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Riforme, audizione della presidente della Regione nella commissione speciale per la legge Statutaria,

Cagliari, 2 Ott 2025 - La commissione speciale sulla legge statutaria e sulle norme di attuazione dello Statuto, istituita con l’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio regionale nella seduta dello scorso 12 agosto, ha aperto il ciclo di audizioni riservato ai presidenti della Regione.

Il presidente del Consiglio, Piero Comandini che, presiede anche la commissione speciale alla quale partecipano tutti i capigruppo, nel suo intervento di apertura lavori ha ribadito i compiti e gli obiettivi della commissione, evidenziandone la portata politica e auspicando il coinvolgimento dell’intera società sarda sia nella cosiddetta fase di ascolto che in quelle di elaborazione della proposta di legge statutaria. «Vogliamo scrivere insieme – ha affermato il presidente Comandini – la nuova legge Statutaria per il popolo sardo». Non sono mancati i riferimenti al ritardo di oltre 20 anni con il quale si procede per la definizione della forma di governo e la necessità di introdurre norme che garantiscano una maggiore partecipazione popolare, ad incominciare da quelle che regolano i referendum su base regionale e la presentazione delle proposte di legge di iniziativa popolare.

Riguardo alle norme di attuazione, a proposito delle quali la commissione è chiamata ad avviare una ricognizione e un’analisi per l’individuazione degli ambiti e dei settori che necessitano prioritariamente dell’adozione delle norme di attuazione dello Statuto speciale, il presidente ha ribadito la volontà di collaborare con la commissione paritetica Stato-Regione ed ha sostanzialmente escluso una sovrapposizione, se non anche una sostituzione, dei rispettivi ruoli.

La presidente della Regione, Alessandra Todde, è entrata nel merito delle questioni fin dalle prime battute del suo intervento e nel ricordare l’approvazione ormai datata dello Statuto di Autonomia, 1948, ha ribadito la necessità di una rivisitazione della Carta fondamentale dei Sardi.

«E’ importante ragionare su un nuovo Statuto – ha dichiarato la presidente – e non soltanto della nuova legge Statutaria».

La leader della coalizione al governo della Regione ha quindi ripercorso l’evolversi del confronto che sulla materia si è sviluppato con il Governo di Roma, nell’ultimo anno e mezzo di legislatura regionale, ed ha sottolineato come il tavolo istituzionale, attivato dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, abbia elaborato una proposta-bozza di Statuto condivisa da tutte e cinque le Regione ad autonomia speciale. Successivamente, così ha spiegato la governatrice, il ministero ha proceduto con confronti bilaterali ma al momento, non è stato attivato, quello con la Regione Sardegna, mentre altre regioni, come il Trentino Alto Adige, hanno già ottenuto le modifiche statutarie attese.

L’esigenza di rafforzare prerogative e competenze della Regione, a giudizio della Todde, è una necessità non più derogabile, anche alla luce delle crescenti tendenze accentratrici da parte dello Stato che, in nome delle riforme di grande interesse economico e sociale, limita le competenze statutarie primarie riconosciute all’Isola in materie fondamentali e strategiche per lo sviluppo e la crescita della Regione.

Riguardo alla legge Statutaria, il principio guida resta quanto contenuto nel piano regionale di sviluppo, dove sono stati declinati gli obiettivi di legislatura, ad incominciare dalla revisione dello Statuto e della legge Statutaria, insieme con una nuova legge elettorale e una nuova organizzazione regionale attraverso la revisione delle leggi regionali n. 1/77 (definisce tra le altre le competenze della Giunta, della presidenza e dei singoli assessorati) e la n.31/98 (disciplina il personale regionale e l’organizzazione degli uffici).

A questo proposito, la presidente, ha comunicato alla commissione che la Giunta ha già avviato i lavori per la predisposizione di testi legislativi.

Per quanto attiene la Statutaria si è partiti dal testo approvato nel 2007 mentre gli elementi sui quali intende intervenire, con quello che nel Piano regionale di sviluppo è chiamato “cantiere riforme”, possono essere così riassunti: la forma di governo (elezione diretta o meno del presidente della Regione); rendere più rispondenti alle attuali necessità politiche le norme che regolano l’attribuzione delle competenze dei singoli assessorati; il rafforzamento del ruolo del Consiglio con il riconoscimento di strumenti che garantiscano un controllo e un monitoraggio più incisivo su quanto contenuto nelle dichiarazioni programmatiche; il rafforzamento del parere obbligatorio del Consiglio su materia definite strategiche; maggiori strumenti per garantire una più ampia partecipazione popolare; disciplinare i poteri nel cosiddetto periodo elettorale transitorio; favorire una distinzione chiara tra i compiti della politica e quelli dell’amministrazione; nuove norme sull’ineleggibilità, l’incompatibilità e il conflitto di interesse; più strumenti per misurare la qualità e l’attuazione della produzione legislativa.

La presidente nella parte conclusiva del suo intervento ha quindi esposto gli schemi di decreto legislativo sui quali è al lavoro l’esecutivo regionale perché siano definiti con le norme di attuazione, nella commissione paritetica Stato-Regione. Tra queste sono considerate prioritarie quelle in materia di acque pubbliche, la vigilanza sulle cooperative; gli usi civici; la continuità territoriale aerea e marittima; le competenze sul personale per il comparto unico e la disciplina speciale per la transizione energetica.

