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La Giustizia anche se lenta arriva sempre in fondo ai punire i crimini. Omicidio Piersanti Mattarella, quel guanto sparito: arrestato per depistaggio l’ex prefetto Piritore.

Palermo, 25 Ott 2025 - La Dia ha notificato la misura degli arresti domiciliari a Filippo Piritore, ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto. Lo rende noto la Procura di Palermo. Piritore è indagato per il depistaggio delle indagini sull'omicidio dell'ex presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella, avvenuto il 6 gennaio 1980. Sentito dai pm sul guanto trovato il giorno del delitto a bordo della Fiat 127 utilizzata dai killer, mai repertato né sequestrato, secondo i magistrati " ha reso dichiarazioni rivelatesi del tutto prive di riscontro, con cui ha contribuito a sviare le indagini funzionali (anche) al rinvenimento del guanto (mai ritrovato)". 

"Il fatto - si legge nella nota della Procura guidata da Maurizio de Lucia - si colloca nell'ambito delle indagini che l'ufficio conduce con riferimento all'omicidio del presidente della Regione Piersanti Mattarella, evento che, per la qualità della carica che la vittima svolgeva, assume evidente carattere di ragione di specifico interesse pubblico".

Il guanto, ritenuto un tassello importantissimo per risalire agli autori dell'omicidio, è sparito nel nulla. Ai pm, che l'hanno sentito come testimone a settembre del 2024, Piritore ha raccontato - mentendo secondo la Procura di Palermo - di aver inizialmente affidato il guanto all'agente della polizia Scientifica Di Natale che avrebbe dovuto darlo a Pietro Grasso, allora sostituto procuratore titolare delle indagini sul delitto. Il magistrato, sempre secondo il racconto di Piritore, avrebbe poi disposto di fare riavere il reperto al Gabinetto regionale di Polizia scientifica e Piritore, a quel punto, lo avrebbe consegnato, con relativa attestazione, a un altro componente della Polizia scientifica di Palermo, Lauricella, per lo svolgimento degli accertamenti tecnici. L'indagato ha anche sostenuto che la Squadra mobile era in possesso di una annotazione da cui risultava la consegna.

Secondo l'accusa, però, quella raccontata dall'ex funzionario sarebbe una storia inverosimile e illogica da cui verrebbe fuori che una prova decisiva, tanto che della sua esistenza fu informato anche l'allora ministro dell'Interno Rognoni, sarebbe stata sballottata per giorni senza motivo da un ufficio a un altro. Le parole dell'ex funzionario, inoltre, cozzano con le testimonianze dei protagonisti della vicenda come Piero Grasso e l'agente Di Natale; con la prassi di repertare e sequestrare quanto ritenuto utile alle indagini seguita all'epoca in casi analoghi e col fatto che al tempo, alla Scientifica, non c'era nessun Lauricella.

"Filippo Piritore, consegnatario del guanto sin dal momento del suo ritrovamento, pose in essere un'attività che ne fece disperdere ogni traccia. - gli contestano invece i pm - Essa iniziò probabilmente a partire dall'intervento sul luogo di ritrovamento della Fiat 127, ove indusse la Polizia scientifica a consegnargli il guanto, sottraendolo al regolare repertamento e contrariamente a ciò che di norma avveniva in tali circostanze". 

Il Gip: “Piritore potrebbe reiterare il reato”

“Filippo Piritore, immemore del giuramento di fedeltà prestato nei confronti della Repubblica Italiana, dopo aver fattivamente contribuito alla dispersione di un reperto di importanza primaria per le indagini sull'assassinio di Piersanti Mattarella, ha, ancora oggi, continuato a perseguire concretamente un progetto illecito di depistaggio, attraverso propalazioni nocive per gli accertamenti investigativi” scrive il gip di Palermo che ha disposto i domiciliari per l'ex questore ed ex prefetto. “A nulla vale rilevare come l'indagato sia in quiescenza: la spregiudicatezza della condotta, la pervicacia con cui la finalità illecita viene perseguita nell'attualità, a tutto danno dell'accertamento giudiziario concernente un gravissimo fatto di sangue, la dimostrata capacità relazionale involgente ambienti interni alla Questura ed orientata verso l'acquisizione - ancora una volta, illecita - di informazioni riservate lasciano affermare, con un grado di rassicurante certezza, che l'indagato sia in grado sia di reiterare il reato e di inquinare le prove già assunte o da assumersi, avvalendosi ancora una volta delle sue perduranti relazioni”.

