Cagliari 28 Feb 2025 - Nella seduta pomeridiana di ieri, il presidente Comandini su proposta del consigliere Franco Mula (FdI) ha messo in discussione l’ordine del giorno sull’invasione del granchio blu sui nostri mari a firma di Mula e di tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione.
L’atto politico prevede tra l’altro “un’accelerata per spendere le risorse già stanziate per indennizzare gli operatori danneggiati e verificare la necessità di stanziare nuove risorse”. Prevede inoltre un’azione di comunicazione per informare gli operatori di settore e “azioni per contrastare in maniera adeguata l’invasione in corso” come le strategie ideate dall’università di Bologna.
Per il consigliere Rubiu “è un problema che non va sottovalutato e ci auguriamo che la Giunta lo prenda in considerazione con estrema serietà”. Per Cera (FI) “sarebbe utile conoscere quali azioni ha messo in campo l’assessore all’agricoltura per debellare il granchio blu”.
L’ordine del giorno è stato approvato e l’Aula è passata all’esame del Dl 40/A, la prima delle riforme della Sanità annunciate dalla presidente Todde, con relatore il consigliere di maggioranza Giuseppino Canu (Sinistra futura). Canu ha premesso: “Il diritto alla salute dei sardi è la cosa più importante che ci sia e per questo il mio gruppo ha insistito nel portare in aula più in fretta possibile questo provvedimento”.
L’oratore ha illustrato il percorso del testo di legge, che riguarda l’aspetto organizzativo e funzionale della sanità pubblica. “L’impianto della proposta può essere migliorato dal concorso di tutte le forze politiche”, ha detto il relatore, “abbiamo audito in commissione Sanità tutte le categorie di portatori di interesse che hanno fornito contributi importanti. È emersa comunque la criticità generale dovuta alla sovrapposizione dei ruoli dei vari soggetti istituzionali che operano nella sanità pubblica”.
Per la minoranza è intervenuto Antonello Peru (Sardegna al centro), che ha parlato di “espressa contrarietà a questo disegno di legge perché mortifica il processo partecipativo. Tutti i principali attori della sanità sarda hanno partecipato ai lavori in commissione ma di questo patrimonio di idee non resta nulla in questo provvedimento. Voi tradite così lo spirito della democrazia partecipata e non c’è altro da aggiungere in ordine alla inutilità di questa riforma, che introduce novità già introdotte nella normativa vigente”.
Per Alice Aroni (Udc) “la scellerata fretta della presidente Todde ci porta a discutere sul nulla della sanità sarda ma adesso la presidente Todde potrà fare un passo falso invece che un passo indietro. La presidente può dire quello che vuole ma la riorganizzazione funzionale è una riforma, dovuta alla bulimia da incarichi. Non sono bastate le 24 poltrone da consulente già assegnate, ora arrivano altre dodici poltrone per completare lo spoglio del sistema.
Per Alleanza Sardegna Stefano Schirru ha preso la parola e ha detto: “Siamo all’ennesimo pasticcio eppure un anno fa ero ottimista. Invece no, i sardi sono allibiti per i ritardi della sanità pubblica sarda, per la lunghezza delle liste d’attesa. In un anno non è cambiato nulla. Anzi, è tutto peggiorato a fronte di 4,2 miliardi spesi per un sistema inefficiente. Siamo l’ultima regione d’Italia, caro assessore e bisognerebbe che qualcuno si facesse delle domande”.
Ivan Piras (FI) ha espresso perplessità sul Dl 40 («riforma che nasce come strutturale per poi diventata funzionale e finita come riforma commissariale» e anche sulla “urgenza” declarata nel testo («l’avete approvata d’estate in giunta ed è arrivata in commissione soltanto dopo l’Epifania»).
Il consigliere Giuseppe Frau (UpT) ha difeso la proposta legislativa della Giunta e l’ha definita ”una riorganizzazione funzionale del sistema sanitario per una sanità distrutta dalle cattive riforme che negli anni si sono susseguite”. L’esponente della maggioranza ha quindi puntato il dito contro la precedente esperienza al governo del centrodestra («gli ultimi 5 anni della Giunta Solinas sono stati disastrosi») colpevole – a suo giudizio – “di aver fatto una controriforma che ha creato il caos e ha amplificato il dualismo tra Ares e Asl”. «Non ci si è occupati dei disagi dei pazienti – ha affermato Frau – e la responsabilità è anche degli attuali manager che hanno fallito missione e obiettivi, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti». Il consigliere del Campo Largo ha quindi elencato gli obiettivi del Dl 40 e si è detto d’accordo sul ritorno del Marino di Alghero alla Asl e all’accorpamento del Microcitemico col Brotzu.
