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Il referendum sulle trivelle non raggiunge il quorum ma i si sfiorano il 90% probabili No alle riforme costituzionali di ottobre prossimo.

Roma, 18 Apr 2016 - Il referendum sulle trivelle fallisce il quorum. I dati del Viminale indicano che l'affluenza finale è stata del 32,15% degli elettori, ben al di sotto della metà dei voti più uno necessari per dare efficacia al voto. Alle 19 l'affluenza era stata del 23,48%.  Voluto da nove regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) che temono per conseguenze sull'ambiente e sul turismo, il quesito chiedeva di scegliere se abrogare la norma, introdotta con l'ultima legge di Stabilità, che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio, entro le 12 miglia marine dalla costa, senza limiti di tempo alla durata delle concessioni, cioè fino all'esaurimento del giacimento. Sebbene le società petrolifere non possano più ottenere nuove concessioni per estrarre in mare entro le 12 miglia, le ricerche e le attività petrolifere già in corso – secondo una norma approvata lo scorso dicembre – non hanno dunque scadenza certa. Dopo l'esito del voto, con l'affluenza di circa 18 punti inferiore al quorum del 50%, la norma rimane dunque in vigore così com’è: l’attività di estrazione potrà continuare fino all’esaurimento del giacimento.

L'Italia ha parlato: questo referendum è stato respinto. È un risultato netto, chiaro, superiore alle aspettative di tutti gli opinionisti". Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha commentato il risultato del referendum abrogativo sulle trivelle in conferenza stampa a Palazzo Chigi.

"Il governo non si annovera tra i vincitori di questo referendum - ha aggiunto - Credo che abbiano vinto gli ingegneri, gli impiegati e gli operai che hanno mantenuto il lavoro, ha vinto chi lavora nelle piattaforme". Poi Renzi ha indicato chi, a suo avviso, ha perso: "Gli sconfitti ci sono, hanno dei nomi e dei cognomi. Qualche consigliere regionale, qualche presidente che ha cavalcato a tutti i costi questo referendum per esigenze personali". E a proposito dei costi economici sopportati per consentire lo svolgimento del referendum, Renzi ha sottolineato che è stato "inutile buttare oltre 300 milioni di euro. Non avremmo potuto accorpare il referendum con le amministrative neanche se avessimo voluto perché una legge non ce lo permette", aggiungendo che "questi 300 milioni" si sarebbero potuti utilizzare per investimenti: "ad esempio avremmo potuto acquistare 250 carrozze per i trasporti pendolari".

Il messaggio di questo referendum è che "non paga essere demagogici", ha aggiunto, e ha espresso la sua sofferenza per la scelta di invitare a non andare a votare. "Ho molto sofferto per la scelta di non andare a votare" anche se "si trattava di una opzione permessa dalla Costituzione". Per spiegare il tormento dell'opzione adottata ha spiegato che la scelta di votare avrebbe potuto portare "a 11mila licenziamenti" e "credo che il presidente del Consiglio debba essere laddove si rischiano 11mila posti di lavoro". Per questo "ho scelto di non votare perché questo era lo strumento più semplice previsto dalla Costituzione per non mettere in crisi" un comparto industriale.

Poi il presidente del Consiglio si è tolto alcuni sassolini dalle scarpe, attaccando i governatori regionali che hanno promosso il referendum: "A qualche Regione che ci ha fatto la morale sulla bellezza del mare dico che è falso difendere il mare o dire di farlo mettendo in difficoltà qualche piattaforma" perché "Come si fa a parlare di mare quando troppe Regioni non utilizzano i fondi europei per pulire le nostre acque?" Quando "non hanno realizzato i depuratori affinché tutto il Paese abbia il mare pulito", ha concluso.  Poi Renzi ha voluto chiudere con le contrapposizioni che hanno caratterizzato questa campagna elettorale: "Voglio lanciare un appello ai cittadini. Comunque abbiate votato, mettiamo la parola fine alle polemiche. Nei prossimi due anni c'è molto da fare. Poi, quando ci saranno le elezioni politiche, ciascuno voterà per chi crede. Ma fino ad allora rimbocchiamoci le maniche".

"Sono andate a votare 14 milioni di persone. Un successo strepitoso che impegna il governo a cambiare politica industriale ed energetica". Lo ha scritto su twitter il presidente della Puglia, Michele Emiliano, tra i promotori del referendum sulle trivelle, che non ha raggiunto il quorum.

