Mentre i legali di Silvio Berlusconi preparano i documenti utili a contestare la competenza funzionale (il premier va giudicato dal tribunale dei ministri) e territoriale ( i reati ipotizzati sono stati eventualmente commessi nella giurisdizione della Procura di Monza) dei Pm di Milano sul caso Ruby, nel PdL emerge più di una voce che non condivide la scelta del presidente del Consiglio di non difendersi in tribunale ma in tv.
Panorama ha fatto due conti e nelle fila del PdL i numeri hanno levato ogni dubbio, se c'era, sulla natura persecutoria del lavoro dei Pm milanesi: dalle 389 pagine dell'invito a comparire a Berlusconi si evince che nell'inchiesta sono stati intercettati almeno centomila tra telefonate e sms in meno di 6 mesi, tra giugno e dicembre 2010, ovvero circa 600 intercettazioni al giorno di media. Una mole senza pari al mondo (27mila intercettazioni per Lele Mora, 14.500 per Nicole Minetti, un migliaio per Emilio Fede e 6.400 per Ruby) che per molti esponenti di rilievo del PdL sarebbe degna di miglior causa.
"L'obiettivo dei pm era infangare Berlusconi", dice Alfredo Mantovano, sottosegretario all'interno, in un'intervista al Corriere della sera. Ma proprio per questo la risposta "non può essere quella suggerita dai suoi legali, ma politica: lui deve presentarsi in procura". Mantovano si dice "perplesso di fronte alle argomentazioni tecniche del video sulla competenza territoriale e del tribunale dei ministri. Sono fondatissime - aggiunge - ma proprio per questo bisogna mostrarsi senza timore di fronte ai Pm".
Mantovano dice chiaro poi quello che non è piaciuto a molti nel PdL, la riunione degli avvocati eletti nelle file del partito: "Francamente credo abbiano avuto un altro mandato dagli elettori".
"Stabilire delle analogie è sempre un esercizio spregiudicato, tuttavia ci sono delle coincidenze impressionanti", dice Margherita Boniver, in un'intervista a QN, in cui la parlamentare del Pdl fa un parallelo tra la fine di Bettino Craxi e le vicende politico-giudiziarie di Berlusconi.
"Sono lo stesso ufficio giudiziario, la stessa tecnica d'indagine e gli stessi gruppi editoriali a essere protagonisti - prosegue la Boniver - adesso capiamo perché per mesi si sono stracciati le vesti per bloccare il ddl intercettazioni. Perché volevano chiudere la partita".
Anche per Boniver tuttavia Berlusconi dovrebbe presentarsi davanti ai magistrati "per chiarire", anche se "è chiaro che la magistratura italiana non è sempre imparziale". “È in atto - dice - un'azione di spionaggio: si mette sotto controllo un leader politico sperando che faccia qualcosa, per poi colpirlo". Situazione questa che fa auspicare alla Boniver il ripristino dell'immunità parlamentare, "per bilanciare i poteri dello Stato, senza garantire impunità ma introducendo le tutele che furono previste dai padri costituzionali".