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Arrestati dai carabinieri della Stazione di Sant’Antioco i due presunti responsabile degli incendi del 6 e 7 febbraio scorso nel paese costiero dell’estremo sud Sardegna.

Sant’Antioco (Su), 16 Nov 2020 - Il 6 e il 7 febbraio scorsi, a Sant’Antioco, attorno alle ore 23,37 aveva preso fuoco l’auto della responsabile dei servizi sociali del Comune ed il fuoco si era esteso anche all’autovettura del marito della donna. E, dopo circa due ore, alle 02,30 era stata la volta di un chiosco bar, quello dell’esercizio pubblico “Wikiky”, tra l’altro totalmente in legno e prossimo a una pineta. Per questo l’allarme era stato tale da far giungere i Vigili del Fuoco di Cagliari. Poi verso le 04.00 del mattino era andata a fuoco un’Apecar in via San Giovanni Bosco.

Una notte folle alla quale i carabinieri hanno cercato in questi mesi di dare delle spiegazioni, anche con l’utilizzo delle tecniche d’indagine più invasive e raffinate. E ci sono riusciti.

Intanto era impossibile che tanto attivismo, da parte di una mano che appariva essere unica, fosse totalmente sfuggito a tutti gli abitanti dell’isola ed i primi riscontri erano venuti da alcuni testimoni che qualcosa avevano visto. A volte basta solo la fonte confidenziale per innescare un processo, per andare a percorrere la strada giusta. Infatti le conseguenti indagini hanno dimostrato che tutti i soggetti bersaglio, le parti lese, avevano avuto, nel tempo, da ridire con i piromani di quella notte, che poi sono risultati essere due, entrambi vecchie conoscenze dei militari del luogo.

In seguito è anche emerso anche un quarto incendio nello stesso arco temporale, relativo ad una tettoia in legno. Ma in questo caso il fuoco non aveva fatto tanto danno e gli investigatori dell’Arma avrebbero poi compreso che, per mero errore, era stato colpito l’obbiettivo sbagliato, limitrofo al vero scopo del danneggiamento.

Le indagini hanno fatto emergere i veri moventi, di carattere per così dire professionale per quanto attiene alla responsabile dei servizi sociali del Comune, relativi ad una eredità contesa, a proposito del motocarro danneggiato, concernenti una vecchia discussione per ciò che riguardava il chiosco. Insomma, i due soci di quella notte avevano deciso di farsi, come loro ritenevano, giustizia, in una sola notte di follia.

L’ultimo incendio è stato poi ricostruito solo a posteriori dai carabinieri di sant’Antioco che hanno poi messo assieme una tale mole di prove, attraverso la loro razionale ricostruzione, che il Gip Ermengarda ferrarese ed il PM Rita Cariello, non hanno avuto dubbi, giungendo all’emissione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite stamattina, con tanto di annessi decreti per perquisizioni domiciliari, ordinate nei confronti dei due soci: C.P., di 44 anni e C.A. di 42 anni. Inoltre al secondo arrestato si contesta anche il porto illegale di un’arma da fuoco. Le perquisizioni sono ancora in corso. Per i due l’ingresso al carcere di Uta è imminente.  

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