Cagliari, 17 Sett 2025 – La seduta pomeridiana di ieri è stata aperta dal Presidente Piero Comandini che, dopo le formalità di rito, ha dato la parola al capogruppo del Pd, Roberto Deriu, primo firmatario della proposta di legge n.59 sul suicidio medicalmente assistito.
L’esponente della maggioranza, in apertura del suo intervento, ha invitato i colleghi a riflettere sul significato del termine agonia, proveniente dal greco antico, che significa lotta contro la morte, contro un tormento prolungato. È questo, ha rimarcato Deriu, il tema affrontato dalla legge, lo stesso su cui riflette la scienza medica che discute sul limite che separa la vita dalla morte. «Si sostiene che il punto di vista del medico è quello di prolungare la vita – ha detto Deriu – ma se quella dei medici che dedicano la loro esistenza a salvare la vita altrui è un’ideologia, perché allora sono proprio i medici, nella stragrande maggioranza, ad affrontare il tema in cui l’agonia si conclude con la vittoria della morte?». Il capogruppo ha poi ricordato la decisione della Corte Costituzionale che «ha voluto fornire al legislatore il senso di quel limite, e cioè la possibilità di proseguire la lotta contro la morte. Abbiamo ascoltato la legittima opinione si chi sostiene che la Corte abbia dato indicazioni alla legislazione statale”.
Di diverso avviso Fausto Piga (FdI) che ha annunciato il voto contrario del suo gruppo alla proposta di legge: «Voglio prendere le distanze da questo modo di legiferare che definirei sciacallaggio politico – ha detto Piga – credo che la decisione sul fine vita sia soggettiva. Se volevate portare questo tema in aula potevate farlo con un’iniziativa per stimolare il legislatore nazionale.
Una voce contraria alla proposta di legge si è alzata anche dai banchi della maggioranza conLorenzo Cozzolino (Orizzonte Comune): «Intervengo con rispetto per la delicatezza del tema. Comprendo le motivazioni dei colleghi della mia maggioranza. Facciamo parte di una coalizione ampia che ha messo insieme posizioni diverse, Questa è una ricchezza, ma allo stesso modo rivendico il diritto di rispondere alla mia coscienza che mi porta a esprimere dissenso. La mia fede cattolica mi ha trasmesso principi che ho sempre onorato nella vita privata, nella professione e nel mio impegno politico”.
Favorevole alla proposta di legge invece il collega Salvatore Cao (Orizzonte Comune) che, in apertura del suo intervento, ha richiamato un detto sardo: Cando lompia est s’ora benit s’accabbadora (quando arriva il momento entra in scena la figura de s’accabadora). «Tutti abbiamo sentito parlare di questa donna misteriosa che, in passato, veniva chiamata per porre fine alle sofferenze dei malati terminali. E’ il simbolo della consapevolezza con cui da sempre in Sardegna abbiamo affrontato il tema del confine tra la vita e la morte. Su questo argomento i nostri antenati erano molto avanti. Occorre guardare oltre l’ideologia. Di fronte a chi soffre non c’è né destra né sinistra ma solo umanità».
Per Francesco Agus (Progressisti) «il tema merita rispetto, non può essere banalizzato e strumentalizzato. Questa assemblea legislativa non può avere paura di parlare di politica. E’ un argomento che entra nella carne viva delle persone. Anche per questi motivi non conviene a nessuno strumentalizzare. Sono temi su cui pesa più la coscienza che l’appartenenza politica su cui la società discute da sempre. Lo dice la storia, basta a pensare al referendum sul divorzio, il Paese mostrò un’opinione più avanzata rispetto ai partiti. Lo stesso avvenne in materia di aborto. Oggi siamo di fronte a un monumento all’ignavia della politica. Sto parlando di quello che non è avvenuto negli ultimi 20 anni in Italia, anche quando governavano maggioranze che sostenevo.
Agus ha poi ricordato il percorso che ha portato la Corte Costituzionale a esprimersi sul fine vita: «È avvenuto grazie all’atto di Marco Cappato che accompagnò Dj Fabo in Svizzera in una clinica dove si praticava il suicidio assistito. La Corte Costituzionale ha stabilito che aiutare un paziente a morire non è reato in presenza di precise condizioni. Non si è legittimata l’eutanasia, non si parla di pazienti terminali, non si parla di persone incapaci di intendere e volere. Si parla di pochi casi ben definiti».
