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Governo sotto: ring Di Pietro-Alfano, caos alla Camera

Il Consiglio dei ministri è stato sospeso questa mattina per consentire ai ministri ai essere presenti in Aula. Alla Camera, infatti, poco prima era stato respinto parità di voti il processo verbale della seduta di ieri, con immediati accenni di nuova bagarre. Tanti ministri sono arrivati di corsa per votare ma i loro voti non sono bastati. La seduta è stata sospesa.

Normalmente il resoconto del giorno precedente che viene letto in avvio seduta si intende approvato se non ci sono osservazioni ma oggi le opposizioni hanno rilevato che fosse poco fedele ai toni accesi usati dal Ministro nei confronti della presidenza e hanno chiesto di metterlo in votazione. 

"Quanto avvenuto ieri in aula non ha precedenti - ha detto Fini - Ci sono tante e tali obiezioni al processo verbale che la presidenza non può non farlo votare all'aula". 

La votazione, elettronica ma senza registrazione dei nomi, si è conclusa con la parità dei voti, quindi il processo verbale si intende respinto.

 "E' chiaro che bisognerebbe evitare di fare un Consiglio dei Ministri durante le votazioni in Aula, ma comunque, la riunione a palazzo Chigi si era conclusa e qui in Aula non è stato dato tempo a quattro ministri di votare", accusa il vicepresidente del Pdl alla Camera, Massimo Corsaro, puntando il dito contro il presidente Fini. "Oggi comunque - sottolinea Corsaro - è finita la storiella di Fini 'super partes'. Quattro ministri, infatti, erano in Aula con la tessera inserita, ma non è stato consentito loro di votare".

Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha invitato il ministro dell'Interno Roberto Maroni a intervenire in aula per riferire sui fatti che si sono svolti ieri su piazza Montecitorio, di fronte all'ingresso principale della Camera. Mentre in aula si discuteva il ddl sulla prescrizione abbreviata, sulla piazza si svolgeva una manifestazione di protesta contro il provvedimento.

Dal ministro si vuole sapere perché è stato consentito ai manifestanti di arrivare a pochi metri dal portone di palazzo Montecitorio e si chiede di sapere il motivo per cui la piazza non era adeguatamente presidiata dalle forze dell'ordine. Normalmente, infatti, i chi manifesta di fronte alla Camera viene obbligato a stare dietro le transenne che delimitano la piazza. Cosa che ieri, secondo i componenti dell'ufficio di presidenza che si è riunito questa mattina per esaminare i disordini che si sono svolti dentro l'aula, non è avvenuta.

Arrivato di corsa da Palazzo Chigi, dove il Cdm era stato sospeso per permettere ai Ministri di partecipare alla votazione a sorpresa sul processo verbale della seduta di ieri, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, non è  riuscito a esprimere il proprio voto e stizzito ha lanciato il tesserino per votare verso i banchi dell'opposizione.

"Con sfregio del Parlamento ce l'ha buttato addosso", ha denunciato il leader Idv, Antonio Di Pietro, che ha raccolto il tesserino del guardasigilli e ha promesso di portarlo al presidente della Camera, Gianfranco Fini, affinché l'ufficio di presidenza prenda provvedimenti.

"Alfano - ha detto l'ex Pm - non ha alcun rispetto per il Parlamento e, nonostante non fosse presente quando si è aperta la seduta, nonostante il presidente della Camera per molto tempo ha tenuto aperto la votazione, siccome non è riuscito a votare, ha umiliato il Parlamento facendo un gesto irresponsabile, immorale, illegittimo, che qualifica questo ministro per quello che è: un portantino di Berlusconi".

Ieri bagarre, oggi scontro Fini-Pdl

Cosa inaudita del governo del paese. Mai capitato. Il cavaliere è stato costretto a interrompere il consiglio dei ministri per consentire ai suoi dipendenti ministri di essere presenti in Aula. Alla Camera, infatti, poco prima era stato respinto parità di voti il processo verbale della seduta di ieri, con immediati accenni di nuova bagarre. Tanti ministri sono arrivati di corsa per votare ma i loro voti non sono bastati. La seduta è stata sospesa.

Normalmente il resoconto del giorno precedente che viene letto in avvio seduta si intende approvato se non ci sono osservazioni ma oggi le opposizioni hanno rilevato che fosse poco fedele ai toni accesi usati dal Ministro nei confronti della
presidenza e hanno chiesto di metterlo in votazione.
 

 "Quanto avvenuto ieri in aula non ha precedenti - ha detto Fini - Ci sono tante e tali obiezioni al processo verbale che la presidenza non può non farlo votare all'aula". 
La votazione, elettronica ma senza registrazione dei nomi, si è conclusa con la parità dei voti, quindi il processo verbale si intende respinto.

 "E' chiaro che bisognerebbe evitare di fare un Consiglio dei Ministri durante le votazioni in Aula, ma comunque, la riunione a palazzo Chigi si era conclusa e qui
in Aula non è stato dato tempo a quattro ministri di votare", accusa il vicepresidente del Pdl alla Camera, Massimo Corsaro, puntando il dito contro il presidente Fini. "Oggi comunque - sottolinea Corsaro - è finita la storiella di Fini 'super partes'. Quattro ministri, infatti, erano in Aula con la tessera inserita, ma non è stato consentito loro di votare".

Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha invitato il ministro dell'Interno Roberto Maroni a intervenire in aula per riferire sui fatti che si sono svolti ieri su piazza Montecitorio, di fronte all'ingresso principale della Camera. Mentre in aula si discuteva il Ddl sulla prescrizione abbreviata, sulla piazza si svolgeva una manifestazione di protesta contro il provvedimento.

Dal ministro si vuole sapere perché è stato consentito ai manifestanti di arrivare a pochi metri dal portone di palazzo Montecitorio e si chiede di sapere il motivo per cui la piazza non era adeguatamente presidiata dalle forze dell'ordine. Normalmente,
infatti, chi manifesta di fronte alla Camera viene obbligato a stare dietro le transenne che delimitano la piazza. Cosa che ieri, secondo i componenti dell'ufficio di presidenza che si è riunito questa mattina per esaminare i disordini che si sono svolti dentro l'aula, non è avvenuta.