Cagliari, 22 Nov 2025 - Nel panorama delle truffe telefoniche che continuano a crescere, si sta diffondendo una modalità particolarmente insidiosa e subdola.
Una tecnica che, nonostante la sua origine risalga agli inizi degli anni 2000, continua a mietere vittime anche nel 2025, coinvolgendo sempre più utenti italiani. In un Paese come l’Italia, con oltre 58 milioni di abitanti e una rete telefonica complessa, è fondamentale comprendere a fondo questa minaccia per tutelarsi efficacemente.
Il termine Wangiri deriva dal giapponese e significa letteralmente “uno squillo e stacco”. Questa truffa si basa su una chiamata telefonica che arriva da un numero estero, spesso con prefissi poco familiari, durante la quale l’utente riceve uno o più squilli ma dall’altro capo della linea non c’è nessuno: il chiamante aggancia subito. Il meccanismo è semplice, ma estremamente efficace per i truffatori: la vittima, incuriosita, richiama il numero, attivando in questo modo una chiamata verso numeri a tariffazione speciale o servizi in abbonamento, con costi che possono lievitare rapidamente, causando addebiti molto elevati sulla bolletta telefonica.
Questa tipologia di truffa è diffusa a livello globale, ma in Italia i casi sono in aumento, soprattutto perché i malintenzionati sfruttano la riattribuzione di numeri telefonici dismessi per rendere più credibili le chiamate. In molti casi, i numeri utilizzati per il Wangiri sembrano provenire da negozi o servizi familiari, inducendo così la vittima a richiamare senza sospetti.
I prefissi sospetti, più usati e le contromisure consigliate.
Le chiamate sospette arrivano prevalentemente da prefissi internazionali noti per essere utilizzati dai truffatori. Tra i più frequenti in Italia si annoverano:
+375 (Bielorussia)
+53 (Cuba)
+33 (Francia)
+383 (Kosovo)
+371 (Lettonia)
+218 (Libia)
+370 (Lituania)
+373 (Moldavia)
+44 (Regno Unito)
+381 (Serbia)
+27 (Sudafrica)
+255 (Tanzania)
+216 (Tunisia)
+563 (Valparaíso)
+678 (Vanuatu)
Questi prefissi non sono però gli unici da cui possono arrivare chiamate truffaldine, ed è quindi essenziale mantenere sempre alta l’attenzione anche verso numerazioni apparentemente innocue.
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e le compagnie telefoniche italiane raccomandano di non rispondere mai a chiamate da numeri sconosciuti, soprattutto se internazionali, e di non richiamarli in nessun caso. Esistono inoltre servizi online e app come Truecaller che permettono di identificare i numeri sospetti e di bloccarli preventivamente.
Un’opzione più drastica, ma spesso efficace, è quella di bloccare tutte le chiamate provenienti da prefissi esteri, se non si ha necessità di ricevere chiamate da fuori Italia. Tuttavia, questa misura potrebbe comportare il mancato ricevimento di chiamate legittime da parenti o contatti esteri.
In Italia, dove la popolazione è particolarmente esposta a minacce digitali e telefoniche, la diffusione del Wangiri rappresenta un rischio notevole per la sicurezza dei dati personali e la tutela economica dei cittadini. Chi cade vittima di questa truffa può ritrovarsi con un conto telefonico salatissimo, oppure con attivazioni di abbonamenti indesiderati e difficili da disattivare.
Gli operatori telefonici italiani, in collaborazione con le autorità competenti, hanno messo a disposizione numeri verdi e servizi di assistenza dedicati, come il numero gratuito 160, per segnalare tentativi di truffa e ricevere supporto immediato. Inoltre, molte compagnie hanno rafforzato i sistemi di filtro antispam e avvisano gli utenti in tempo reale nel caso di chiamate sospette.
Il consumatore è invitato a non aprire link ricevuti tramite SMS o applicazioni di messaggistica da numeri sconosciuti, perché potrebbero nascondere ulteriori minacce informatiche.
Il Wangiri è solo una delle tante forme di cybertruffa che si evolvono in parallelo con l’innovazione tecnologica. Ogni volta che vengono introdotte nuove protezioni contro le chiamate indesiderate, emergono strategie più sofisticate da parte dei truffatori. La loro capacità di usare software per generare numeri telefonici casuali e automatizzare le chiamate, denominate “robocall”, rende difficile per le autorità intervenire tempestivamente.
L’Italia, come membro fondatore dell’Unione Europea e Paese con uno dei mercati più estesi e connessi al mondo, deve quindi potenziare i sistemi di sicurezza telefonica e informativa, sensibilizzando i cittadini sui rischi e sulle pratiche più efficaci di prevenzione.
Con quasi 59 milioni di abitanti e una struttura economica tra le prime dieci al mondo, la protezione della sicurezza digitale è un elemento chiave per salvaguardare non solo i singoli consumatori, ma anche l’intero tessuto economico e sociale nazionale.











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