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Parigi boccia l’intesa: “L’UE sottomessa agli Usa”. Rivolta all’Europarlamento: “Un disastro”.

Cagliari, 29 Lug 2025 - Al via a Bruxelles la riunione dei Rappresentanti Permanenti dei 27 Paesi Ue (Coreper II) sull'intesa sui dazi siglata in Scozia tra Ursula von der Leyen e Donald Trump. All'incontro la Commissione è chiamata a illustrare i punti principali dell'accordo. Finora poche cancellerie si sono espresse ufficialmente sull'esito della trattativa.   Sul tavolo del Coreper II potrebbe già finire anche il dossier delle contromisure che l'Ue aveva ultimato nei giorno scorsi in caso di No Deal. I 27, da qui al 7 agosto, saranno chiamati ad un nuovo voto per sospendere il pacchetto.

“Fermiamoci per un momento e consideriamo l'alternativa” all'intesa sui dazi raggiunta con Washington: “una guerra commerciale può sembrare allettante per alcuni, ma comporta gravi conseguenze. Con i dazi almeno al 30%, il nostro commercio transatlantico si sarebbe arrestato, mettendo a grave rischio quasi 5 milioni di posti di lavoro, compresi quelli nelle pmi in Europa”. Lo ha detto il commissario Ue per il commercio, Maroš Šefčovič, durante un punto stampa. “Le nostre aziende ci hanno inviato un messaggio unanime: evitare l'escalation e lavorare verso una soluzione che fornisca risultati immediati”, ha aggiunto. 

“Per noi era molto chiaro che il 15% fosse accettabile, a condizione che fosse considerato come una soglia inclusiva, quindi senza cumulo” dei dazi dell'era pre-Trump, “e che coprisse anche l'indagine in corso - ha aggiunto relativa alla Sezione 232” che permette agli Usa di imporre dazi su alcuni prodotti sensibili per la sicurezza nazionale. “Credo che con i nostri omologhi americani stiamo aprendo un nuovo capitolo: abbiamo trascorso molto tempo insieme, ci conosciamo molto meglio di prima, comprendiamo le rispettive sensibilità e prospettive, e ci informeremo anche molto più frequentemente riguardo a tutte le importazioni e alle decisioni prese. Quindi ritengo che questo impegno verrà mantenuto e rispettato anche in questo caso”, ha concluso.

"Non sono soddisfatto di questo risultato, ma penso che non fosse possibile ottenere di più tenendo presente la posizione di partenza che avevamo con gli Stati Uniti. Sappiamo che l'economia tedesca subirà un danno considerevole a causa di queste tariffe", così il cancelliere Friedrich Merz incontrando la stampa.

Agroalimentare, vini, alcolici, acciaio, alluminio e derivati, ma anche le effettive modalità con cui avverrebbero gli aumenti di importazioni di energia Usa da parte dell'Europa, per centinaia di miliardi (750), strombazzati dal presidente Usa Donald Trump, così come gli aumenti non meno massicci di investimenti Ue verso gli Usa (600 mld). E poi chi entrerà, alla fine, nell'esclusivo "club privé" delle merci a dazi zero, preannunciato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen? Sono numerosi, complessi e potenzialmente oggetto di ulteriori contenziosi - e pressioni da parte delle tante categorie coinvolte - i "dettagli" che restano da regolare e mettere nero su bianco nell'accordo tra Stati Uniti e Unione europea sui dazi commerciali. 

Le incognite sono di una portata tale da fare apparire il passaggio di ieri come un atto squisitamente politico, una intesa "quadro", ad essere ottimisti, su cui resta moltissimo da definire prima di poter ritenere di avere un trattato commerciale vero e proprio. "E' il migliore accordo possibile ottenibile in circostanze molto difficili", ha rivendicato il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, che ha supervisionato le trattative tecniche in questi lunghi mesi. "Noi siamo sicuri al 100% che questo accordo sia migliore di una guerra commerciale aperta con la gli Usa e se foste stati nella sala ieri dovete sapere che si era partiti con dazi al 30% dal primo agosto". Alla fine è stato convenuto un livellamento al 15% sui dazi che verranno praticati sulla maggior parte delle esportazioni Ue verso gli Usa. Ma appunto con una lista rilevante di categorie ancora da regolare. Tra queste, sui beni agroalimentari si continua a negoziare in particolare sui prodotti Usa che verranno esentati da dazi nell'Ue, hanno riferito fonti Ue qualificate, mentre per tutti i "prodotti sensibili" europei (come carne di manzo e pollame, riso, etanolo, zucchero) verrà mantenuta la situazione attuale che li protegge sul mercato interno. E si sta negoziando sul trattamento che verrà riservato alle esportazioni Ue di vini e alcolici: "le discussioni sono ancora in corso e non abbiamo la sfera di cristallo", dicono da Bruxelles. Su acciaio, alluminio e derivati esportati dall'Ue, che oggi sono colpiti da dazi Usa del 50%, l'accordo prevede che siano fissate delle quote in base ai dati degli anni scorsi. A quel punto saranno sottoposti a dazi del 15% per le suddette quote "collegate ai livelli storici di commercio". 

L'export di auto Ue verso gli Usa entra invece diretto nell'aliquota generale al 15%. "So che per alcuni magari un altro risultato poteva essere interessante, ma non hanno analizzato i numeri dell'impatto che una guerra commerciale avrebbe creato, noi lo abbiamo fatto e sono sicuro al 100% che questo accordo sia migliore di una guerra aperta", ha detto ancora Sefcovic, che ha elogiato le doti negoziali di Von der Leyen. Poi c'è la partita tutta da capire su chi godrà del maxi sconto di zero dazi. L'accordo "prevede un elenco significativo di merci su cui entrambe le parti applicheranno un dazio zero - ha detto Sefcovic - un elenco che rimarrà aperto con possibili ulteriori aggiunte". (Quasi un invito alle varie industrie a iniziare una gara di lobby per infilarcisi). 

