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Putin continua a prendere in giro il mondo intero e nel frattempo attacca di giorno e di notte il territorio ucraino. E nel frattempo, tra mille chiacchiere, la Nato benedice le garanzie a Kiev ma il criminale di guerra Putin non è contento.

Kiev, 21 Ago 2025 - Mentre è in corso lo sprint per arrivare in fretta (7-10 giorni) ad una prima bozza sulle garanzie di sicurezza da offrire all'Ucraina, i capi di Stato maggiore della Nato si sono riuniti in videoconferenza per ascoltare un "aggiornamento" del nuovo Comandante Supremo in Europa, il generale Alexus Grynkewich, ed essenzialmente 'benedire' lo sforzo profuso dalla Coalizione dei Volenterosi. A guidare, infatti, sono Parigi e Londra (ora assistite da Washington), con la Nato a fare da raccordo, date le implicazioni per la sicurezza europea. Mosca ha percepito il cambio di passo e non lesina il fuoco di sbarramento: "Discutere di garanzie senza di noi è una strada che non porta da nessuna parte".
I vertici militari alleati - in quella che il presidente del Comitato Militare Giuseppe Cavo Dragone ha descritto come una discussione "ottima e franca" - hanno quindi espresso il loro "sostegno" ai Volenterosi così come al processo di pace innescato da Donald Trump. Un funzionario Nato ha precisato che l'Alleanza non è "direttamente coinvolta" nell'elaborazione dei piani militari - lo stesso Trump vuole tenerla separata il più possibile dal dossier ucraino - ma ha anche evidenziato come la cooperazione non può che essere "congenita". Il motivo è presto detto. Qualunque decisione alla fine venga presa dalle capitali, bisogna far sì che le eventuali forze dislocate - siano scarponi sul terreno o uso di altri effettivi - non minino l'efficacia dei piani difensivi alleati. Banalmente, se qualcuno invierà uomini o mezzi in Ucraina dovrà al contempo spiegare al generale Grynkewich come intende 'tappare il buco'. E questo fa capire quanto in realtà sia complessa l'operazione, specie per Paesi che contano forze armate già all'osso.
Mosca, dal canto suo, bombarda preventivamente. "Non possiamo accettare - ha detto il ministro degli Esteri Serghei Lavrov - che ora si proponga di risolvere le questioni di sicurezza, di sicurezza collettiva, senza la Russia. Non funzionerà. E sono sicuro che in Occidente, soprattutto negli Stati Uniti, comprendano perfettamente che sia un'utopia, una strada verso il nulla". Lavrov ha rispolverato poi l'ipotesi del 2022, naufragata insieme ai negoziati russo-ucraini ospitati dalla Turchia, secondo la quale a garantire la sicurezza dell'Ucraina dovrebbero essere "i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu", ovvero Russia e Cina, oltre a Usa, Francia e Gran Bretagna, secondo lui accettata a suo tempo anche dalla delegazione ucraina. Peccato che il Cremlino avesse in seguito preteso un diritto di veto su ogni intervento, rendendo di fatto inutile il meccanismo.
Detto questo, alla Nato fanno capire che gli scenari sul post tregua rimangono "aperti", proprio poiché non è chiaro al momento come si voglia trattare Mosca, se avrà una voce in capitolo sulle garanzie di sicurezza oppure sarà considerata parte avversa, alla quale imporre un piano già chiuso.
Militarmente parlando, è la differenza che intercorre tra il sole e la luna. Tra i corridoi delle istituzioni europee, invece, si sottolinea che sarà la Coalizione ad elaborare in piena autonomia lo schema delle garanzie, in parte per aumentare la pressione su Vladimir Putin e convincerlo a negoziare seriamente la fine della guerra. Il primo passo, in questo senso, è il bilaterale dello zar con Volodymyr Zelensky, per poi includere Trump in un secondo summit. Per Putin si tratta di un giro di boa delicato perché, se si sottrae, gli europei andranno in pressing sul presidente Usa sostenendo che si trattava solamente di un bluff.
Lavrov lo sa perfettamente e tenta di preparare il campo.
"Finora - ha rimarcato - abbiamo assistito a un'escalation piuttosto aggressiva da parte degli europei, a tentativi piuttosto goffi e in generale poco etici, di cambiare la posizione dell'amministrazione Trump e personalmente del presidente Usa, come abbiamo osservato durante la scorta europea a Zelensky a Washington". "In ogni caso - ha concluso - siamo pronti per qualsiasi formato ma quando si tratta di un vertice è necessario prepararlo con la massima attenzione in tutte le fasi precedenti". Traduzione: serve tempo.

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