Cagliari, 25 Mar 2016 - Ancora amare e drammatiche sorprese per il commercio nell’uovo di Pasqua 2016. I dati purtroppo parlano chiaro in una lingua che ha poco da lasciare ad interpretazioni: nei soli primi due mesi 2016 hanno abbassato definitivamente la serranda ben 313 imprese nel commercio al dettaglio e 136 aziende nel settore l’alloggio e somministrazione. Non fa eccezione il commercio su area pubblica (-18 aziende) che invece negli ultimi quattro anni ci aveva consegnato saldi costantemente positivi.
In sostanza le aziende dei settori di riferimento continuano a chiudere a ritmo serrato senza trovare compensazione nelle nuove aperture che invece segnano il passo in modo preoccupante.
“La politica delle liberalizzazioni del decreto Salva Italia ha creato più danni che vantaggi, soprattutto qua in Sardegna – afferma Roberto Bolognese, presidente provinciale Confesercenti Cagliari e vice presidente vicario Confesercenti Sardegna – non c’è stato un risveglio dei consumi, anzi, una contrazione grandissima che ha creato questo disastro”.
E in nei prossimi due anni sarà peggio, non vi è dubbio. “Nell’area vasta di Cagliari si stanno per realizzare 70 mila metri quadrati di nuovi centri commerciali, che applicano aperture incondizionate una condizione che i piccoli commercianti non possono sostenere – continua Bolognese – Si pensi che quest’anno apriranno anche a Pasquetta, e in qualche modo stanno cambiando gli usi e consumi del nostro territorio, portando la gente a fare la gita fuori porta dentro queste strutture. È necessaria e urgente una legge che regolamenti queste nuove aperture, perché si corre il rischio di mettere in ginocchio definitivamente il commercio al dettaglio”.
A inizio 2016 risultavano registrate in Sardegna 20.407 imprese del commercio al dettaglio, di cui 16.774 nel comparto non alimentare e 3.633 in quello alimentare; le imprese del comparto “Alloggio e somministrazione” ammontavano invece 13.966 unità (di cui 1.328 del solo settore alloggio).
Operano nei comuni capoluoghi di provincia Circa il 38% (contro il 36% dato nazionale) delle attività del Commercio al dettaglio (7.747) e il 36,3% delle attività del settore Alloggio e Somministrazione (n. 5.073).
“I dati recentemente diramati dall’ISTAT ci dicono invece che a gennaio le vendite al dettaglio restano ferme – afferma Gianbattista Piana, direttore di Confesercenti Sardegna - l’indice del valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità che dei prezzi presenta una variazione nulla rispetto a dicembre 2015. Nella media del trimestre novembre 2015-gennaio 2016, il valore delle vendite registra invece una variazione negativa dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Nel confronto con il mese di gennaio 2015, invece, va ancora peggio. Il valore delle vendite delle imprese operanti su piccole superfici, infatti, si riduce del 2,0%. Nella grande distribuzione il valore delle vendite aumenta, in termini tendenziali, dello 0,1% per i prodotti alimentari e dell’1,5% per quelli non alimentari.”
“È evidente, quindi, che la deflazione e la contrazione dei consumi stanno letteralmente distruggendo il tessuto imprenditoriale dei comparti di nostro riferimento - aggiunge Bolognese - il mercato sardo risulta condizionato da una contingenza economica negativa straordinaria. Basti pensare che il rapporto cancellazioni/iscrizioni nell’isola è di gran lunga più accentuato rispetto all’ equivalenti dato nazionale (fatta eccezione che per la ristorazione). La soluzione non può che passare attraverso una robusta ripresa dei consumi interni, cosa questa più facile a dirsi che a farsi, soprattutto per chi deve fare scelte politiche”.