Roma, 24 Nov 2022 – Tutto si poteva pensare della Meloni, che conosciuto la povertà si accanisse con il suo governo contro il poveri e la povertà in genere, privilegiando provvedimenti che permettano agli evasori cronici e non, di continuare ad evadere però usufruendo allo stesso tempo tutti quei servizi che lo stato offre, grazie alle tasse dei lavoratori dipendenti e pensionati, unici massacrati dal fisco in quest’ultima manovra. E bene fanno le opposizioni, come il Pd e il M5S a manifestare nelle piazze italiane come ai tempi dei sindacati e partiti che riempivano le città con milioni di manifestanti arrabbiati costringendo i vari governi a tonare sulle loro ingiuste decisioni.
Ed ora All’indomani della presentazione in conferenza stampa della manovra, e dopo averla definita “coraggiosa e concreta” (facendo venire il voltastomaco per questa ultima definizione) sui social, Giorgia Meloni affronta il “secondo tempo” dell’iter di approvazione, avviandola verso il licenziamento definitivo.
Su energia, fisco e pensioni - tra i “capitoli” di maggior interesse per gli italiani - si concentreranno le attenzioni e le analisi degli esperti sul principale documento di indirizzo economico e fiscale per il bilancio dello Stato. Il testo della manovra prende forma, quindi, in attesa del lavoro parlamentare che, attraverso la discussione in commissione e l’approvazione degli emendamenti, cercherà di modificarla o, come si dice nel dibattito politico, di migliorarla.
Le misure del testo definito dal Consiglio dei ministri, nella bozza che riporta la data di oggi, sono contenute in 136 articoli divisi in 15 capitoli, per una lunghezza complessiva di 70 pagine.
L'applicazione della flat tax al 15%, com'è noto, passa da 65mila ad 85mila euro. Ma c’è una precisazione importante nel testo: “Il regime forfettario cessa di avere applicazione dall'anno stesso in cui i ricavi o i compensi percepiti sono superiori a 100 mila euro”. In questo caso è “dovuta l'imposta sul valore aggiunto a partire dalle operazioni effettuate, che comportano il superamento del predetto limite”.
Arrivano anche nuove esenzioni all'obbligo di consentire piccoli pagamenti, sotto i 30 euro, anche con carte e bancomat: secondo quanto previsto dalla bozza della manovra, il ministero delle Imprese e del Made in Italy stabilirà entro giugno (180 giorni) i “criteri di esclusione al fine di garantire la proporzionalità della sanzione e di assicurare l'economicità delle transazioni in rapporto ai costi delle stesse”. Nel frattempo, si aggiunge, “sono sospesi i procedimenti ed i termini per l'adozione delle sanzioni”.
Sale invece l'accisa sulle sigarette. Sempre secondo la bozza, infatti, aumenta quella parte di accisa definita “importo fisso per unità di prodotto”: nel 2023 sarà di 36 euro per mille sigarette - in pratica poco più di 70 centesimi medi per un pacchetto di 20 sigarette; per l'anno 2024 sarà 36,50 euro e, a partire dall'anno 2025, arriverà a 37 euro.
Scendono invece le tasse sulle mance ai camerieri: l'importo, che costituisce reddito imponibile, sarà tassato ora con una imposta al 5%, che sostituisce l'Irpef e le addizionali locali sul reddito. Il prelievo ridotto, che dovrà essere trattenuto dal datore di lavoro, si applica per una quota non superiore al 25% del reddito annuale e per un massimo di 50 mila euro.
“Ha fatto bene il governo a dare il contesto dei 35 miliardi e dei punti del programma che possono essere affrontati ma nella maggioranza, e con il Parlamento, possiamo o lasciare così com'è Quota 103 o concentrare le risorse date su due provvedimenti, non elevando Quota 103 ma sapendo che forse è più efficace farlo nel 2024, magari con una riforma complessiva del sistema pensionistico”. Ha commentato così il leader di Noi moderati, Maurizio Lupi. Aggiungendo: “Il mio consiglio è concentrarle ma se la priorità sono le pensioni minime, allora affrontiamole con coraggio, concentrandoci su quelle ma discutendone insieme. La nostra è una coalizione a quattro”.
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