Budapest, 28 Magg 2025 - Un documento firmato da 20 Paesi dell’Unione Europea prende posizione contro le modifiche alla Costituzione approvate dall’Ungheria ad aprile, con le quali si stabilisce il primato del diritto dei bambini a un “corretto sviluppo fisico, intellettuale e morale” che prevale sugli altri diritti fondamentali.
La misura ha come conseguenza quella di mettere al bando le marce del Pride e ha sollevato le proteste dei Paesi Bassi, che in una dichiarazione scritta sottolineano: “Siamo profondamente allarmati da questi sviluppi, che sono contrari ai valori fondamentali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e del rispetto dei diritti umani”. Il testo ha raccolto le adesioni di 20 Stati dell’Unione Europea, i quali invitano l’Ungheria a “rivedere le misure” e sollecitato la Commissione a fare ricorso “pienamente e rapidamente” agli strumenti a sua disposizione per reclamare un cambio di rotta da parte di Budapest.
I 20 Paesi ad avere firmato il testo sono Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Svezia, Spagna, Cipro, Malta e Grecia. Non hanno firmato Bulgaria, Croazia, Italia, Polonia, Romania e Slovacchia.
La dichiarazione è stata elaborata in occasione della nuova audizione sullo Stato di diritto in Ungheria che si è tenuta a Bruxelles nel contesto della procedura relativa all'articolo 7 dei Trattati, la stessa attivata nel 2018 e da allora rimasta in stallo. Negli ultimi mesi ha iniziato ad allargarsi il fronte di chi chiede di sospendere il diritto di voto dell'Ungheria, sostenuto in particolare dalla Germania che non vuole “lasciare nulla di intentato”.
Una posizione che nasce in particolare dal malcontento verso i continui veti dell’Ungheria sull'avanzamento del processo di adesione dell'Ucraina all'Ue. Per questo tipo di sanzione nei confronti di uno Stato membro è richiesta l'unanimità. Più realistico pensare di attivare la parte preventiva dell'articolo 7, con cui si afferma l’esistenza di un evidente rischio di violazione grave dei valori fondamentali in Ungheria.
Perché ciò avvenga occorre il voto favorevole di 22 Stati membri, cioè la maggioranza di quattro quinti degli Stati. “La lettera non è stata redatta né firmata per attivare l'articolo 7, e non accadrà oggi, ma il messaggio è chiaro”, spiegano fonti diplomatiche. “Venti Stati membri esprimono profonda preoccupazione per questa specifica situazione”.
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