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Sarkozy sollecita la Ue: “Bombardiamo la Libia”.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy intende infatti proporre ai partner dell'Unione europea «bombardamenti aerei mirati» in Libia. È quanto riferiscono fonti vicine al dossier, spiegando che il capo dell'Eliseo vuole anche criptare i sistemi di trasmissione del comando del colonnello Muhammar Gheddafi.

Segnali di interventismo arrivano dal presidente della Ue, Herman Van Rompuy, che, in un messaggio indirizzato ai leader europei alla vigilia del vertice straordinario sulla Libia spiega: «I responsabili delle violenze in Libia andranno incontro a gravi conseguenze. L'attuale leadership libica deve lasciare il potere senza ritardi»». Per Van Rompuy, «l'Unione europea non può rimanere ferma quando si tratta della sicurezza di una popolazione». «L'Italia non parteciperà a bombardamenti mirati su territorio libico ha voluto dal canto suo precisare il ministro degli Esteri Franco Frattini, al termine della riunione straordinaria dei capi delle diplomazie dei 27 sulla Libia.
A Bruxelles, Nato e Unione Europea discutono degli strumenti utili a fronteggiare la crisi di Tripoli e le sue potenziali ripercussioni sull'occidente. Venerdì sarò il turno anche dei leader europei per l'Italia sarà presente il premier Silvio Berlusconi. «Noi ci schieriamo con la comunità europea, che vuole essere in sintonia con la comunità internazionale, con la Nato e l'Onu» ha detto il premier. L'Italia riaprirà il consolato a Bengasi, chiuso dal 2006, ha annunciato il titoalre della Farnesina. Dal Cremlino, nel frattempo, arriva l'annuncio che la Russia proibirà completamente la vendita di armi alla Libia, sospendendo tutti i contratti in vigore con Tripoli. 
Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha annunciato invece che intende incontrare esponenti della opposizione libica sia negli Stati Uniti che nel suo viaggio in Medio Oriente della prossima settimana. 

Gli emissari di Gheddafi sono intanto al lavoro in Europa e al Cairo. E anche i rappresentanti dei ribelli portano avanti i loro negoziati. Il Colonnello «è finito e ha perso la sua legittimità» agli occhi della comunità internazionale, avrebbe riferito il ministro degli Esteri portoghese Luis Amado all'inviato del Raìs a Lisbona. Ad Atene è durato un'ora e mezza l'incontro fra il vice ministro degli Esteri greco, Dimitris Dollis, e l'inviato del Raìs Mohamed Tahir Siala. All'Eliseo, invece, i due emissari di Bengasi hanno incontrato Sarkozy. Parigi, ha fatto sapere uno dei due inviati, riconosce «come rappresentante legittimo del popolo libico il Consiglio nazionale provvisorio». Sulla base di tale riconoscimento - hanno annunciato - «noi apriremo una ambasciata in Francia e Parigi ne aprirà una a Bengasi in via transitoria, in vista di un trasferimento della sede a Tripoli». In una intervista al quotidiano tedesco Die Welt, il presidente del Consiglio nazionale dei ribelli libici costituitosi a Bengasi, l'ex ministro di Giustizia Mustafa Abdel Jalil, ha spiegato di essere favorevole alla «no fly zone» o a una misura simile, ma non alla presenza di soldati stranieri in Libia.

Al via la sorveglianza 24 ore su 24 dei cieli libici da parte della Nato che, da questa mattina all'alba, pattuglia con almeno tre Boeing E-3 Sentry lo spazio aereo sopra il Paese maghrebino. Il Segretario generale dell'Alleanza Atlantica Anders Fogh Rasmussen ha parlato di basi legali chiare e di un fermo sostegno della regione come presupposti per un intervento.

Il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza (584 sì, 18 no, 18 astenuti) una risoluzione che chiede ai governi Ue di riconoscere il Consiglio nazionale della transizione libico come l'autorità che rappresenta ufficialmente l'opposizione libica. Il testo invita inoltre l'Unione europea a prepararsi alla possibile istituzione di una no fly zone per impedire a Gheddafi di colpire la popolazione e aiutare il rimpatrio di chi fugge dalla violenza.

In Libia invece prosegue senza sosta la controffensiva delle forze di Gheddafi. A ovest della Libia le truppe del regime avrebbero assunto il controllo di Zawiya, dopo cinque giorni di combattimenti, mentre a est la linea del fronte si è avvicinata ancora a Ras Lanuf, mettendo di fatto gli insorti in fuga. La città petrolifera è stata bombardata dall'aria e dal mare dalle forze fedeli a Gheddafi. Una situazione che il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha descritto in termini di «guerra civile», affermando di prepararsi «al peggio». In mattinata, un ordigno sganciato da un aereo delle forze del Colonnello è caduto presso un check point dei ribelli a ovest. L'esplosione ha alzato un denso fumo nero e un fungo di sabbia. Immediatamente, i ribelli hanno cominciato a sparare con le mitragliatrici antiaeree montate sui loro pick up. Secondo testimoni citati dalla Reuters, una delle bombe o granate che hanno martellato la zona di Ras Lanuf ha colpito un'abitazione civile provocando vittime. Sarebbe di almeno quattro morti e 35 feriti il bilancio del bombardamento di Ras Lanuf. Lo riferiscono fonti ospedaliere.

