Città del Vaticano, 10 Magg 2025 - "Per le esequie di Papa Francesco abbiamo calcolato 250mila presenze nell'area di piazza San Pietro, quindi ritengo ragionevole il 18 maggio aspettarci cifre in linea". Così il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, al termine del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza. "La macchina è già partita, è un lavoro in progressione".
Oggi il Papa incontrerà i cardinali mentre domenica 11 maggio il primo Regina Caeli dalla Loggia centrale di San Pietro. Lunedì 12 maggio l'incontro con la stampa mondiale. Il 20 maggio la presa di possesso della Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura, mentre il 21 maggio la prima udienza generale. E ancora: il 24 maggio l'incontro con la Curia Romana e i dipendenti vaticani. Domenica 25 maggio il Regina Caeli e la presa di possesso della Basilica Papale di San Giovanni in Laterano e quella della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.
Richiamano quelle di Benedetto XVI. "Lo svilimento della Chiesa Cattolica ha portato allo svilimento dei valori della vita, della famiglia, della persona ha detto Prevost nella sua prima omelia.
"Papa Leone XIV è un regalo di Papa Francesco": Lo ha detto don Luigi Ciotti, ospite su La7, spiegando che "la scelta di chiamarsi Leone si rifà certamente a due regioni. Leone XIII si è occupato della dottrina sociale della Chiesa, della sua dimensione politica, questioni fondamentali rispetto ai cambiamenti in atto, ai problemi dei lavoratori, della dignità del lavoro nel mondo e in Italia. La seconda ragione è che Leone era il braccio destro di Francesco d'Assisi. Facciamo tanti auguri al nuovo Papa - ha aggiunto il fondatore del Gruppo Abele e di Libera - ieri nel suo discorso ha chiesto di costruire ponti per un solo popolo di pace. Sono d'accordo per questi ponti, non per altri che si vorrebbero fare nel nostro Paese". Don Ciotti si è detto "convinto che Leone XIV porterà a compimento tutto quello che Papa Francesco ha iniziato. Ce la metterà tutta a dare continuità alle scelte Bergoglio" e ha affermato che "mi ha fatto molto male vedere i funerali di Papa Francesco. Lui non è mai venuto meno nel chiedere la pace, nel cercare il dialogo e la mediazione. Ha denunciato 31 guerre in atto nel mondo e tante altre realtà di crisi. Siamo spettatori di qualcosa che non dovremmo nemmeno vedere. Ma gli stessi che non hanno fatto nulla per risolvere questi conflitti sedevano lì. Dovremmo sperare che qualcosa cambi nelle coscienze delle persone ma fino ad oggi non ho visto nulla".
Tra gli italiani c'era chi voleva puntare sul sicuro con Parolin e chi aveva una specie di piano B, individuando nel diplomatico italiano, Fernando Filoni, un uomo ancora più rassicurante.
Nelle stesse ore gli americani però stavano trovando una inaspettata compattezza attorno alla figura ponte di Prevost, che poi, una volta entrata in conclave ha incontrato il gradimento degli asiatici (in funzione anti-Cina) e degli africani, in funzione di argine alle aperture al fronte gay e allo sfaldamento della famiglia tradizionale uomo-donna.
C'è delusione adesso tra gli italiani. C'è il sogno svanito di un Papa italiano. Le divisioni sono costate care all'interno di un fronte che potenzialmente poteva contare su 17 voti ma che li ha subito dispersi tra rivalità e vecchie e nuove ruggini come l'irrompere del caso Becciu. Se qualche moderato italiano si era convinto a votare il segretario di Stato di Francesco, Pietro Parolin, scommettendo sul fatto che avrebbe sì rappresentato una continuità con il Papa argentino ma che avrebbe anche messo il freno a una serie di riforme per le quali la Chiesa italiana non era così pronta -come, ad esempio, quella tedesca -, altri si erano concentrati su nomi più "bergogliani".
Tra questi il cardinale di Bologna, Matteo Zuppi, forte pure di un gradimento trasversale per la sua attività internazionale al fianco della Comunità di Sant'Egidio, o Pier Battista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, francescano, ma gradito anche all'universo di CL con la sua provenienza dalla bergamasca. Questo però nelle primissime fasi, quando ancora si era a livello di ipotesi.
Quando invece si è cominciato a entrare in zona conclave, si è capito subito che né Zuppi né Pizzaballa potevano avere una base di voti di partenza capace di crescere e allora una nuova divisione tra gli italiani è emersa: chi voleva puntare sul sicuro con Parolin, chi ha approntato una specie di piano B, individuando nel diplomatico italiano, Fernando Filoni, un uomo ancora più rassicurante.
Nelle stesse ore gli americani però stavano trovando una inaspettata compattezza attorno alla figura ponte di Prevost, che poi, una volta entrata in conclave ha incontrato il gradimento degli asiatici (in funzione anti-Cina) e degli africani, in funzione di argine alle aperture al fronte gay e allo sfaldamento della famiglia tradizionale uomo-donna.
Le prime votazioni hanno subito bruciato Parolin. Un prelato della sua intelligenza ha immediatamente compreso la situazione avanzando il gesto nobile del passo indietro. Dopo i due scrutini della mattinata di ieri, al momento del pranzo c'è stato il confronto decisivo. E anche drammatico. Da lì tutto si è consumato in fretta.
Nel quarto scrutinio si è affermato lo statunitense missionario in Perù, il quorum raggiunto in modo schiacciante. Il neo Papa è andato in fretta a vestirsi utilizzando tutti i paramenti della tradizione e a scrivere il suo primo discorso. Intanto, i cerimonieri Marco Agostini e Massimiliano Boiardi andavano a redigere assieme al Maestro delle Cerimonie liturgiche, in quel caso istituito del "munerenotarii fungens" mons. Ravelli, il verbale di accettazione.
Poco prima proprio a Parolin, il primo dei cardinali per ordine, a nome di tutto il collegio, era toccato il compito di pronunciare la richiesta di accettazione in latino: "Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?" ,"Accetti la tua elezione, canonicamente avvenuta, a Sommo Pontefice?". E appena ricevuto il consenso, gli ha posto l'altra domanda: "Quo nomine vis vocari?", "Con quale nome vuoi essere chiamato?". "Vocabor Leone XIV". Pochi secondi per guardarsi negli occhi tra vincitore e sconfitto.
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