Gaza, 8 Ago 2025 - La riunione di gabinetto per il voto sull'occupazione totale di Gaza decide su una guerra nella guerra, che divide la comunità internazionale e il Paese stesso.
Da un lato Netanyahu, il suo governo e la destra nazionalista. Portano sul tavolo la conquista totale, l'eliminazione di Hamas e il trasferimento dei palestinesi verso sud: a Rafah e Khan Younis. Liberando nord e centro della Striscia. E poi le posizioni radicali dei ministri Smotrich e Ben-Gvir che vorrebbero anche il blocco degli aiuti alla popolazione in emergenza umanitaria, allo scopo di fiaccare Hamas.
Dall'opposizione Lapid avverte Netanyahu: "Occupare Gaza è una pessima idea e la maggioranza del popolo non ti sostiene". Un sondaggio dell'Economist mostra che il 70 per cento degli intervistati vuole la fine della guerra e la liberazione degli ostaggi. L'accusa di chi dissente è che questa guerra non segue più logiche militari, solo politiche.
Sono appunto dubbi tecnici quelli del capo di stato maggiore Zamir, che solleva obiezioni verso un attacco su larga scala e propone invece raid mirati. Alcune stime suggeriscono che l'esercito, nel caso, dovrebbe raddoppiare le forze attuali. Risorse astronomiche per Amos Yadlin, ex capo dell'intelligence di Tel Aviv, per un assalto che, dice, condannerebbe gli ostaggi, chiusi nella Gaza sotterranea che per l'Idf resta un'incognita. Due ex-direttori del Mossad e dello Shin Bet parlano apertamente di una guerra diventata “ingiusta e inutile”. Assieme alla loro, la firma di altri 600, tra capi e funzionari d'intelligence.
Washington dà un sostanziale via libera, ma chiede l'apertura di altri punti di distribuzione degli aiuti fino a 16 aperti giorno e notte, non dell'Onu ma sempre della Gaza Humanitarian Foundation. Sullo sfondo, anche la stanchezza. Dopo oltre 670 giorni di guerra e la prospettiva di altri 5 mesi di intensi combattimenti.
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