Favorevole alla legge anche Michele Ciusa (M5S): «Discutiamo un tema che coinvolge tutti i cittadini. E’ sbagliato trasformare la discussione in uno scontro politico, la questione riguarda la coscienza personale di ognuno di noi. Per questo voterò a favore. La libertà del singolo non può essere ostacolata. Non ho dubbi che la vita debba essere sempre rispettata. Alleviare le sofferenze delle persone è una forma di rispetto. Oggi siamo chiamati a riflettere sul significato della morte. Rispettare al vita di una persona significa rispettare la sua capacità di autodeterminazione. La vita non può esser una tortura. Chi può decidere se non lo stesso individuo se una vita è dignitosa. Io non ho una risposta, la scelta spetta al singolo individuo. Questa legge non esprime giudizi sulla vita o sulla morte ma è una scelta di libertà. Solo chi vive sulla sua pelle determinate condizioni di vita sa quale sia il limite di un’esistenza dignitosa. Oggi diamo all’individuo la possibilità di compiere una scelta libera e consapevole».
Per Alessandro Pilurzu (Pd) il tema va affrontato con profondo senso di responsabilità. «Non discutiamo una semplice proposta di legge ma uno dei temi più importanti che riguarda il diritto all’autodeterminazione delle persone. Questa legge è un risposta a chi in condizioni di salute irreversibili chiede di poter scegliere. Questo Consiglio non può continuare ad ignorare la sofferenza dei cittadini, aspetto che il vuoto normativo nazionale non è riuscito a colmare. Possiamo farlo noi con una legge che stabilisce procedure chiare, che da indicazioni al sistema sanitario, che non impone ma permette. E’ una legge di civiltà, dobbiamo avere il coraggio di ascoltare la voce di chi soffre. Siamo qui per fare una scelta difficile ma necessaria».
Contrario invece Antonello Peru (Sardegna al Centro 20Venti): «Dietro questa proposta di legge ci sono drammi, lacrime, sofferenze familiari. Proprio per questo la questione va affrontata con la massima responsabilità. Dobbiamo chiederci quale messaggio stiamo scrivendo. Legalizzare il suicidio assistito significa dire che di fronte al dolore estremo la soluzione è la resa. È un messaggio devastante. Quando la partita diventa difficile ci dobbiamo arrendere. La mia preoccupazione maggiore è per chi non ha voce, penso all’anziano che si chiede se è diventato un peso, al malato cronico che si pone il problema delle cure. Siamo certi che questa scelta non sia dettata da un’esigenza sociale.
Il consigliere Gianluca Mandas (M5S) ha definito il fine vita “come un tema sensibile che colma un gap importante col mondo che sta fuori”, evidenziando come, nella società il suicidio medicalmente assistito sia un argomento particolarmente sensibile, attuale e che va oltre le appartenenze. A giudizio di Mandas, il provvedimento all’esame dell’Aula riconosce “a ciascuno la libertà di scegliere la risposta quando il dolore diventa più grande del corpo”. Un ulteriore sottolineatura ha riguardato “la dignità delle persone, insieme alla libertà di poter scegliere secondo coscienza”. «Niente ideologie – ha concluso l’esponente della maggioranza – niente dicotomie, la morte non è il contrario della vita ma semmai della nascita e con il favore a questa legge, scegliamo di consentire a chi lo sceglierà di farsi accompagnare alla fine con dignità».
A favore anche l’intervento della capogruppo di AVS, Maria Laura Orrù che insieme a quello della commissione ha ricordato l’impegno e il lavoro dell’associazione Luca Coscioni. La Orrù ha sottolineato in termini critici il cosiddetto accanimento terapeutico («talvolta l’attaccamento alla vita comporta sofferenze insostenibili») ed ha affermato che la proposta di legge in discussione “guarda dritto negli occhi a ciò che accade nella nostra società”. «Il nostro dovere – ha insistito l’esponente della maggioranza – è offrire un testo che riconosca il diritto alla libertà di scegliere il proprio destino e non si impone alcuna scelta». «La Sardegna – ha concluso la consigliera della sinistra - si assuma la responsabilità di dare un sostegno a chi attraversa sofferenze enormi e insostenibili».
Dai banchi dell’opposizione, si è detto a favore della legge (a titolo personale) il consigliere di Forza Italia, Gianni Chessa, che ha definito il provvedimento come “un’opportunità per favorire apertura mentale e un cambio culturale”. Il consigliere di Fi ha insistito sulla “possibilità di scelta che deve essere garantita ai malati terminali” e a quanti si trovano costretti a restare in vita “in condizioni di sofferenza estrema”. «Su questi temi – ha affermato Chessa – la religione non c’entra e questa legge è una conquista sociale come lo sono state il diritto all’aborto e alla cremazione».