"Il presidente del consiglio non se la può cavare parlando di ragioni personali. Io ho fatto mestieri anche di una certa complessità e non ho mai agito per ragioni personali, ma solo per ragioni istituzionali". Così Michele Emiliano, in un'intervista televisiva ha risposto al presidente del consiglio Matteo Renzi. "Io non consento a nessuno, neanche a lui - ha aggiunto Emiliano - di trasformare una battaglia di civiltà come quella che abbiamo condotto, di trasformarla in una vicenda ipocrita. È inaccettabile. Renzi non è mai venuto a sostenermi neppure in campagna elettorale. Evidentemente aveva un lungo progetto su di me".

"Abbiamo perso combattendo a mani nude, in poche settimane e con l'oscuramento dei media. Ma 15 milioni di elettori sono una riserva democratica che va valorizzata. Sottovalutare questo patrimonio sarebbe un grave errore". Lo afferma il capogruppo di Sinistra Italia alla Camera, Arturo Scotto, commentando il mancato raggiungimento del quorum al referendum sulle trivellazioni in mare e le parole del presidente del Consiglio Renzi. Al premier, Scotto, citando Pietro Ingrao, consiglia "di coltivare il dubbio dei vincitori": "Ormai c'è un astensionismo strutturale del 40%, e occorre leggere questo risultato anche da questo punto di vista", conclude.

“È stata una vittoria far parlare il Paese delle scelte energetiche del governo. Da qui in poi non si torna indietro": è questo il commento ad urne appena chiuse del Comitato vota Sì, promotore del referendum sulle trivelle. “È una vittoria delle migliaia di cittadini che si sono mobilitati nel corso della campagna con centinaia di iniziative in tutta Italia - afferma in una nota - con la convinzione che il governo debba abbandonare le fonti fossili e investire da subito in una nuova politica energetica fatta di energie rinnovabili e di efficienza energetica. Grazie a questo Referendum finalmente si è imposto nel dibattito pubblico il tema energetico e gli italiani hanno potuto far sentire la loro voce". "Il Governo - aggiunge - ha già fatto marcia indietro rispetto allo Sblocca Italia intervenendo nella scorsa Legge di Stabilità per recepire gli altri cinque quesiti del Referendum. Questa è stata una grande vittoria di tutti i comitati e delle associazioni che hanno realizzato questo importante risultato. Nonostante la campagna di informazione sul Referendum sia stata ostacolata in tutti i modi, nonostante i continui appelli all'astensione da parte del Premier Matteo Renzi, questa campagna referendaria ha acceso un riflettore sulle lobby del petrolio in Italia e sulle scelte energetiche del Paese - conclude il comitato - e da qui non si potrà più tornare indietro.

Greenpeace ringrazia tutti gli elettori che oggi hanno deciso di esprimersi sul futuro delle politiche energetiche del nostro Paese, finalmente al centro del dibattito pubblico. SI legge in una nota. Greenpeace prende atto del mancato quorum, osservando però che a determinare questo risultato hanno contribuito i tempi contratti della campagna referendaria, il rifiuto del governo di indire un Election Day e una strategia politico-mediatica che a lungo ha tenuto sotto silenzio il tema del referendum sulle trivelle. Greenpeace ritiene comunque che la partecipazione alla consultazione non debba essere ignorata. Non siamo riusciti a raggiungere il quorum, ma non tutti hanno giocato pulito in questa partita. L'invito all'astensione venuto dal governo rimane una brutta pagina nella storia della nostra democrazia, commenta Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace. Crediamo che Renzi e il suo governo dovrebbero invece ascoltare il segnale che viene dalle urne. Hanno votato, infatti, circa 15-16 milioni di italiani, quasi il doppio di quanti votarono nel 2013 per il PD e - come emerge dai primi dati - in maniera massiccia contro le trivelle. Parliamo dunque di una maggioranza nettissima rispetto al voto che ancor oggi legittima la premiership di Renzi". Wwf: milioni italiani vogliono le rinnovabili Milioni di italiani oggi hanno chiesto che gli accordi sul clima sottoscritti a Parigi vengano applicati e vogliono per l'Italia un futuro rinnovabile. A conclusione di questa consultazione popolare è bene dire che il governo ha la maggiore responsabilità per aver portato l'Italia al referendum rispetto a una norma sulla proroga delle concessioni delle piattaforme offshore, inserita all'ultimo momento nella Legge di Stabilità 2016, che sapeva sin dall'inizio essere in contrasto con la normativa comunitaria e che sarà obbligato a modificare per intervento dell'Europa. È quanto scritto in una nota del Wwf