Cagliari, 16 Dic 23025 - Sono proseguite questa mattina in Commissione “Bilancio” le audizioni sulla manovra finanziaria 2026/2028 dedicate al sistema della pubblica istruzione e del volontariato
Istruzione
I primi ad essere ascoltati sono stati i rettori delle Università di Cagliari e Sassari Francesco Mola e Gavino Mariotti, il presidente del Consorzio Uno di Oristano, Gian Valerio Sanna, e il commissario straordinario del Consorzio promozione studi universitari di Nuoro, Ivan Paglia.
I due rettori hanno espresso apprezzamento per l’attenzione riservata dalla Regione al sistema universitario: «Senza i fondi regionali le nostre Università sarebbero chiuse – ha detto Gavino Mariotti – la sfida ora è spendere al meglio le risorse. I soldi non bastano, abbiamo la necessità di certificare la spesa anche attraverso un sistema di autorizzazioni. Chi paga ha il diritto di sapere dove vanno a finire i denari». I rettori delle due Università hanno espresso soddisfazione per le modifiche apportate alla legge regionale 26 del 1996 che consente agli atenei di agire con più libertà sul fronte delle assunzioni e della programmazione: «Senza questa legge non saremmo in grado di assumere oltre i parametri– ha detto Francesco Mola – la norma ci dà spazi più ampi anche sulla programmazione degli investimenti».
La principale criticità riguarda la riorganizzazione delle Facoltà di Medicina messe a dura prova dal semestre-filtro per la selezione dei nuovi iscritti: «Per far fronte alle numerose richieste serve aprire un terzo canale a Cagliari in modo da organizzare tre classi di studio – ha sottolineato il rettore Mola – dobbiamo essere in grado di poter far fronte alle nuove necessità». I due rettori hanno poi segnalato le difficoltà incontrate dagli studenti nei test di ingresso a medicina: «I dati parlano chiaro. Le percentuali degli studenti che li hanno superati sono molto basse in Sardegna – hanno detto Mola e Mariotti – un dato che conferma i risultati delle prove Invalsi affrontate dagli studenti del liceo. Chi arriva ad iscriversi in medicina non ha le competenze e la preparazione adatte per superare i test. Forse sarebbe il caso di pensare a corsi preparatori rivolti ai ragazzi che frequentano gli ultimi due anni delle superiori».
Francesco Mola ha poi illustrato i dati dell’Università di Cagliari dove gli iscritti sono stabili nonostante la concorrenza spietata delle università telematiche e della volontà di molti studenti sardi di frequentare gli atenei della penisola: «Per arginare questo fenomeno occorre essere più attrattivi aumentando l’offerta formativa. Chi va fuori lo fa spesso perché in Sardegna non trova un corso universitario adatto». Attenzione anche per l’emigrazione di ritorno: «E’ in crescita il numero di studenti, figli di emigrati, che decidono di venire a studiare nella terra dei loro padri. Per intercettare questi flussi c’è bisogno però di nuove risorse. Senza l’aiuto della Regione non è possibile farlo».
Il rettore Mariotti ha poi insistito sull’esigenza di investire su nuove tecnologie e sistemi d’avanguardia: «A Sassari abbiamo un laboratorio di simulazione chirurgica tra i più avanzati. Gli studenti possono fare coronarografie sui manichini. Un salto di qualità enorme».
Mariotti, infine, ha parlato del rapporto con le sedi decentrate di Nuoro e Olbia sottolineando la necessità di rivedere i sistemi di funzionamento in modo da garantire loro più autonomia ed efficienza.
I rappresentanti delle sedi decentrate hanno segnalato, in premessa, la riduzione della dotazione finanziaria destinata a Nuoro, Oristano e Olbia che passa nel 2026 da 8 a 7 milioni di euro. «Non chiediamo risorse aggiuntive ma almeno la conferma dello stanziamento dello scorso anno – ha detto il presidente del Consorzio Uno di Oristano Gian Valerio Sanna – l’altra questione riguarda le tempistiche. Il 90% delle risorse stanziate va corrisposto subito alle università decentrate in modo da poter programmare con più serenità ed efficienza».
Un'altra criticità, secondo i rappresentanti delle sedi staccate, è rappresentata dall’assenza di una legge quadro: «Serve una norma che non lasci spazio all’arbitrio della burocrazia regionale – ha detto Sanna – se si vogliono dare servizi efficienti agli studenti va rivisto il sistema. Oggi ci sono vincoli che ci impediscono, per esempio, di integrare l’attività didattica anche se arriva un’indicazione precisa dalle Università centrali. Nel 2026 si celebra il trentennale della fondazione del Consorzio Uno. Speriamo di arrivarci con una certezza di diritto».