Il consigliere di Forza Italia, Piero Maieli ha affermato che quella in discussione “non è una riforma” e si è polemicamente complimentato con i 5 Stelle “hanno imparato presto ad esercitare il potere, superando persino il maestro e cioè il Pd”.
Il consigliere Corrado Meloni (FdI) ha definito il Dl 40 “una pseudo riforma promossa dall’assessore commissariato Bartolazzi”. A giudizio dell’esponente della minoranza “la sanità sarda è vissuta dai pazienti in modo drammatico e lo stesso vale per il personale del comparto sanitario”. «Il provvedimento – ha affermato Corrado Meloni - è rimasto chiuso nel cassetto perché tanti della maggioranza sono consci che è un testo debole e raffazzonato e non ha altra ragione di urgenza, se non quello della spartizione delle poltrone, anche alla luce della decadenza e della fine anticipata della legislatura».
«La relazione del relatore correva veloce sugli esiti delle audizioni ed invece ha insistito sulle parole del commissariamento, come a sottolineare la vera natura del provvedimento». Con questa considerazione il consigliere di Sardegna 20Venti, Stefano Tunis, ha introdotto il suo intervento per affermare che “che la legge stabilisce che il direttore della Asl risponde all’atto aziendale e che tale elemento non può essere sovvertito”.
Critico anche l’intervento del consigliere FdI, Fausto Piga: «Questa non è una riforma sanitaria per il diritto alla salute ma una riforma che pensa solo al poltronificio in Sanità». «Il Dl 40 – ha affermato l’esponente della minoranza - parla di sanità ma non di salute e non c’è neppure un cenno ai problemi delle liste d’attesa, alla carenza del personale, alle criticità dei pronto soccorso, alle stabilizzazioni, ai concorsi e a come ridare dignità al personale delle strutture sanitarie».
A giudizio di Piga sorprendono i tempi con i quali si procede («meno male che era urgente, approvata d’estate la portate in Aula a febbraio»); i modi («sono vergognosi, tante audizioni che non sono servite perché non avete raccolto nessuno dei suggerimenti proposti dagli auditi») e i contenuti («è una legge manifesto che non dice come migliorare la vita e la salute dei sardi»).
«Questa legge – ha concluso - è l’ennesimo poltronificio Todde e dite di voler cambiare tutto per non cambiare nulla».
Il consigliere FdI, Franco Mula, ha invitato la maggioranza a evitare di rivolgersi continuamente alla passata legislatura («è passato un anno e non avete ancora fatto niente») e ha definito il Dl 40 “un libro dei sogni”. L’esponente della minoranza si è rivolto poi all’assessora Desirè Manca per ricordarne le colorite proteste quando sedeva nei banchi dell’opposizione: «Le situazioni che denunciava negli ospedali allora sono peggiorate e anche di molto».
Sulla riforma la considerazione è stata netta: «Non si cambiano gli atti aziendali, non ci sono risorse perché non è approvato il bilancio e allora mi chiedo come pensate di realizzare le cose che dite di voler fare per la sanità sarda».
La richiesta esplicita alla presidente della Regione è stata quella di dare attuazione al riequilibrio territoriale: «A Nuoro la delibera di 8 milioni per abbattere le liste d’attesa è rimasta lettera morta e i territori svantaggiati hanno bisogno di risorse dedicate e non di soldi nel calderone».
Il consigliere Gigi Rubiu (FdI) ha ricordato i numeri della sanità sarda (4 miliardi e mezzo di costi, 20mila dipendenti, un milione e 600mila sardi che hanno bisogno di cure) per contrapporli ad “una riforma senza risorse e che dunque non può cambiare niente”. «Una legge inutile – ha insistito l’esponente della minoranza - e mi preoccupa l’assenza di riferimenti ai servizi veterinari che restano esclusi dal provvedimento».
Ha quindi preso la parola il consigliere Alessandro Sorgia (Misto) molto critico sul provvedimento: «La sanità sarda è paralizzata. Il bilancio del primo anno di governo è sconfortante – ha detto Sorgia – questa riforma non risolverà nulla». L’esponente della minoranza ha accusato la Giunta di non guardare agli interessi dei sardi: «L’unica cosa che vi interessa è la spartizione delle poltrone. Di questo si parla, principalmente, in questo provvedimento. Lei, presidente Todde, ha dato ordine di anteporre il commissariamento delle Asl all’approvazione della manovra finanziaria. Se fossi al suo posto mi vergognerei. Sono sicuro che anche i colleghi della maggioranza provano imbarazzo».
