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Nyt: il gotha delle banche pronto al crollo dell’euro

Le maggiori banche al mondo si preparano a quello che, fino a poco fa, sembrava impensabile: la disintegrazione dell'area euro. Lo riporta il New York Times, sottolineando che molti istituti di credito, quali Merrill Lynch, Barclays Capital e Nomura hanno pubblicato decine di rapporti in settimana nei quali esaminano la possibilità di una disintegrazione dell'area euro. 

Nel Regno Unito, Royal Bank of Scotland mette a punto piani di emergenza nel caso in cui l'impensabile diventi realtà. Negli Stati Uniti le autorità di regolamentazione spingono le banche, fra le quali Citigroup, a ridurre la loro esposizione verso l'area euro.

"Le banche in Francia e in Italia non stanno mettendo a punto piani di emergenza perché hanno concluso che una disintegrazione dell'area euro è impossibile" evidenzia il New York Times. In sostanza non starebbero creando piani di backup.

Sebbene banche come Bnp Paribas, Socie'te' Ge'ne'rale, UniCredit ed altre abbiano recentemente scaricato decine di miliardi di euro di debito sovrano europeo, il pensiero è che ci sono pochi motivi per fare di più, spiega un banchiere francese.

"Mentre negli Stati Uniti vi è chiaramente una visione che l'Europa può naufragare, qui, crediamo che l'Europa deve rimanere cosi' com'è” ha detto un banchiere francese, riassumendo il pensiero delle banche francesi.

"Così nessuno dice, 'Abbiamo bisogno di un ripiego' " ha detto il banchiere, che non era autorizzato a parlare pubblicamente". "Quando Intesa Sanpaolo, la seconda banca più grande d'Italia, ha valutato diverse situazioni in preparazione per il suo piano strategico 2011-13 a marzo scorso, nessuna -continua l'editoriale- si basava sul possibile crollo dell'euro", e "anche se la situazione si e' evoluta, non abbiamo rivisto il nostro scenario per tenere conto di questo" ha detto Andrea Beltratti, presidente del consiglio di amministrazione della banca" si legge ancora su The New York Times.

"Mr. Beltratti -prosegue il giornale- ha detto che le banche sarebbero le 'prime del branco' in caso di nervosismo crescente sull'euro, e che Intesa Sanpaolo è stata "molto attenta" dal punto di vista della liquidità e del capitale. Nella tarda primavera, la banca ha alzato il suo capitale di cinque miliardi di euro, uno dei maggiori incrementi in Europa".

"Mr. Beltratti -riferisce ancora l'editoriale- ha detto che l'Italia, come l'Unione europea, potrebbe adottare una serie di misure politiche che potrebbero tenere a bada la crisi della moneta unica. Io certamente mi sentivo più sicuro pochi mesi fa, ma mi sento ancora ottimista". "I leader europei di questa settimana hanno dichiarato di essere più determinati che mai a mantenere la moneta unica in vita, specialmente con le elezioni più importanti che si profilano in Francia l'anno prossimo ed in Germania nel 2013. Se non altro, -conclude l'editoriale- la signora Merkel ha detto che avrebbe raddoppiato i suoi sforzi per spingere l'Unione verso una maggiore unità fiscale e politica".

Tui, il gigante del turismo tedesco, ha di recente spedito una lettera alle catene alberghiere della Grecia chiedendo che i contratti vengano rinegoziati in dracme per tutelarli da eventuali perdite se la Grecia uscisse dall'euro.

Secondo un sondaggio di Barclays Capital su 1.000 clienti, la metà ritiene che almeno un paese lascerà l'area euro, il 35% ritiene che sarà solo la Grecia e uno su 20 ritiene che tutti i paesi della periferia dell'Europa usciranno il prossimo anno.

"Banche come Merrill Lynch, Barclays Capital e Nomura -continua l'editoriale de The New York Times- hanno diffuso una cascata di rapporti questa settimana che esaminano la possibilità di un crollo dell'eurozona". 

"La crisi finanziaria dell'eurozona è entrata in una fase ben più pericolosa" hanno scritto venerdì gli analisti della Nomura. "A meno che la Banca Centrale Europea intervenga per aiutare dove i politici hanno fallito, un collasso dell'euro al momento sembra piu' probabile che possibile" ha detto la banca.

"I principali istituti finanziari britannici, come Royal Bank of Scotland, stanno predisponendo piani di emergenza nel caso l'impensabile viri verso la realtà, hanno indicato i loro supervisori giovedì" riporta ancora l'editoriale di Nyt. "Le authority degli Stati Uniti -continua ancora l'editoriale- stanno incalzando le banche americane come Citigroup ed altri istituti, a ridurre l'esposizione verso l'eurozona. 

In Asia, le autorità di Hong Kong hanno intensificato il monitoraggio dell'esposizione delle banche straniere e nazionali alla luce della crisi europea".