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Epatite C, Policlinico in prima linea. Il 23 e 24 maggio screening gratuito per i cittadini di Baressa. L’epatologo Luchino Chessa: verso il primo paese HCV free in Italia.

Cagliari, 19 Magg 2025. I medici della struttura semplice di Malattie del Fegato del Policlinico Duilio Casula scendono in campo contro l’epatite C (HCV) insieme al Comune di Baressa organizzando due giornate di screening gratuito e senza prenotazione per la popolazione del comune dell’Oristanese.

Il 23 e 24 maggio 2025 tutti i cittadini di Baressa potranno sottoporsi a un test rapido per la ricerca degli anticorpi anti-HCV, con counseling pre e post test. In caso di positività, saranno presi in carico negli ambulatori di Epatologia del Policlinico Duilio Casula per gli approfondimenti diagnostici e l’avvio della terapia.

L’iniziativa punta a un traguardo ambizioso, dice l’epatologo Luchino Chessa, «rendere Baressa il primo comune in Italia completamente libero da epatite C attiva. Un passo concreto verso la salute pubblica e un modello virtuoso per altri territori».

L’epatite C è spesso una malattia virale silente, che purtroppo evolve verso la cirrosi epatica e il tumore del fegato, ma oggi, grazie a terapie antivirali ad azione diretta, brevi, ben tollerate e gratuite, è completamente guaribile.

In Italia, dice il professor Luchino Chessa, «ci sono almeno 500mila persone con l’epatite C e molte non sanno di averla. Per questo motivo nel 2021, in tutta la penisola, è iniziato lo screening gratuito per i nati tra il 1969 e il 1989, per gli utenti dei SerD e per i detenuti in carcere. La Sardegna non è stata inclusa e così a giugno 2023 la Giunta regionale ha approvato il programma di screening. In attesa che il piano abbia inizio, la struttura di Malattie del Fegato del Policlinico Duilio Casula, ha avviato alcuni progetti per fare emergere il sommerso, tra cui la campagna di screening nel Comune di Baressa».

L’iniziativa dimostra ancora una volta, conclude il professor Chessa, «l’impegno della struttura semplice di Malattie del Fegato nel contribuire al raggiungimento dell’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che prevede entro il 2030 di ridurre dell’80% il tasso di infezione da epatite C e del 65% la mortalità dovuta al virus». Com

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