Washignton, 2 Magg 2025 - "Sono profondamente onorato di continuare il mio servizio al presidente Trump e alla nostra grande nazione". È il commento su X di Mike Waltz dopo la decisione di Donald Trump di rimuoverlo dall’incarico come consigliere alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e nominarlo ambasciatore alle Nazioni Unite.
Il presidente Usa ha annunciato il nuovo incarico di Waltz con un post su Truth. Marco Rubio, segretario di Stato, ricoprirà ad interim l’incarico lasciato vacante da Waltz.
"Sono lieto di annunciare – scrive Trump - che nominerò Mike Waltz prossimo ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite. Fin dalla sua esperienza in uniforme sul campo di battaglia, al Congresso e come mio Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Mike Waltz si è impegnato a fondo per mettere al primo posto gli interessi della nostra Nazione. So che farà lo stesso nel suo nuovo ruolo".
Nel frattempo, "il segretario di Stato Marco Rubio ricoprirà la carica di Consigliere per la Sicurezza Nazionale, pur mantenendo la sua forte leadership al Dipartimento di Stato. Insieme, continueremo a lottare instancabilmente per rendere l'America e il mondo di nuovo sicuri. Grazie per l'attenzione!”
Con Rubio temporaneamente al posto di Waltz, è la prima volta dai tempi di Henry Kissinger negli anni '70 che una persona ricopre contemporaneamente sia la carica di segretario di Stato che quella di consigliere per la sicurezza nazionale.
"Quando ho un problema, chiamo Marco. Lui lo risolve", ha dichiarato Trump durante un evento alla Casa Bianca. La nomina di un consigliere per la sicurezza nazionale non richiede la ratifica del Senato.
Coinvolto in una fuga di notizie militari riservate, il consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump, Mike Waltz, è costretto così a lasciare il suo incarico. Anche il suo principale consigliere Alex Wong si dimetterà.
Parte dell'amministrazione Trump, tra cui Mike Waltz e il segretario alla Difesa Pete Hegseth, è alle prese dalla fine di marzo con la questione delle informazioni trapelate sugli attacchi militari contro gli Houthi in Yemen, condivise per errore con un giornalista sul sistema di messaggistica Signal.
In occasione del National Day of Prayer alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump aveva elogiato pubblicamente vari membri del suo governo, iniziando dal Segretario alla Difesa, Pete Hegseth, che ha descritto come "straordinario" nel suo lavoro. Nessun riferimento a Waltz.
Waltz era finito sotto accusa per avere creato una chat su Signal e avere aggiunto per errore il direttore della rivista "The Atlantic", Jeffrey Goldberg. Nella chat, alla quale partecipavano anche alti funzionari della sicurezza nazionale del Paese, venivano rivelati i piani di attacco americani contro obiettivi Houthi in Yemen.
Era stato lo stesso Goldberg a rivelare il contenuto della chat, omettendo in un primo tempo i dettagli operativi. Il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, la direttrice dell'Intelligence nazionale, Tulsi Gabbard, e il direttore della Cia, John Ratcliffe, tutti presenti nella chat, avevano negato che fossero state condivise informazioni riservate, e Goldberg aveva deciso di pubblicare anche il resto della conversazione in cui venivano dettagliati la tempistica degli attacchi e le armi utilizzate.
Dopo lo scandalo, Trump non aveva chiesto a Waltz di dimettersi, ma gli aveva confermato il suo sostegno definendolo un brav'uomo" che "ha imparato la lezione". Secondo le cronache di quei giorni, Trump aveva brevemente considerato l'idea di licenziare Waltz subito dopo l'episodio, ma aveva poi deciso di non dare ai media la soddisfazione di imporre la cacciata di un alto funzionario del governo a poche settimane dall'inizio del suo secondo mandato.
Mike Waltz è il primo esponente di spicco del governo di Donald Trump a lasciare l’incarico dall’inizio del mandato del presidente. Ma è anche il quarto consigliere per la sicurezza costretto alle dimissioni, se si tiene conto anche della prima amministrazione Trump tra il 2017 e il 2021.
Il primo, Michael Flynn, rimase sulla poltrona soltanto per 25 giorni. Fu lui a dimettersi meno di un mese dopo l'insediamento di Trump, in quanto accusato di avere mentito sul contenuto delle sue conversazioni con l'ambasciatore russo. Riconosciuto colpevole, fu poi graziato da Trump.
Il generale H.R. McMaster invece è rimasto in carica per 13 mesi. Veterano delle due guerre in Iraq e di quella in Afghanistan, ha resistito per oltre 13 mesi. Se Flynn ha dovuto rinunciare all’incarico per avere mentito, McMaster è stato costretto a lasciare il posto per la sua eccessiva franchezza, cacciato da Trump con un post su Twitter nell’aprile 2018.
È stata quindi la volta di John Bolton, ex ambasciatore all'Onu sotto George W. Bush, rimasto in carica per un anno e oggi uno dei suoi critici più duri. Oltre a odiare i suoi baffi, Trump non ne apprezzava le posizioni aggressive su Iran, Afghanistan e Corea del Nord e l'eccessivo presenzialismo. Cacciato nell'aprile 2019, chiamò al suo posto Robert O'Brien, rimasto fino alla fine del mandato nel 2021.
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