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Dopo l’accordo di Gaza – Trump: “Sono convinto che la tregua reggerà”. Netanyahu: “Idf rimarrà fino a disarmo Hamas”. La milizia: “Non daremo scuse per tornare in guerra”.

Gaza, 11 Ott 2025 - Con la ratifica notturna dell'accordo da parte del governo israeliano (a maggioranza, con cinque ministri contrari dei partiti di destra di Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich), è entrato subito in vigore il cessate il fuoco nella Striscia, così come prevede il documento siglato in Egitto giovedì mattina. La tregua sarà monitorata da una task force congiunta con 200 soldati USA e militari da Egitto, Qatar, Turchia e forse Emirati, come ha riferito un alto dirigente della Casa Bianca in una call a cui ha partecipato anche l'Ansa.Inoltre, lo US Central Command istituirà un "Centro di Coordinamento Civile-Militare" in Israele che aiuterà a facilitare il flusso di aiuti umanitari, nonché di assistenza logistica e di sicurezza a Gaza. L'esercito israeliano (IDF) si ritirerà fino alla Linea Gialla indicata nelle mappe dell'accordo entro le prossime 24 ore, al termine delle quali Hamas dovrà rilasciare tutti gli ostaggi vivi entro 72 ore. Quindi "lunedì o martedì", come ha annunciato un raggiante Donald Trump aprendo la riunione di governo alla Casa Bianca, dopo aver portato a casa mercoledì notte l'accordo tra Israele e Hamas sulla prima fase del piano per la pace a Gaza.

"Gli ostaggi dovrebbero essere rilasciati lunedì o martedì", ha detto ai suoi nel giorno della storica firma, mentre prepara le valigie per volare in Medio Oriente. In Israele e in Egitto, è l'ipotesi, dove rivendicherà il suo traguardo nella cerimonia ufficiale sull'intesa. Un traguardo che è stato proprio lui ad annunciare al mondo, con un post su Truth, preparato in anticipo per essere il primo a renderlo noto. Con la complicità del suo Ministro degli Esteri, Marco Rubio, che poco prima gli aveva passato un 'pizzino' annunciandogli come l'accordo fosse ormai 'vicinissimo'. 

L'intesa, firmata venerdì a Sharm el Sheikh dopo vari giorni di negoziati indiretti, mediati da Egitto, Qatar e Turchia con la supervisione USA, è il colpo diplomatico più importante di The Donald, forse più degli Accordi di Abramo del primo mandato, che ora spera di allargare, presentandosi al mondo come peacemaker col sogno di vincere il Nobel e passare alla storia. "Abbiamo messo fine alla guerra, penso che porterà a una pace durevole", ha spiegato il tycoon ai suoi ministri, aggiungendo che proverà ad andare in Egitto per la cerimonia della firma ufficiale. Un viaggio atteso per domenica e che dovrebbe includere anche Israele, dove potrebbe essere il primo presidente americano a parlare alla Knesset. L'invito è arrivato dal Premier Benjamin Netanyahu nella loro telefonata dopo la svolta diplomatica. Una conversazione "molto emozionante e calorosa", ha riferito Bibi, aggiungendosi nuovamente poi al crescente coro di voci (NYT compreso) per assegnare a Trump il tanto agognato Nobel per la Pace. Forse sarà solo per il prossimo anno, se l'accordo tiene e verrà implementato nella seconda e più difficile fase in tutti i suoi 20 punti: dal disarmo di Hamas alla ricostruzione e alla governance di Gaza, dal ritiro completo dell'esercito israeliano (Idf) dalla Striscia all'insediamento di una forza di pace internazionale (probabilmente sotto egida Onu).

Tutti aspetti postbellici esaminati dai ministri degli Esteri di paesi occidentali (Tajani per l'Italia) e arabi in un vertice a Parigi, da dove Emmanuel Macron ha messo in guardia contro l'accelerazione della colonizzazione della Cisgiordania, "una minaccia esistenziale per lo Stato di Palestina" e "contraria non solo al diritto internazionale ma anche al piano americano". Ma sulla soluzione dei due Stati per ora Trump rimane vago: "Non ho un'opinione precisa, mi atterrò a ciò che concordano". L'Egitto intanto si prepara ad ospitare una conferenza sul futuro della causa palestinese, mentre i ricchi paesi arabi parteciperanno alla ricostruzione di Gaza, come ha annunciato il tycoon, ringraziando nuovamente i leader di Qatar, Egitto e Turchia e sottolineando in particolare il ruolo "grandioso" di Erdogan nella mediazione con Hamas. Trump si è detto pronto anche a collaborare con l'Iran (paese che sostiene i miliziani palestinesi) dopo che Teheran ha riconosciuto di essere a favore dell'accordo di pace, sostenuto anche da Vladimir Putin. Ora tutta l'attenzione è puntata sullo scambio dei prigionieri: da un lato i 48 ostaggi israeliani, di cui 20 vivi, e dall'altro 1.950 palestinesi detenuti, tra i quali 250 ergastolani. Israele però ha messo il veto su Marwan Barghouti e Ahmad Saadat. Saranno restituiti anche i corpi di 360 miliziani di Hamas, ma non quelli dei fratelli Yahya e Mohammed Sinwar.

