Press "Enter" to skip to content

Dopo la Francia, il Regno Unito: “Sì allo Stato di Palestina”. I morti sono oltre 60mila. Ucciso dai coloni criminali il professore che aiutò il film premio Oscar “No Other Land”, l’esercito irrompe ai funerali. Trump smentisce Netanyahu: “A Gaza c’è fame vera”. 

Gaza, 30 Lug 2025 – Almeno 113 persone sono state uccise a Gaza da Israele nelle ultime 24 ore, riporta la Bbc in base a fonti sanitarie locali. 

Molte delle vittime sono morte mentre cercavano cibo e aiuto. Nella zona centrale di Nuseirat, almeno 30 persone sono state uccise: 14 erano donne e 12 i bambini. Almeno 14 persone sono state uccise nei pressi di un punto di distribuzione degli aiuti, 100 i feriti.

E tra questo sterminio di massa, anche il Regno Unito riconoscerà lo Stato palestinese a settembre, prima dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. 

Lo ha dichiarato il premier di Londra, Keir Starmer, al termine della riunione di emergenza del governo sulla situazione nella Striscia di Gaza. "A meno che il governo israeliano non adotti misure concrete per mettere fine alla terribile situazione a Gaza, raggiunga un cessate-il-fuoco, chiarisca che non ci sarà alcuna annessione in Cisgiordania e si impegni in un processo di pace a lungo termine che porti a una soluzione a due stati", ha proseguito il primo ministro britannico. Starmer ha ribadito che non c'è equivalenza tra Israele e Hamas e che le richieste del Regno Unito nei confronti del movimento integralista islamico restano invariate: devono rilasciare tutti gli ostaggi, firmare un cessate-il-fuoco, accettare di non avere alcun ruolo nel governo di Gaza e dintorni.

Con la proposta di sospendere parzialmente la partecipazione di Israele al programma Horizon Europe, la Commissione europea chiede al Parlamento europeo e al Consiglio europeo di bloccare l'accesso alle imprese e ai centri di ricerca israeliani che si candidano per i fondi a disposizione per loro dallo strumento dell'acceleratore del Consiglio europeo per l'innovazione. 

Questi fondi hanno stanziato per il periodo 2021-2027 del bilancio europeo 200 milioni di euro per finanziare la ricerca e lo sviluppo di strumenti per l'uso duplice sia per l'ambito civile e sia per quello militare. Gli investimenti erano destinati allo sviluppo di applicazioni nel campo dell'intelligenza artificiale, della cybersicurezza e dei droni.
Dall'inizio di Horizon Europe nel 2021, Israele ha beneficiato di poco più di 900 milioni di euro grazie al programma Horizon Europe. Dei 200 milioni stanziati attraverso l'acceleratore 135 milioni erano sotto forma di sovvenzioni e circa 65 milioni sotto forma di investimenti azionari. La proposta della Commissione non intacca al finanziamento della ricerca tramite le altre azioni del Consiglio europeo della Ricerca, il sostegno ai post-dottorati attraverso le azioni Marie Curie, o la ricerca collaborativa, dove le imprese e i centri di ricerca si uniscono a entità europee per realizzare progetti di ricerca applicata.

La proposta è formulata in base all'articolo 79 dell'accordo di associazione Ue-Israele, che delinea le procedure per affrontare le violazioni dell'accordo, inclusa la possibilità di adottare "misure appropriate". Queste misure possono includere azioni di natura commerciale e, in casi di "particolare urgenza", possono essere adottate immediatamente senza previa consultazione del Consiglio di associazione.

Nell'adottare l'iniziativa la Commissione europea ha tenuto conto del rispetto di sei condizioni dell'accordo sugli aiuti umanitari che l'Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, ha concluso col governo israeliano. Bruxelles si aspetta che Israele mostri "un'evoluzione positiva" sulla base dell'impegno da parte di Israele di permettere l'ingresso a Gaza di almeno 160 camion carichi di aiuti umanitari - che prima del 7 ottobre 2023 erano oltre 2.000 - e la fornitura di almeno 200mila litri al giorno di carburante.

Israele deve impegnarsi anche sull'apertura di almeno due altri valichi di frontiera, sulla costruzione di punti per la distribuzione per l'acqua, sull'aumento della presenza di operatori umanitaria nella Striscia di Gaza, sulla fornitura di energia elettrica e sul funzionamento dell'impianto di desalinizzazione dell'acqua a sud di Gaza.

Un tribunale di Gerusalemme ha posto il colono Yinon Levi agli arresti domiciliari fino a venerdì dopo il suo arresto per aver ucciso l'attivista palestinese Odeh Hadalin, che ha contribuito alla realizzazione del documentario premio Oscar "No Other Land". La polizia non ha fornito alcuna informazione su cosa accadrà a Levi a partire da venerdì, né sulla sorte di quattro palestinesi e due volontari stranieri arrestati dall'esercito israeliano dopo l'incidente.
Secondo la polizia, l'arresto di Levi è avvenuto in seguito a un "violento episodio in cui palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli civili impegnati in lavori legali nella zona", situata nella Cisgiordania occupata. Levi è stato arrestato con l'accusa di omicidio colposo e uso illegale di arma da fuoco. Il giudice ha ordinato gli arresti domiciliari fino a venerdì "in condizioni restrittive".

