Palermo, 13 Ott 2025 - Ha ammesso il delitto il 28enne Gaetano Maranzano, fermato per l'omicidio di Paolo Taormina. I carabinieri lo hanno rintracciato nella propria abitazione. Il giovane ha raccontato che Taormina tempo prima aveva importunato la sua compagna e che vedendoselo davanti ha perso il controllo e l'ha colpito. Gli inquirenti stanno verificando la sua versione.
L'interrogatorio si svolge nella caserma 'Carini' di Palermo, sede del Comando provinciale dei carabinieri: Gaetano Marannano viene ascoltato dal pm Maurizio Bonaccorso.
L'omicidio è avvenuto davanti a “O Scrusciu”, questo è il nome del locale che Taormina gestiva insieme ai genitori. La gente passa e si sofferma, incapace di spiegarsi come sia possibile morire a 21 anni in simili circostanze. Sono coetanei della giovane vittima, residenti, semplici cittadini, scossi dalla vicenda. Alle istituzioni chiedono più sicurezza, soprattutto nelle ore notturne.
“Ogni sera questa zona diventa terra di nessuno - racconta un residente - Fino alle 4 di mattina è il caos. Insieme ad altri residenti abbiamo fatto parecchi esposti, ma nessuno ci ha ascoltato”. Un'altra persona del posto chiede interventi immediati alle istituzioni: “Quanti altri dovranno morire ancora? Quanti sabato sera dovremo passare senza poter stare tranquilli perché qualcuno si sente libero di uscire indisturbato con un'arma?”.
Taormina avrebbe provato a sedare una rissa e soccorrere un ragazzo vittima di un pestaggio, ma è stato ucciso con un colpo di pistola. Così il giovane è stato freddato a 21 anni nei pressi del Teatro Massimo, nella zona della “movida palermitana”. Stando alle prime ricostruzioni, la vittima intorno alle tre del mattino si è accorto che un gruppo aveva aggredito un coetaneo ed è intervenuto in suo aiuto. Ma uno dei giovani coinvolti nella rissa, avrebbe estratto una pistola e aperto il fuoco a distanza ravvicinata puntando dritto alla fronte del 21enne. Poi la fuga a bordo di uno scooter. Nonostante il rapido intervento del 118, per la vittima non c'è stato nulla da fare.
“C'era una rissa. In dieci picchiavano un ragazzo. Paolo è uscito e ha detto loro di smetterla e di spostarsi perché loro dovevano lavorare. Sembrava finita, quando uno lo ha colpito a distanza ravvicinata. Stava lavorando. Si stava guadagnando il pane. Come si fa a ucciderlo per una banale rissa?” si chiede il giovane amico della vittima che conferma la dinamica dei fatti.
“Ma come si fa? Qual è la motivazione. Mi hanno distrutto la vita. Come si fa a sparare intesta a un ragazzo? Come faccio a vivere ora? Mi avete tolto la speranza” sono state le parole disperate della madre di Paolo, consolata da parenti e amici.
Intanto prosegue il via vai davanti al pub, chiuso. Una donna lascia un mazzo di fiori e si allontana. Non conosceva personalmente il giovane ma, racconta, “è una vicenda umana che mi ha colpito tantissimo: ho sentito l'esigenza di venire da semplice cittadina e portare fiori a questo ragazzo anche se non lo conoscevo. Da genitore ho paura di dire un giorno ai miei figli di andarsene da questa terra”. Anche altri lasciano dei fiori, in silenzio, davanti alla saracinesca del locale transennata.
Comments are closed.