziende sanitarie locali della sanità penitenziaria. Nel frattempo, esauriti i finanziamenti, il CDT (Centro Diagnostico Terapeutico) del carcere di Buoncammino è di nuovo a rischio chiusura”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” avendo appreso che “nelle prossime settimane il Ministero della Salute sentirà in audizione la Regione a proposito delle problematiche relative alla sanità penitenziaria non avendo ancora provveduto il Consiglio dei Ministri ad approvare il provvedimento licenziato dal Consiglio regionale”.

“La Sardegna – afferma Caligaris – presenta una condizione singolare relativamente all’attuazione del decreto che fin dal 2008 ha sancito il trasferimento alle ASL della medicina penitenziaria. La questione non è passata inosservata al Tavolo di consultazione permanente della Conferenza unificata Stato-Regioni-Città  che ha incontrato i responsabili regionali della medicina carceraria”.

“La situazione appare anche più pesante in considerazione dei ritardi nel garantire le risorse ai medici e agli infermieri che – sottolinea la presidente di SDR – a Buoncammino non hanno ancora visto il pagamento delle spettanze di dicembre mentre si apprestano a ricevere le indennità di marzo. In queste condizioni di incertezza, l’amministrazione garantisce i farmaci soltanto agli indigenti. Una situazione che desta particolare preoccupazione per l’imminente arrivo della stagione estiva, considerata la più critica per le numerose persone sofferenti che si trovano nel più popolato carcere dell’isola dove peraltro al sovraffollamento si contrappone una grave carenza di organici della Polizia Penitenziaria”-

“E’ assurdo che il Presidente della Regione – conclude Caligaris – non si renda conto della gravità della situazione e non chieda com’è suo diritto la convocazione urgente del Consiglio dei Ministri per risolvere il problema. C’è qualcosa evidentemente che non lo soddisfa. Se così è prenda una decisione definitiva e chiarisca quale è il vero nodo da sciogliere. Il diritto alla salute, come ha ribadito di recente la Cassazione, ha la precedenza su tutto e non può non essere garantito”.