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Commissioni Seconda e Sesta in seduta congiunta sul trasferimento di detenuti al 41 bis nel carcere di Uta.

Cagliari, 31 Lug 2025 - Si è tenuta oggi, presso il Consiglio regionale della Sardegna, la seduta congiunta della Seconda Commissione (Lavoro, Cultura e Formazione) e della Sesta Commissione (Sanità), convocata per discutere l’impatto della decisione del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di trasferire 92 detenuti sottoposti al regime del 41 bis nel carcere di Uta.

Una decisione grave e delicatissima, calata dall’alto, assunta senza alcun confronto preventivo con le istituzioni sarde, e destinata ad avere ripercussioni rilevanti su un sistema penitenziario regionale già segnato da gravi criticità: sovraffollamento, carenza di personale, condizioni ambientali estreme e gravi difficoltà nella gestione della sanità penitenziaria, la cui competenza, dal 1999, ricade sulle Regioni.

“Avevamo convocato in audizione tutti i soggetti coinvolti – tra cui i direttori degli istituti penitenziari, i direttori generali delle Asl, il provveditore regionale, il procuratore generale e la garante per i diritti delle persone private della libertà – per avviare finalmente un confronto pubblico, trasparente e responsabile su un tema di evidente interesse generale.

Tuttavia, registriamo con forte rammarico che il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria e i direttori delle carceri hanno ritenuto di non rispondere alla convocazione delle Commissioni consiliari. Si tratta di una decisione grave, che riteniamo non possa essere personale ma che in ogni caso deve essere riferita all’amministrazione della quale fanno parte, e che in ogni caso determina l’impossibilità, per un Consiglio regionale democraticamente eletto, di poter svolgere in piena autonomia le proprie funzioni di vigilanza, analisi e indirizzo su una questione che investe la sicurezza pubblica, la salute collettiva e l’equilibrio sociale di un’intera comunità.

Una decisione che pone ulteriori, e pesanti, interrogativi sullo stato del dialogo istituzionale tra lo Stato e la Regione Sardegna, o meglio sulla scelta dello Stato di sottrarsi a tale dialogo.

Ribadiamo con forza che la Sardegna non può essere trattata come terra di confino, né essere lasciata sola ad affrontare le conseguenze di scelte unilaterali. Il nostro sistema penitenziario e sanitario ha bisogno di risorse, personale, programmazione condivisa e rispetto istituzionale, non di decisioni imposte in assenza di trasparenza.

Chiediamo ancora una volta che il Ministro Nordio risponda alle richieste della Presidente della Regione, dia seguito alle interrogazioni parlamentari ancora inevase e avvii finalmente un confronto leale con le istituzioni sarde.

Il Consiglio regionale della Sardegna non farà un passo indietro. Su questi temi continueremo a vigilare, con determinazione e senso di responsabilità”. Com

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