L'esercito israeliano manterrà comunque il controllo di circa il 53% del territorio di Gaza, ha precisato la portavoce del governo. L'ottimismo è diffuso in tutta la comunità internazionale, come la gioia esplosa tra i residenti della Striscia e gli israeliani, a partire dalle famiglie degli ostaggi. E Trump gongola all'idea di riuscire dove finora non era riuscito nessun presidente americano.

Gli ostaggi israeliani prigionieri a Gaza "torneranno lunedì" e "Hamas li sta radunando in questo momento". Lo ha dichiarato ai cronisti il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nello Studio Ovale. "Ci sono circa 28 morti, alcuni stanno venendo recuperati mentre parliamo", ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti, che nei prossimi giorni visiterà Israele, dove parlerà alla Knesset, e l'Egitto. "Tutti vogliono che questo accordo avvenga. C'è consenso sulle prossime fasi del piano per Gaza", ha concluso Trump.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha espresso fiducia nella tenuta del cessate il fuoco a Gaza tra Israele e il movimento islamista Hamas. "Reggerà. Credo che reggerà. Sono stanchi di combattere", ha dichiarato ai cronisti Trump, che ha confermato l'intenzione di recarsi questo fine settimana in Israele e in Egitto.

Un alto funzionario di Hamas ha affermato che domani inizierà l'ingresso di aiuti umanitari e altri beni di prima necessità nella Striscia di Gaza. Lo riferisce Haaretz, riportando che i mediatori hanno informato Hamas che la fornitura inizierà domani e che i rifornimenti includeranno gas e altri combustibili. Inoltre i mediatori hanno contattato la Israel Electric Corporation per prepararsi a riprendere la fornitura di energia elettrica all'enclave. Infine, il valico di Rafah sarà aperto ai civili in entrambe le direzioni a metà della prossima settimana.

Si terrà a Sharm el Sheikh lunedì pomeriggio la cerimonia della firma dell'accordo tra Israele e Hamas. Lo hanno confermato all'Adnkronos fonti informate, secondo cui nella  stessa località egiziana sul mar Rosso - dove nei giorni scorsi si  sono tenuti i negoziati sulla prima parte del piano americano - si  terrà il summit che Donald Trump vuole avere con alcuni leader europei - tra cui l'Italia - e arabi, che dovrebbe servire a consolidare il  sostegno internazionale al suo piano per Gaza, in particolare per  quanto riguarda la fase successiva della governance, della sicurezza e della ricostruzione della Striscia. Il vertice dovrebbe tenersi sempre lunedì pomeriggio.

L'Associazione della stampa estera (FPA), che rappresenta centinaia di operatori dei media, ha chiesto a Israele di consentire l'ingresso dei giornalisti stranieri a Gaza, ora che il cessate il fuoco è in vigore. “Con la cessazione dei combattimenti, rinnoviamo la nostra urgente richiesta a Israele di aprire immediatamente le frontiere e consentire ai media internazionali un accesso libero e indipendente alla Striscia di Gaza”, ha affermato. “Queste richieste sono state ripetutamente ignorate, mentre i nostri colleghi palestinesi hanno rischiato la vita per fornire un'informazione instancabile e coraggiosa da Gaza”. Negli ultimi due anni la Fpa ha chiesto ripetutamente di poter accedere a Gaza, ma Israele ha negato l'ingresso ai giornalisti stranieri nell'enclave assediata. Il 23 ottobre la Corte Suprema israeliana esaminerà la richiesta di accesso presentata dalla Fpa, ma l'associazione ha affermato che “non c'è motivo di aspettare così a lungo”. “Basta con le scuse e le tattiche dilatorie. Le restrizioni alla libertà di stampa devono finire”.

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