New York, 29 Magg 2025 – In tutto il mondo vi è sempre un giudice impavido che non ha paura del potere politico ma difende in tutti i modi la legge e la costituzione della sua nazione. Infatti, ieri, una corte federale americana, ha emesso una sentenza che blocca la maggior parte dei dazi sulle importazioni che il presidente Donald Trump ha imposto ai sensi dell'International Emergency Economic Powers Act (Ieepa), una legge del 1977 mai invocata prima sulle tariffe.
La sentenza, emessa da una giuria di tre giudici del Tribunale del Commercio Internazionale con sede a New York, arriva dopo diverse cause legali secondo cui Trump, nell'imporre largamente dazi internazionali, ha oltrepassato la sua autorità, scatenando il caos economico.
I giudici si sono pronunciati a favore di una "ingiunzione permanente", che potrebbe bloccare le misure tariffarie prima ancora dei possibili "accordi" con i partner commerciali degli Usa, e hanno indicato un periodo di dieci giorni per provvedimenti amministrativi "per rendere effettiva l'ingiunzione". La maggior parte dei dazi, ma non tutti - spiega la rete americana Cnn - verrebbero così bloccati se la sentenza venisse confermata.
L'ordinanza, scrive la Cnn, riguarda i dazi del 30% imposti da Trump sulla Cina, quelli del 25% su alcuni beni importati da Messico e Canada e i dazi universali del 10% sulla maggior parte dei beni in entrata negli Stati Uniti. Non pregiudica, invece, i dazi del 25% su auto, ricambi auto, acciaio o alluminio, che sono soggetti alla Sezione 232 del Trade Expansion Act, una legge diversa da quella invocata da Trump per le sue misure.
Almeno sette cause legali hanno contestato i dazi, fulcro della politica commerciale di Trump.
Le tariffe commerciali con l'estero in genere, devono essere approvate dal Congresso: ma Trump sostiene di avere il potere di agire perché i deficit commerciali del Paese costituiscono un'emergenza nazionale.
Il presidente ha imposto dazi in vari passaggi alla maggior parte dei Paesi del mondo, in gran parte usandoli come leva negoziale ma provocando anche enormi fibrillazioni nei mercati finanziari.
I ricorrenti hanno sostenuto che l’Ieepa del 1977 non autorizzi il presidente all’uso dei dazi.
Anche se lo facesse, affermano che il deficit commerciale non soddisfa il requisito della legge secondo cui un’emergenza può essere dichiarata solo in presenza di una "minaccia insolita e straordinaria". Di insolito e di straordinario non c'è alcunché, visto che Gli Stati Uniti registrano un deficit commerciale con il resto del mondo da 49 anni consecutivi.
La Casa Bianca ha prima detto di non volere commentare l'accaduto, poi la critica: "Non spetta a giudici non eletti decidere come affrontare adeguatamente un'emergenza nazionale", ha affermato in una dichiarazione il portavoce dell'amministrazione Kush Desai.
Infine sono arrivate le carte bollate: il ricorso contro la sentenza.
"Il presidente Trump si è impegnato a mettere l'America al primo posto e l'amministrazione è determinata a utilizzare ogni leva del potere esecutivo per affrontare questa crisi e ripristinare la grandezza americana".
L'amministrazione Trump dunque farà appello contro la decisione della giustizia americana e lo scontro giudiziario potrebbe arrivare fino alla Corte Suprema, lasciando ai giudici americani più alti un caso di alto profilo che potrebbe avere un impatto da migliaia di miliardi sull'economia mondiale.
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