Contrada afferma di conoscere l'ex prefetto Piritore ma solo per motivi professionali quando lui era a Palermo. “Non eravamo affatto amici - dice l'ex vicecapo del Sisde -, non sono mai stato a casa sua e lui non è mai venuto a casa mia e non conoscevo la moglie. Sicuramente, essendo un funzionario della Squadra mobile della Questura, dove io sono stato 20 anni, l'ho conosciuto. I miei amici in polizia erano Boris Giuliano, Tonino De Luca, Vincenzo Speranza, Paolo Moscarelli, Ignazio D'Antone, Pippo Crimi”.

“Piritore - continua Contrada - non è mai stato alle mie dipendenze alla Squadra mobile, dove sono stato fino al 1976. Ho una fotografia incorniciata con me e tutti i funzionari della mobile e lui ovviamente non c'è. Alla Mobile poi arrivò Giuliano come capo e io passai al servizio per il coordinamento interprovinciale delle operazioni di polizia Criminale della Sicilia Occidentale”. Sulla notazione “ore 18 battesimo dr Piritore” del 2 marzo 1980, trovata in un'agenda di Contrada, l'ex numero due del Sisde afferma: “Quell' agenda stava sulla mia scrivania alla Criminalpol ma era un'agenda dove anche il piantone annotava cose. Non è escluso che abbia scritto del battesimo. Io ho conservato le agende perchè avevo intenzione di scrivere un libro sulla mafia. Non ricordo se andai a questo battesimo. Se fossi andato, non ci sarebbe stato nulla di male. Sono andato a matrimoni e ricorrenze anche di semplici agenti”.

Spunta il nome di Bruno Contrada, l'ex numero due del Sisde, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, nella storia del guanto. “Non ho mai saputo del ritrovamento di un guanto nell'automobile usata dai sicari del presidente Piersanti Mattarella. Io all'epoca ero a capo della Criminalpol e dirigevo la Mobile ad interim, in attesa della nomina del capo, che poi fu Giuseppe Impallomeni, che fu portato dal questore Vincenzo Immordino. Non sono andato nel luogo dell'omicidio in via Libertà dopo il delitto”: commenta l'ex numero due del Sisde, Bruno Contrada, che per 23 anni è stato ai vertici della polizia di Stato a Palermo, prima 14 anni alla Squadra mobile, poi sei anni alla Criminalpol, e poi 3 anni come capo di gabinetto dell'alto commissario per la lotta alla mafia, per poi passare ai Servizi.

Di Contrada, che ha 94 anni ed ha ancora una memoria formidabile, ricordando date e fatti con precisione, si parla negli atti dell'inchiesta che ha portato ai domiciliari l'ex prefetto Filippo Piritore. “La Procura di Palermo - afferma Contrada - non mi ha interrogato per le nuove inchieste sull'omicidio di Piersanti Mattarella. Io non mi occupai delle indagini. Solo nell'agosto 1980 il questore mi chiese di andare a Londra, dove si trovava la moglie di Mattarella, che era testimone oculare del delitto, per mostrarle la foto di Salvatore Inzerillo, nato nel '53, che per noi era implicato nell'omicidio del procuratore Gaetano Costa”.

Filippo Piritore, 75 anni, di Agrigento, posto ai domiciliari, ha percorso tutta la sua carriera professionale nella Polizia di Stato, terminando come prefetto di Isernia prima di andare in pensione. È entrato nell'amministrazione dell'Interno a fine anni '70, lavorando nelle Questure di Palermo e Ragusa. Dal 1985 al 2000 è stato trasferito alla Questura di Roma, dov'è stato a capo dei commissariati di Pubblica sicurezza Esposizione, Prati e Trevi. Nel 2001 è stato nominato dirigente superiore dal dipartimento di pubblica sicurezza, e sempre in quell'anno da questore è assegnato a Macerata. È poi stato questore a Caltanissetta e quindi a L'Aquila, nel 2009 (l'anno del terremoto), per poi andare a ricoprire l'incarico a Genova, nel gennaio 2010. Nel 2011 ha lasciato Genova ed è stato posto in disponibilità con incarico del dirigente generale di pubblica sicurezza. A dicembre è stato nominato prefetto a Isernia.

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