Il consigliere Sebastian Cocco (UpT) ha svolto alcune considerazioni generali sul tema della vita o sul diritto al fine vita, evidenziando il cambio di paradigma che oggi pone al centro all’individuo, rispetto ai tempi in cui la vita era considerata di Dio o anche dell’Imperatore. «Oggi – ha spiegato l’esponente della maggioranza – dobbiamo concentrarci sul garantire diritti a chi non ha più una vita con dignità perché vive nella sofferenza di un male incurabile». Il consigliere ha quindi fatto riferimento ad un caso personale e professionale per ribadire la fragilità e la farraginosità delle norme nazionali nonché alle difficoltà per dare seguito alle volontà dei pazienti». «Quest’Aula – ha concluso l’esponente della maggioranza – deve concentrarsi sui valori della dignità, della libertà e dell’autodeterminazione».
Il consigliere Antonio Solinas (Pd) si è detto a favore del provvedimento ed ha evidenziato la delicatezza del tema oggetto del dibattito, affermando con nettezza che “il confronto non può trasformarsi in uno scontro ideologico perché tutti abbiamo a cuore il valore della vita umana”. Sul punto, il consigliere dei democratici ha fatto riferimento con tono polemico a chi “oggi tace davanti al genocidio in Palestina e agli attacchi ai civili in Ucraina”. Solinas ha parlato di “limbo normativo” con riferimento alle difficoltà cui vanno in contro “quei pazienti che nella sofferenza chiedono di poter scegliere sulla propria vita”. «Non imponiamo obblighi a nessuno – ha concluso l’esponente della maggioranza – e il nostro obiettivo è quello di garantire la dignità della persona umana».
Critico l’intervento del consigliere di Sardegna Venti\20, Alberto Urpi che ha più volte denunciato l’incostituzionalità della norma in discussione. L’esponente della minoranza ha parlato di “demagogia” riferendosi alla decisione della maggioranza “di portare all’approvazione del Consiglio un provvedimento che viola le competenze legislative della Regione”. «Avrei votato a favore di un ordine del giorno o di una mozione che impegnasse il Parlamento italiano a legiferare sul fine vita – ha affermato Urpi – ma oggi dico no ad una norma che si sa già che sarà impugnata dal Governo e cassata dalla Corte Costituzionale».
A favore del provvedimento si è espresso Alessandro Solinas (M5S), che ha ricordato la presentazione, da parte dell’allora opposizione, di una proposta di legge, analoga a quella in discussione, sul tema del fine vita e del suicidio medicalmente assistito. A giudizio dell’esponente dei 5 Stelle, il dibattito in Consiglio, arriva “in fortissimo ritardo rispetto ai tempi della società che ha già assunto una posizione su questo delicato argomento”. Solinas ha escluso rischi di incostituzionalità della norma in approvazione ed ha invitato l’assemblea ad un atto di “responsabilità e coraggio”, lasciandosi alle spalle “una pesante zavorra culturale che troppe volte ha inquinato decisioni, causando sofferenze indicibili”.
Il consigliere di Forza Italia, Ivan Piras, ha ricordato le tante sensibilità culturali e politiche che caratterizzano il confronto su “un tema che tocca la coscienza di ciascuno” come il fine vita ed ha affermato che all’interno di Forza Italia “coesistono posizioni differenti ma che è prevalente l’aspetto della libertà di coscienza”. Piras ha quindi fatto riferimento al dibattito in corso al Senato, proprio sul fine vita, ed ha ricordato lo sforzo delle forze politiche di ricercare un sintesi sul testo. «Rimangono le perplessità circa il perimetro normativo nel quale agiamo - ha concluso il consigliere di Fi – e non nascondiamo la perplessità che si possa sconfinare nell’impugnazione così come accaduto ad altre regioni, Toscana e Friuli Venezia Giulia in testa, che hanno già legiferato sul fine vita».
Per Alice Aroni (gruppo misto) oggi in aula c’è uno spettacolo indecoroso. Qui non si svolge un reale dibattito – ha detto - ma una commedia messa in scena dalla maggioranza. Questa PL ha bisogno di un altro periodo di riflessione. Questa sarà l’ennesima legge che sarà impugnata. È una cortina fumogena su temi che non sono di competenza regionale.
Giuseppino Canu (Sinistra futura) ha affermato che questa PL colma un vuoto normativo. E’ giusta la vita – ha chiesto - quando diventa sofferenza insostenibile? Ogni persona deve poter scegliere di dire “basta”. Questa PL è un provvedimento di dignità della persona, pone criteri, non ci sono scorciatoie e non sono possibili interpretazioni estensive. È una buona legge.