Critico anche il consigliere Antonello Peru (Sardegna al Centro Venti20) che ha ribadito alcuni concetti espressi nella sua relazione di minoranza: «Che cosa rivoluzionano questi 15 articoli che ci proponete? – ha chiesto Peru – perché non vi impegnate a correggerla? Quando diciamo che questa riforma è inutile non facciamo il gioco delle parti, la Giunta poteva attuare quanto scrive nell’articolato. Poteva farlo con altri provvedimenti facendo riferimento alla riforma precedente. L’assessore può dare indirizzi ai direttori generali delle Asl, non c’è bisogno dei commissariamenti». Il consigliere di opposizione ha quindi ribadito l’invito a ripensarci: «Per quale motivo vi state incaponendo? Perché vi state infilando in un ginepraio? Molti di voi ne sono consapevoli: la nomina dei nuovi commissari delle Asl è un rischio.
È quindi intervenuto il consigliere Diego Loi (Avs): «In questi anni si sono evidenziate le criticità del sistema sanitario – ha esordito l’esponente della maggioranza – non è corretto e intellettualmente sostenibile dire che i problemi della sanità siano recenti. E’ una questione atavica che ci portiamo dietro da anni, ognuno di noi vive questi problemi e ha il dovere di farsene carico». Diego Loi ha fatto poi riferimento alla riforma varata nella precedente legislatura con il ritorno alle otto Asl: «Oggi siamo nel 2025, i problemi li avevamo e continuiamo ad averli.
Netta contrarietà al provvedimento ha espresso il capogruppo dei Riformatori Umberto Ticca: «Questa legge non serve a nulla, non serve a risolvere ciò che abbiamo a cuore, non migliorerà la qualità e la quantità dei servizi sanitari – ha detto Ticca – non dà nessuna speranza ai pazienti né ai medici che vogliono lavorare in un sistema efficiente». Ticca si è detto convinto che dentro il provvedimento non ci siano risposte alle richieste dei sardi. «Non vengono indicate nemmeno le risorse. Senza una dotazione finanziaria certa non si può sperare in uno strumento efficace – ha proseguito Ticca – la Commissione Sanità ha fatto un lungo lavoro sentendo decine di operatori e portatori di interesse.
Diametralmente opposto il giudizio di Lara Serra (M5S) che ha ringraziato Giunta e Commissione per il lavoro svolto: «La forza delle idee è data dai valori che le ispirano e le sorreggono – ha detto Serra – i valori costituzionali ci guidano nel prendere le nostre decisioni. Oggi parliamo di sanità, tema che merita una delicatezza ulteriore per gli impatti che ha sui cittadini, in particolare su quelli bisognosi di tutela. L’art 32 della Costituzione riconosce la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse di tutta la comunità. Valori che devono ispirare ogni riforma mettendo al centro il benessere delle persone. La sanità non deve essere terreno di scontro ideologico». Serra ha ricordato che recenti indagini posizionano la Regione Sardegna agli ultimi posti a livello nazionale per il soddisfacimento dei Lea: «Ci sono dati allarmanti sugli ospedali, nostro improcrastinabile compito è cercare di migliorare il sistema per garantire un accesso equo alle cure e il potenziamento della sanità territoriale». Sulla spesa sanitaria, la consigliera dei Cinque Stelle ha detto: «Tra il 2021 e 2022 la spesa sanitaria in Sardegna è aumentata rispetto alla media nazionale, non è quindi un problema di risorse. Lo stato attuale della sanità impone una riorganizzazione complessiva, occorre garantire una programmazione più efficace perché ogni euro investito contribuisca a migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie».
Ha quindi preso la parola il capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Truzzu: «Voglio esprimere la mia vicinanza ai colleghi Canu, Serra e Loi che oggi hanno dovuto portare la croce – ha detto Truzzu – condivido in toto quanto hanno affermato, peccato che si tratti solo di filosofia». Il capogruppo di FdI ha quindi ricordato quanto detto in campagna elettorale dalla maggioranza che aveva escluso una riforma della sanità. «Una volta eletta, la presidente Todde ha annunciato provvedimenti forti per il sistema sanitario – ha affermato Truzzu – dubito che questo disegno di legge lo sia. Il percorso scelto lo dimostra: in Commissione si è presentato un provvedimento fantasma».