Sempre secondo le fonti Ue, nell'agroalimentare i prodotti Usa su cui si sta ancora discutendo eventuali dazi zero - "o molti bassi" e su quote predefinite - sono "pochi" e comunque senza aggirare gli standard di sicurezza Ue. Vi compaiono alcuni prodotti ittici, pesce crudo, trasformati, frutta a guscio, aragoste, formaggi, alcuni latticini, semi e olio soia e mangimi per animali domestici. Insomma pochi ma non pochissimi. Il punto più importante, hanno sottolineato le fonti della Commissione, è che non è stata fatta alcuna concessione sui prodotti agricoli "sensibili", per i quali i nostri dazi rimangono invariati e non rientrano nemmeno nei negoziati. Inoltre vengono drasticamente smentite da Bruxelles le indiscrezioni di stampa secondo cui l'Ue avrebbe accettato di capitolare sulla cosiddetta "web tax" e sulle nuove regole per il digitale (Dsa e Dma).

"Non c'è assolutamente alcun impegno sulla regolamentazione digitale, sulle tasse digitali che tra l'altro non sono di competenza della Ue". Quanto alle reazioni di alcuni Stati Ue a volte non entusiastiche, tra cui la Germania e ancor più la Francia: "sono sempre stati tenuti costantemente aggiornati in ogni fase dei negoziati - ha rimarcato Sefcovic - abbiamo sempre spiegato la complessità della situazione. Il mondo di prima del 2 aprile è alle nostre spalle, quel mondo lì è scomparso e dobbiamo affrontare questa nuova realtà. Un'aperta guerra commerciale, come ho già detto, con dazi al 30% avrebbe creato una pressione drammatica sulle Pmi, con una perdita potenziale di milioni di posti di lavoro. Ecco perché il compito che ci siamo dati era quello di lavorare assieme per evitare questo e trovare un accordo".

I 750 miliardi di euro di commodities energetiche, “petrolio, gas e nucleare”, che gli Usa dovrebbero vendere all'Unione Europea in tre anni, di cui ha parlato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, non costituiscono un “impegno” dell'Ue, perché non sarà la Commissione Europea ad acquistarle, bensì “le compagnie” private europee. Lo spiega un alto funzionario Ue, a Bruxelles all'indomani dell'accordo tra Usa e Ue in materia commerciale. Si tratta, continua, di una stima su quello che è realistico attendersi, sulla base di un'analisi che si fonda anche sulla necessità dell'Unione di porre fine all'importazione di commodities energetiche dalla Russia: “Siamo fiduciosi che questi dati non siano irrealistici e che siano raggiungibili, ma dipendono dalle infrastrutture e di quale tipo di commodity parliamo”, anche perché alcune sono vendute usando contratti a lungo termine, mentre altre vengono comprate sul mercato spot. In ogni caso, “non sono cifre campate in aria”, perché sono basate sull'analisi delle necessità dell'Unione Europea.

"Alla fine la lunga partita dei dazi è giunta a conclusione. E come in ogni duello c'è un vincitore - il presidente americano Trump - e uno sconfitto, anzi due: l'Unione europea e Giorgia Meloni". Lo scrive sui social il leader M5S, Giuseppe Conte. "La nostra patriota della domenica in questi mesi ha vaticinato che sarebbe stata un 'ponte con gli Stati Uniti' e che la partita per il nostro Paese sarebbe finita zero a zero. La realtà dei fatti è un pugno nello stomaco che ci restituisce una sconfitta su tutta la linea. A partire dalla Caporetto per la nostra economia: per Confindustria i dazi al 15% significherebbero 23 miliardi di export in meno e una previsione - destinata ad aumentare - di oltre 100mila posti di lavoro a rischio", aggiunge Conte, secondo cui "Giorgia Meloni si conferma non all'altezza, tanto quanto Ursula von der Leyen". E conclude: "È un momento grave e allarmante per tutti i cittadini europei. Lo è particolarmente per l'Italia, governata da una classe politica senza spina dorsale che si sciacqua la bocca con la parola patriottismo, salvo poi chinare ogni volta la testa davanti al potente di turno". 

"I dazi al 15% sono meglio del 30% ma peggio di zero. Ma soprattutto Von der Leyen ha ceduto a Trump e dunque non va bene. Anche perché i dazi costeranno decine di miliardi di euro al nostro paese. Intanto oggi abbiamo la conferma che la vantata amicizia di Meloni con Trump non è servita a evitarli". Lo ha detto l'europarlamentare Stefano Bonaccini (Pd) intervenendo alla Festa de L'Unità di Aquileia (Udine). "Bisogna diversificare i mercati, aprire nuove possibilità per prodotti che sono molto apprezzati - ha detto Bonaccini precisando che "era giusto approvare l'accordo commerciale con il Canada" e ha auspicato la firma dell'accordo Mercosur indicando che "le preoccupazioni su alcune tipologie merceologiche devono essere affrontate ma quel mercato ci serve". "Bene ha fatto Von der Leyen ad andare in India, auspicando di aprire anche quel mercato", ha chiuso l'europarlamentare dem.

"L’accordo (si fa per dire) sui dazi è una fregatura per l’Europa. Von der Leyen o è incapace o è in malafede. Lo scopriremo presto. Il ponte Meloni non sembra aver funzionato un granché". Lo scrive sui social l'ex ministro del Lavoro e responsabile Politiche industriali Pd, Andrea Orlando.

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