Una disciplina “organica e univoca” ha invocato anche il Commissario dell’Università di Nuoro Ivan Paglia: «Le nostre sedi devono fare i conti con la burocrazia – ha detto Paglia – questo incide sulla gestione e sulla programmazione». Il commissario ha poi illustrato le principali difficoltà per la sede di Nuoro: «Siamo senza personale. Questo ci impedisce di realizzare un’attività omogenea. Abbiamo bisogno di un supporto operativo». Paglia ha poi insistito sull’urgenza di dare una norma di riferimento al settore: «La mancanza di una legge quadro ci impedisce di programmare. Non possiamo nemmeno aumentare le ore di lezione per far fronte alle necessità che emergono durante i corsi, tra le quali le richieste degli studenti fuori sede che non possono essere esaudite».
Terzo Settore
nell’ultima parte della seduta, la Commissione ha sentito i rappresentanti di Caritas, Fish Sardegna e Forum Terzo Settore.
Per la Caritas, Marco Statzu e Raffaele Callia hanno evidenziato le difficoltà dell’organizzazione dovute alle nuova modalità di erogazione dei finanziamenti. «Fino allo scorso anno ricevevamo dalla Regione 1,5 milioni di euro da distribuire in parti eguali alle 10 Caritas diocesane. Ora, invece, la somma va distribuita solo per metà equamente. Il resto viene assegnato in base al numero degli abitanti. Questo penalizza le sedi minori che devono affrontare specifiche problematiche». I due rappresentanti della Caritas hanno chiesto alla Commissione di rivedere la norma in modo da poter affrontare al meglio le fragilità delle periferie: «Nelle città si possono intercettare altre risorse. Nei piccoli centri questo non è possibile».
Per la Caritas, infine, è necessario rivedere il sistema di erogazione delle risorse del Reis: «E una misura fondamentale – hanno detto – occorre però dare la possibilità di richiederlo per tutto l’anno. Spesso i fondi arrivano con troppo ritardo».
Per il Forum del Terzo Settore una delle priorità è rappresentata dalla messa in sicurezza degli operatori della cooperazione sociale: «Ci sono circa 20mila lavoratori impiegati nelle coop, altri nelle associazioni di promozione sociale – ha detto Antonello Caria – su questo fronte abbiamo formalizzato una proposta a febbraio che è ancora attuale». Caria ha quindi chiesto che gli stanziamenti rivolti alla sanità e al sociale (il 40% delle somme stanziate in finanziaria) siano continuativi e accompagnati da progetti mirati. «In alcuni casi i piani personalizzati non sono partiti. I meccanismi sono troppo lenti». Il rappresentante del Forum ha infine chiesto alla Commissione un intervento urgente per favorire la gestione associata dei fondi: «C’è una normativa nazionale e regionale che va applicata con linee guida precise – ha detto Caria – se non si fa questo si rischia di perdere una marea di finanziamenti, in particolare del Pnrr. Le difficoltà di spesa derivano dall’assenza di una gestione associata. Occorre avere coraggio. I soldi per i poveri vanno spesi fino all’ultimo centesimo».
Più attenzione per gli anziani, a nome del Forum Terzo Settore, ha invece invocato Elisabetta Casu: «La popolazione sarda invecchia sempre di più. Per molti anziani c’è il rischio concreto di rimanere soli e di isolarsi. Occorre creare occasioni di aggregazione con soluzioni mirate. Una di queste è l’individuazione di abitazioni dove si può decidere di convivere in autogestione e piena autonomia».
Francesca Palmas, responsabile di Fish Sardegna, ha concentrato il suo intervento sulle misure rivolte a disabili e non autosufficienti. «Quello sardo è un sistema all’avanguardia – ha detto – per le diverse misure abbiamo a disposizione circa 300 milioni di euro all’anno. Cifre che le altre regioni non hanno, il Lazio per esempio destina solo 30 milioni di euro gestiti con interventi standard. La dotazione finanziaria va quindi confermata. I soldi in Sardegna vengono spesi ogni anno con programmi personalizzati che consentono di soddisfare al meglio i bisogni e le necessità dei singoli pazienti, diversi uno dagli altri».
Secondo Palmas tra le cose da migliorare ci sono alcuni aspetti contrattuali dei lavoratori che si occupano di assistenza: «I loro contratti hanno avuto un aumento ma questo ha comportato una riduzione delle ore di servizio per rimanere dentro i costi di gestione. Occorre tenerne conto».
Le audizioni proseguono nel pomeriggio con i rappresentati degli Enti locali, i sindaci delle città metropolitane, i presidenti di provincia e i vertici dei Centri riabilitativi della Sardegna. Com








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