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Il presidente Napolitano: sinistra troppo litigiosa e non credibile.

La sinistra se non diventa "Credibile, affidabile e praticabile" l’alternativa è opposizione perenne". Con queste dure e chiare parole il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sferza io suo ex partito e lo invita ad uscire dal ‘tafazismo endemico’ che hanno creato nel tempo grande segretari, correnti e da oltre 30 anni i due ex amici: D’Alema e Veltroni” id due novelli sansoni che per vendette personali usano i pochi esponenti che condividono le loro idee (purtroppo nella rete del primo, ex presidente, meteora, del Consiglio dei ministri, è caduto quel galantuomo di Bersani che si trova stretto nei voti che controlla l’ex primo ministro), stanno portando il Pd ad una fase di non crescita di stagnazione politica e numerica con il rischio incombente che l’ala ex margherita possa da un momento all’altro uscire ed essere tentato dai soldi e dalle sirene del berlusconismo incombente che promette fulgide carriere, ‘bunga bunga’ e presenza eterna sulle comode poltrone delle due Camere parlamentari.

Ieri, infatti, in modo inusuale il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha invitato "chi fa politica a sinistra ed è oggi all'opposizione", a rileggere la definizione di "alternativa" data da Antonio Giolitti. Un concetto che estende a tutta la politica, anche a chi si presenta, sul versante opposto, come alternativa di governo. L'occasione è un dibattito su Giolitti, figura di spicco della sinistra italiana nel '900, a un anno dalla morte. Un'occasione per ricordare gli anni del comune impegno nel Pci (iniziato, ricorda Napolitano, nei consigli di gestione), ma anche per richiamare, per contrasto, il "grave impoverimento culturale" dei partiti dei nostri giorni e per citare quel "divorzio tra politica e cultura" che si è consumato "negli ultimi dieci o vent'anni".

Il capo dello Stato risponde alle domande di Eugenio Scalfari e di Giuliano Amato, che ospita il dibattito nella sede della Treccani. E il risultato è il racconto e l'analisi del passato, della vita interna al Pci e della "drastica sottovalutazione" che la sinistra italiana negli anni '70-'80 fece della socialdemocrazia europea, dovuta anche, spiega Napolitano, alla presenza in Italia di un Partito socialista guidato da Bettino Craxi ("Potevamo fare tutti i discorsi che volevamo ma chiunque ci avrebbe detto: 'Ma c'è Craxi!"). Poi, sul finale, il richiamo del capo dello Stato ai tre canoni dell'alternativa indicati da Giolitti, che devono essere ancora oggi incarnati se non si vuole restare all'opposizione.

Si deve essere credibili ("mostrarsi capaci di esercitare la funzione di governo"), affidabili ("togliersi di dosso il sospetto di volersi insediare al potere come alternativa senza alternativa") e offrire un'alternativa praticabile (rendendo "realistici e perciò convincenti" gli obiettivi da raggiungere). Parole d'ordine, queste, che sembrano chiamare in causa in prima battuta il Pd, erede di quella tradizione di sinistra di cui Giolitti fu esponente di punta. Ma che si applicano più in generale, nelle parole di Napolitano, a tutte le forze politiche che intendono incarnare un'alternativa credibile.

Un monito, quello di Napolitano, che il leader del Pd ha subito intercettato: "Raccolgo due volte questo invito - dice Pier Luigi Bersani - perché è giusto per l'alternativa e perché non abbiamo un governo credibile". A suo giudizio non si tratta di una 'tirata d'orecchie' alla sinistra. "Sono d'accordo - aggiunge il segretario del Pd - con la frase di Giolitti. L'alternativa deve essere credibile, deve essere un'alternativa di governo. Io me ne preoccupo massimamente in un momento in cui il governo non è credibile ed il Paese rischia di andare allo sbando". Quanto alla riflessione sulla socialdemocrazia, Bersani fa presente che "è il Pd il partito riformista del nuovo secolo, lo miglioreremo, ma è lui e non c'è altro".

“Non abbiamo ancora avuto un partito riformista - rimarca Bersani - e il Pd è ancora troppo giovane per aver risolto tutti i suoi problemi, ma troppo vecchio per essere un esperimento fallito". Napolitano, nel corso del dibattito, ricorda anche un'altra caratteristica di Giolitti: l'etica pubblica e la "mitezza". Perché l'ex ministro incarnava perfettamente, spiega il presidente, la definizione di Bobbio della "mitezza" come "pratica della tolleranza e del rispetto verso l'altro, senza pretese di reciprocità”. Una virtu', valida anche oggi, che Bobbio considerava "impolitica". Ma su questo punto il capo dello Stato dissente: "Davvero - dice - dobbiamo arrivare alla conclusione che la mitezza è l'antitesi della politica?".

Il dibattito con Napolitano, arrivato a conclusione di una intera giornata di studi sulla figura di Giolitti, è alimentato anche dai ricordi di Eugenio Scalfari. Che non risparmia, a un certo punto, anche un accenno critico al Partito democratico. "Noi - dice facendo riferimento a 'Repubblica' - eravamo e siamo degli azionisti". Poi racconta di quando Occhetto gli chiese un consiglio sul nome Pds e lui gli rispose di togliere la parola "sinistra" e di chiamarlo Partito democratico. Scalfari è stato preveggente, fa notare Amato. "Di una catastrofe", chiosa il fondatore di Repubblica.