Nella notte, un migliaio di fedelissimi del leader libico Muammar Gheddafi ha festeggiato a Zawiya il «ritorno della città sotto il controllo dell'esercito» con una cerimonia organizzata in uno stadio di calcio cittadino, costellata dai fuochi di artificio. Lo hanno constatato i giornalisti stranieri condotti sul posto. «Sconfiggerli (gli insorti, ndr) non è stato difficile», ha assicurato alla stampa straniera un ufficiale dell'esercito: «Noi non abbiamo ucciso civili, tutto quello che si dice è falso. Sono loro che ammazzano le persone inermi». Sul prato del campo di calcio si è poi scatenata una vera e propria ressa quando i militari hanno cominciato a distribuire generi di prima necessità tra cui soprattutto farina e polpa di pomodoro, con la folla che ha letteralmente preso d'assalto i camion.

 

Gheddafi per salvarsi il collo mette in campo una grande offensiva diplomatica

E' cominciata quella che Muammar Gheddafi ha definito la propria "offensiva diplomatica". Tre jet privati appartenenti alla famiglia Gheddafi sono decollati da Tripoli e, sgomberate le voci iniziali che parlavano di una fuga del rais dalla Libia, hanno portato emissari del colonnello nelle capitali del Mediterraneo.

Il primo dei tre aerei è atterrato con il generale Abdel Rahman Ben Ali al-Sayyid al-Zawy, con un messaggio al capo del Consiglio supremo delle forze armate, Houssein Tantawi; e forse al-Sayyid incontrerà il segretario generale della Lega Araba Amr Moussa.

Uno si è fermato a Malta, dove emissari del governo libico hanno incontrato alti funzionari del governo della Valletta; ma il velivolo ha poi ripreso il volo diretto verso il Portogallo per incontrare il ministro degli Esteri, Luis Amado, alla vigilia dei cruciali incontri a Bruxelles (il Cagre e la Nato). Un altro aereo è diretto a Bruxelles, passando per la Francia.

 Mentre le autorità libiche hanno offerto una taglia di 500mila dinari libici (400mila dollari) a chiunque catturi il leader dei ribelli, l'ex ministro della Giustizia, Mustafa Abdel Jalil, e lo consegni, l'Eliseo ha fatto sapere che domani il presidente, Nicolas Sarkozy, incontrerà i rappresentanti del Consiglio nazionale di Bengasi.

Gli Stati Uniti e alcuni Paesi della Nato stanno valutando la possibilità di imporre una no-fly zone in Libia anche senza l'autorizzazione dell'Onu ma con il supporto dei principali attori della regione: Lega araba, Nato e Ue.

L'Italia ha fatto sapere che è pronta a partecipare in modo "attivo" alle eventuali misure che tanto l'Onu, che l'Ue che la Nato adotteranno con il regime del leader libico.

 Sul campo di battaglia, le forze fedeli a Muammar Gheddafi hanno sferrato un'offensiva in piena regola, con truppe, appoggio aereo, ed artiglieria, per tentare di riconquistare l'enclave petrolifera di Ras Lanuf, 350 chilometri ad est di Bengasi, dove i ribelli avevano concentrato le forze: un bombardamento attorno al terminale petrolifero ha fatto esplodere, secondo i ribelli, i serbatoi di stoccaggio nel porto di Es Sidr, causando l'innalzarsi di enormi colonne di fumo verso il cielo. E i ribelli, dopo il pesante attacco, si sono ritirati dall'enclave petrolifero.

Le forze di Gheddafi avrebbero ormai ripreso il controllo anche di Zawiyah, la città che dista una cinquantina di chilometri a ovest di Tripoli. La televisione di Stato libica ha detto che le forze governative ora controllano la maggior parte della città, ma non c'è alcuna conferma indipendente alla notizia perché ai giornalisti non è permesso di entrare nell'area. Fonti hanno riferito di una cinquantina di tank in movimento e truppe che hanno usato l'artiglieria pesante.

A Bengasi, i ribelli hanno annunciato con gli altoparlanti di aver riconquistato il controllo di Bin Jawad (ma una fonte sul posto sostiene invece che i ribelli si sono avvicinati alla cittadina, ma non l'hanno ancora raggiunta).

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