Il giornalista israeliano Yuval Abraham, co-regista del documentario, ha riferito sul suo account X che "dopo aver ucciso Odeh, Yinon ha incolpato la sua famiglia e ha ordinato ai soldati (israeliani) di arrestarne quattro".

Secondo Abraham, i quattro familiari di Odeh arrestati dopo la sua morte "sono ancora in carcere, mentre lui è appena stato rilasciato agli arresti domiciliari". "Un sistema che punisce le vittime (che sono soggette al diritto militare) e premia l'assassino (che è soggetto al diritto civile)", conclude il co-regista del documentario.
In un video registrato e diventato virale sui social, Levi spara in aria contro i palestinesi del villaggio in Cisgiordania che lo accusavano di aver ucciso l'attivista. Dall'inizio della guerra a Gaza nell'ottobre 2023, i violenti attacchi dei coloni contro la popolazione palestinese nella Cisgiordania occupata sono aumentati vertiginosamente, con un'impennata anche a Masafer Yatta, il gruppo di villaggi palestinesi protagonisti di "No Other Land". Lo scorso aprile, le autorità israeliane hanno rilasciato il palestinese Hamdan Ballal, l'altro co-regista del documentario, che ha trascorso la notte in detenzione dopo essere stato pestato dai coloni.

"La Federazione nazionale della Stampa italiana esprime profonda solidarietà a tutti i civili che oggi muoiono a Gaza perché il mondo non osa agire con decisione, e ai nostri colleghi giornalisti che, nonostante tutto, continuano a svolgere il loro dovere di raccontare la tragedia che lì si sta consumando". Così la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, in una lettera aperta indirizzata alla premier, Giorgia Meloni, al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e ai presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato, raccogliendo l’invito del sindacato internazionale e di quello europeo dei giornalisti.

"A Gaza stiamo assistendo ad un uso sistematico e deliberato della fame come arma - spiega Costante. Persone che da giorni non hanno accesso a cibo, acqua, forniture mediche o riparo. Bambini che muoiono di sfinimento tra le braccia di genitori che non possono nutrirli. Negli ospedali, i neonati soffrono di grave malnutrizione, mentre i convogli di aiuti umanitari rimangono bloccati. Questa non è la conseguenza di una catastrofe naturale: è una decisione politica, una forma di punizione collettiva orchestrata dal governo israeliano". Secondo la segretaria della Fnsi "ciò che sta accadendo a Gaza è un crimine di guerra e un crimine contro l'umanità: la fame viene usata come arma e la negazione di beni di prima necessità - tra cui medicine e acqua pulita - sta avvenendo sotto gli occhi del mondo. E anche sotto i nostri occhi. Gli unici testimoni rimasti di questi crimini e sofferenze sono i giornalisti locali, che con l'esplicito divieto di ingresso ai giornalisti stranieri, rischiano la vita ogni giorno per portare la verità al mondo. E ora anche loro vengono ridotti al silenzio dalla fame". 

La Federazione Internazionale (Ifj), la Federazione Europea dei Giornalisti (Efj) e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) - prosegue - avvertono che i giornalisti a Gaza hanno raggiunto il punto di collasso fisico: stanno perdendo le forze e, con esse, la capacità di svolgere il loro lavoro. Secondo i dati della Ifj, almeno 187 giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi dall'inizio della guerra a Gaza. Le loro morti lanciano un messaggio pericoloso: la verità non deve essere ascoltata. Chiudendo Gaza ai giornalisti stranieri, l'esercito israeliano sta sopprimendo la libertà di espressione e il diritto del pubblico a sapere. Stiamo assistendo al silenzio letterale delle voci della verità - i giornalisti - facendoli morire di fame, come tutta la popolazione di Gaza". Viene quindi chiesto al governo "di definire chiaramente la propria posizione sul genocidio/crimini di guerra e crimini contro l'umanità a Gaza. Chiediamo all'Italia di ripensare la propria posizione sull'Accordo tra Ue e Israele, di sostenere l'urgente evacuazione dei civili in pericolo immediato, gli appelli internazionali affinché sia consentito l'accesso a Gaza ai giornalisti stranieri, la protezione dei giornalisti locali e l'avvio di un'indagine internazionale sull'uso della fame come crimine di guerra". 

L'Italia, conclude Costante, "deve schierarsi dalla parte della verità, dell'umanità e del diritto internazionale. Ci aspettiamo che il Governo italiano sostenga fermamente il diritto internazionale e la tutela dei diritti umani. Quando la verità viene soffocata nel silenzio, è nostro dovere parlare ancora più forte. È una vergogna morale e politica che il governo italiano rimanga in silenzio in questo momento".

More from ARCHIVIOMore posts in ARCHIVIO »
More from PRIMA PAGINAMore posts in PRIMA PAGINA »

Comments are closed.