Il capogruppo del Pd, Roberto Deriu, ha insistito sulla importanza dell’ascolto e sulla necessità di garantire il coinvolgimento della società sarda nel processo delle riforme. Nel merito delle questioni, il capogruppo del partito di maggioranza relativa, ha posto in evidenza l’opportunità di valutare con attenzione le conclusioni del confronto in atto sulla modifica degli Statuti delle Regioni ad autonomia speciale e dunque nel procedere con la elaborazione della legge Statutaria. Riguardo alla forma di governo, l’onorevole Deriu si è detto convintamente a favore della elezione diretta del presidente della Regione ed ha introdotto il tema della relazione tra governo regionale e burocrazia.

A favore dell’elezione diretta del presidente della Regione si è detto anche il capogruppo di FdI, Paolo Truzzu, che ha però ribadito l’opportunità di un bilanciamento tra i poteri dell’esecutivo e quelli dell’assemblea regionale e tra le competenze regionali e quelle attribuite al sistema degli Enti Locali. Il capogruppo di Fratelli d’Italia ha svolto inoltre una serie di considerazioni sulla legge elettorale, per affermare che quella attuale “consente l’elezione di leader politici locali e che dunque la mancanza di una visione politica più alta e più generale, che talvolta si registra nell’assemblea, è strettamente correlata alle regole in vigore per l’elezione del Consiglio”. Riguardo alla riforma dello Statuto, Truzzu ha manifestato perplessità sulla rapida realizzazione della stessa ed ha quindi invitato la commissione a procedere con la Statutaria e con il lavoro sulle norme di attuazione, alcune delle quali sono state definite “non più rinviabili”.

La capogruppo di Avs, Maria Laura Orrù, ha auspicato “un recupero dello spirito autonomistico” per la riscrittura dello Statuto speciale, garantendo il più ampio coinvolgimento della società sarda ed in particolare dei giovani. L’approvazione della Statutaria e delle leggi considerate all’interno del cantiere delle riforme, come la legge 1/77, a giudizio della consigliera della sinistra, dovrebbe avvenire in termini quanto più condivisi. Mentre una sottolineatura particolare è stata riservata al tema dell’astensionismo: «Dobbiamo per primi fare autocritica, domandandoci quali siano le ragioni profonde per le quali non riusciamo ad assicurare il coinvolgimento di tanti nostri concittadini».

«Attribuire priorità alla legge Statutaria, perché è interamente nelle nostre mani», è stata invece, la posizione espressa dal capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, che non ha mancato di evidenziare, con riguardo all’ipotizzata riforma dello Statuto, come sia opportuno concentrare le attenzioni ed il confronto politico sui tempi condivisi tra tutte le forze politiche. Più in generale, l’esponente della maggioranza, ha evidenziato lo storico ritardo con il quale si procede all’aggiornamento delle leggi che possono considerarsi di riforma della Regione ed ha affermato: «Nei fatti, siamo fermi alla Regione del dopoguerra». La modifica del rapporto tra Giunta e Consiglio – a giudizio di Agus – deve procedere di pari passo con la revisione della legge elettorale.

Il capogruppo dei Riformatori, Umberto Ticca, ha insistito sul coinvolgimento della società sarda nel processo delle riforme ed ha invitato ad una riflessione sul ruolo che il Consiglio potrà esercitare nelle dinamiche di modifica costituzionale. L’esponente della minoranza si è detto a favore dell’elezione del presidente della Regione ed ha affermato che la nuova legge elettorale dovrà riflettere quale dovrà essere, sul piano politico, il tipo di Consiglio che si vuole tratteggiare. Ma ciò che invece è da fare senza indugio – ha concluso Ticca – è procedere con le norme di attuazione, prendendo spunto anche dai positivi risultati conseguiti da altre Regioni a Statuto Speciale.

L’ultimo intervento dei capigruppo è stato quello di Antonello Peru (Sardegna al centro-Venti\20) che con tono provocatorio ha rilanciato la sfida delle riforme: «Siamo davvero convinti che l’attuale Consiglio abbia la volontà di realizzarle? Di aggiornare lo Statuto? Scrivere la legge Statutaria? Ammodernare l’organizzazione regionale e la gestione del personale?». Con riguardo alle norme di attuazione, il capogruppo dei centristi ha detto di condividere le priorità indicate ma ha invitato la Giunta a porre come premessa del suo operare nel confronto con lo Stato un concetto semplice e chiaro: «Lo Stato dia alla Sardegna ciò che gli spetta».

Nell’intervento di conclusione dei lavori, il presidente Piero Comandini, ha confermato la volontà ferma di procedere con la legge Statutaria: «Dal 2001 è nelle facoltà del Consiglio disegnare la forma di Governo e riequilibrare poteri e funzioni del sistema istituzionale regionale ma fino ad ora ci si è limitati alla sola legge elettorale. E’ il tempo di assumerci la responsabilità politica che ci appartiene e contribuire a fermare il declino dell’istituzione autonomistica». Red

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