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Dazi Usa: la Corte di Appello li lascia in vigore. Trump: “Puro odio per me”.

Cagliari, 30 Magg 2025 – I dazi di Donald Trump sono "illegali" e vanno bloccati. La decisione della Us Court of International Trade resta valida per poche ore, fino a quando la corte di appello decide di accogliere il ricorso dell'amministrazione che chiedeva una pausa della sentenza. In 24 ore di colpi di scena si consumano le prime battute di quella che si preannuncia una lunga battaglia giudiziaria sulle tariffe, che molto probabilmente arriverà alla Corte Suprema.    

La sentenza della US Court of International Trade è "temporaneamente sospesa fino a nuovo avviso mentre questa corte esamina i documenti delle istanze", ha stabilito la Corte d'appello dopo il duro colpo impartito all'agenda del presidente dal poco conosciuto tribunale di New York, che aveva bloccato le tariffe reciproche a gran parte del mondo e quelle decise contro il Canada, il Messico e la Cina per l'immigrazione e il Fentanyl. Lo stop aveva scatenato la reazione immediata e dura dell'amministrazione USA: denunciando un "golpe" da parte di "giudici attivisti", la Casa Bianca si è detta pronta a usare tutti gli strumenti a sua disposizione in nome dell'America First e contro quello che considera un abuso del potere giudiziario. Ricorrendo anche, se necessario, alla Corte Suprema.  L'amministrazione aveva minacciato di ricorrere già venerdì all'Alta Corte in assenza di una decisione in appello che tuttavia è arrivata.    

I tre giudici della Us Court of International Trade, la Corte statunitense del Commercio internazionale, ovvero Jane Restani nominata da Ronald Reagan, Gary Katzmann da Barack Obama e Timothy Reif da Trump - hanno stabilito all'unanimità che l'inquilino della Casa Bianca non ha l'autorità di imporre dazi globali e hanno annullato quelli imposti ai sensi dell'International Emergency Economic Powers Act, una legge del1977 mai invocata prima sulle tariffe. Trump si è avvalso della norma per imporre i dazi reciproci nell'annuncio-show del 2 aprile scorso, ribattezzato il giorno della liberazione, ma anche per colpire il Canada e il Messico con tariffe al 25% per l'immigrazione e la Cina con dazi al 20% per il Fentanyl. Queste tariffe, secondo la Corte, sono illegali a vanno bloccate: alla Casa Bianca sono stati concessi 10 giorni per farlo. Quelle sull'acciaio, l'alluminio e le auto invece restano in vigore perché decise da Trump in base alla 'Section 232' del Trade Act, che consente di limitare le importazioni ritenute una minaccia per la sicurezza nazionale.    

Parlando di decisione "chiaramente sbagliata", l'amministrazione Trump ha puntato il dito contro i "giudici attivisti" della Us Court of International Trade: "Non spetta ai non eletti decidere come affrontare adeguatamente un'emergenza nazionale". Kevin Hasset e Peter Navarro, due dei più importanti consiglieri del presidente, hanno cercato di minimizzare la portata della decisione e assicurato che Trump ha varie opzioni a sua disposizione. Una di queste è quella di ricorrere alla 'Section 232' per i dazi reciproci così da continuare ad aggirare il Congresso, che nella politica commerciale ha uno dei suoi maggiori compiti. Un'altra ipotesi, poco probabile, è quella di cercare di convincere il Congresso a varare i dazi: per l'amministrazione sarebbe un'impresa epocale e con poche possibilità di successo.  

In attesa di capire cosa accadrà a livello legale e soprattutto quali potrebbero essere i tempi della giustizia americana, i maggiori partner commerciali statunitensi restano alla finestra con un Trump evidentemente indebolito proprio in uno dei pilastri della sua agenda economica, nonostante la decisione della corte d'appello. Le tariffe sono anche uno dei tasselli principali della sua politica per risanare i conti pubblici americani, avendo la capacità di portare nelle casse del governo si stima fino a 3.300 miliardi di dollari in dieci anni. Ci si aspetta che le trattative con l'Unione Europea e la Cina continuino ma è probabile che Pechino e Bruxelles si muovano con maggiore cautela, consapevoli della loro posizione di forza. 

A chiedere che gli Stati Uniti cancellino "tutti i dazi unilaterali impropri" è stata subito la Cina, contro la quale l'amministrazione Trump ha alzato i toni sospendendo l'export verso il Dragone di alcuni prodotti critici come i chip. Guardano cauti al tira e molla giudiziario i mercati finanziari, convinti che il blocco sia una battuta d'arresto per Trump ma non la fine della guerra commerciale. Il timore è che al "caos" creato con le tariffe dell'amministrazione se ne aggiunga dell'altro legato alla possibile reazione di Trump e ai tempi e alle decisioni della giustizia, lasciando di fatto investitori e partner commerciali americani con il fiato sospeso.

"La Corte del Commercio Internazionale degli Stati Uniti si è incredibilmente pronunciata contro gli Stati Uniti d'America per quanto riguarda le tariffe doganali, di cui c'è un disperato bisogno, ma
fortunatamente l'intero gruppo di 11 giudici della Corte d'Appello degli Stati Uniti per il Circuito Federale ha appena sospeso l'ordine della Corte del Commercio Internazionale con sede a Manhattan". Commenta così in un lungo post sul social Truth il braccio di ferro sui dazi il presidente degli Usa Donald Trump.

"Come è possibile che abbiano potenzialmente fatto un tale danno agli Stati Uniti d'America? Si tratta di puro odio per "Trump"? Quale altra ragione potrebbe essere?" prosegue poi ricordando che "In base a questa decisione, il nostro Paese perderebbe trilioni di dollari, denaro che renderà l'America Grandi di nuovo. Sarebbe la sentenza finanziaria più dura mai emessa nei nostri confronti come nazione sovrana. Il Presidente degli Stati Uniti deve poter proteggere l'America da coloro che la stanno danneggiando economicamente e finanziariamente".

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