Molto critica Cristina Usai (Fratelli d’Itali): questa PL, organizzando tempi e modalità del suicidio medicalmente assistito, vuole far passare come prestazione sanitaria un servizio che pone fine alla vita. Per Usai le criticità del testo sono tante. Anche le tempistiche trasformano tutto in un adempimento a scadenza. Siamo sicuri - ha chiesto - che questa corsa contro il tempo sia compatibile con il tempo del ripensamento? Anziché organizzare il suicidio assistito, la priorità dovrebbe essere quella di creare un piano per le cure palliative. E’ necessario aprire un confronto. La vita va affrontata con speranza fino all’ultimo momento.
Per Francesca Masala (FdI) questo tema, profondamente umano, non può essere affrontato con superficialità. Le criticità sono molte a partire dal fatto che si attribuisce alla Regione un potere che non le compete. Meglio puntare sulle cure palliative, la legge esiste già ma è ancora troppo poco applicata. Noi dovremmo focalizzarci su questo tema per aiutare i pazienti a vivere, non aiutarli a morire. Quindi la priorità è dare piena attuazione alle cure palliative. Nessun paziente deve sentirsi costretto a chiedere la morte. La vita merita di essere accolta, accompagnata e difesa.
Camilla Soru (Pd) ha detto di rispettare tutte le posizioni. Quando si parla di fine vita - ha specificato - non si parla di pazienti terminali ma stiamo parlando di persone che vivono una condizione di sofferenza insopportabile con mancanza di dignità. Questa PL è una legge di libertà che permette di scegliere il proprio destino. Sulla paventata possibilità della legge di essere impugnata la Soru è stata chiara: “Non sappiamo cosa succederà ma noi non ci stiamo sostituendo al Parlamento. Stiamo solo chiarendo come si applica la decisione della Corte Costituzionale. E la Corte costituzionale con una sentenza ha già deciso, noi con questa legge fissiamo tempi e modi di applicazione. L’importante è non temporeggiare. Il nostro compito è anche quello di stimolare il governo nazionale, lo dovrebbero fare tutte le regioni. Quando la vita non è più vita bisogna che ci sia la possibilità di scegliere. Noi non parliamo di morte ma di libertà. Questa PL è un atto coraggioso per la dignità e l’autodeterminazione.
Valdo Di Nolfo (Uniti per Alessandra Todde) ha detto che l’approvazione di questa legge è un passo storico. Solo la regione Toscana ha legiferato in materia e ora anche la Sardegna si appresta a licenziare un testo sull’autodeterminazione e sulla dignità. È un segnale forte che apre una nuova stagione di diritti. Un atto di grande coraggio e civiltà verso chi versa in condizioni di sofferenza estrema che non genera discriminazioni anche economiche.
Il capogruppo di FdI, Paolo Truzzu, ha sottolineato che non si può parlare di un approccio ideologico, ma di una differenza tra chi ha una sensibilità diversa. Non c’è, ha detto, da parte nostra la volontà di strumentalizzare il tema, ma di affrontarlo e dire ciò che pensiamo. Per Truzzu la discussione in corso “non è una lotta tra chi vuole affermare il diritto alla libertà e chi lo vuole negare”. Il consigliere, leggendo due lettere di pazienti con orientamento opposto, ha sottolineato che il dibattito non è tanto semplice o dicotomico. Truzzu ha sottolineato che la Corte costituzionale ha ribadito che non esiste un diritto alla morte, anche se è possibile in determinati casi, e ha ribadito il diritto alla vita. C’è sicuramente, secondo il relatore, la necessità di fare tutto il possibile per lenire la sofferenza dei pazienti ed evitare che si sentano abbandonati”.
È quindi intervenuto l’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi, che ha sottolineato come, quello di oggi, sia un dibattito tra i più complessi in cui ci sono questioni etiche e di sensibilità. “Ci sono stati degli spunti estremamente competenti che meritano riflessioni”, ha detto, sottolineando che il “target” di questa legge non sono i malati terminali, per i quali esiste già la norma nel rapporto medico paziente. “Credo di aver accompagnato al fine vita centinaia di pazienti” e ha aggiunto che non ha mai avuto la necessità di una norma per lasciare andare un paziente e neanche il padre. “Il target di questa legge è molto selettivo” e ha aggiunto che non si parla di cure palliative, ma di persone che magari non soffrono, ma che da vent’anni sono attaccato a una macchina. Chi tutela il paziente che vuole staccare la spina? Chi tutela chi stacca la spina? Per tutti gli altri, secondo Bartolazzi, c’è il rapporto tra medico e paziente. L’assessore si è detto d’accordo che nelle more che il Governo centrale faccia una legge le Regioni si occupino del tema.
Il presidente Comandini ha messo in votazione il passaggio agli articoli, che è stato approvato. Il presidente ha convocato la VI commissione per domani alle 10 per l’esame degli emendamenti e per le 12 il Consiglio. La seduta è stata chiusa. Com
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