Il capogruppo di Fratelli d’Italia ha poi ricordato che, in ogni caso, non potranno essere nominati i nuovi commissari senza prima aver approvato la legge finanziaria: «Che senso ha tutto questo? Probabilmente solo creare nuove poltrone e gratificare gli amici. Questa è l’unica ragion d’essere di questo provvedimento. Avete ancora una possibilità per recuperare un minimo di credibilità. La cosa più sensata da fare è ritirare il Disegno di legge e portare in aula la manovra finanziaria».
L’assessore Bartolazzi ha esordito nel suo intervento segnalando le ragioni che hanno portato a “una riforma funzionale della Sanità e con pragmatismo risponderò a ogni considerazione. Siamo tutti d’accordo sul fatto che sia necessario fare qualcosa di importante per risolvere problemi importantissimi. Intanto mi rivolgo all’onorevole Peru e dico che la dirigenza probabilmente non ha interpretato bene la legge 20 o non ha risposto. Per non sbagliare abbiamo previsto la possibilità di commissariare le aziende sarde visto che la sanità sarda è la peggiore d’Italia”. Per l’assessore “non ci sono preconcetti e si deve lavorare insieme, sono venuto nudo e non ho persone da sistemare”. Poi una considerazione: “Ares diventerà sempre più agenzia di servizi quando le Asl inizieranno a funzionare. Per il resto benvenuto al dibattito, non credo che si possa risolvere il problema della sanità sarda mettendo cerotti. Piuttosto, lavorando sulla riorganizzazione generale i problemi si risolvono a domino, uno dietro l’altro”.
Il presidente Comandini ha dichiarato chiusa la discussione e ha messo in votazione il passaggio agli articoli. Per dichiarazione di voto ha preso per primo la parola l’on. Alberto Urpi (Sardegna 20/20): “Voto contrario per una legge inutile, che non riforma proprio nulla: né le liste d’attesa né i precari della Sanità, né il servizio offerto ai pazienti, né la sanità territoriale- Una riforma che non sposta un euro ma cambia giusto i direttori generali”.
Così anche Alice Aroni (Udc): “Bartolazzi ha indicato la Sardegna come il terzo mondo, come il Sudan e questo non va bene, con tutto il rispetto per il Sudan. E ai consiglieri di maggioranza che suggeriscono modifiche vorrei chiedere come mai tutti questi buoni propositi non siano contenuti in questa riforma”.
Da Forza Italia Maieli: “Lo stile di Cinque stelle non cambia, l’assessore usa il caso della morte di una bambina di sette anni avvenuto ad Alghero su cui ci sono indagini e per etica professionale e non solo Bartolazzi non se lo può permettere”.
Per il consigliere Truzzu (FdI) “Bartolazzi merita il mio ringraziamento per la sua schiettezza, ha detto che questa riforma serve soltanto per commissariare ma non possiamo usare una disgrazia per affrontare questioni come queste. Dietro quel fatto c’è una sofferenza sulla quale dovremmo fare silenzio”.
Critiche anche da Stefano Schirru (Alleanza Sardegna): “Ares crea l’imbuto, non è possibile che le aziende sanitarie non abbiano autonomia” e da Franco Mula (FdI), che ha detto: “Il mancato funzionamento della Sanità sarda non dipende soltanto dai direttori generali ma quel che conta è che questa legge non riforma nulla se non consentire di cambiare i direttori generali”.
Dai Riformatori l’on. Giuseppe Fasolino: “Bartolazzi ha dimostrato di essere una persona onesta intellettualmente dichiarando che lo scopo di questa legge è cambiare i direttori generali”.
Per Corrado Meloni (FdI) “il riferimento al Sudan spiega l’atteggiamento paternalistico del simpatico Bartolazzi. Oltre a Rombo di tuono ormai è Scipione l’Africano”. Sempre da FdI Gigi Rubiu ha detto: “È una riforma che sa di risentimento politico, ci risparmi l’assessore le battute e le ironie”.
Fausto Piga ha detto di “avere una certezza dopo l’intervento dell’assessore, questo è il poltronificio sanità per cambiare i commissari". Ed è giusto cambiare il titolo della legge definendola la legge che commissaria le aziende sanitarie. Per questo ho presentato un emendamento”.
Invece per la Lega Sorgia ha evidenziato che “è abbastanza eloquente che per la maggioranza non intervenga nessuno a difesa di questa legge, soltanto 4 interventi a favore”.
A seguire, per Sardegna al centro l’on. Peru ha detto. “Che riforma è se non riforma?”.
L’Aula ha votato il passaggio agli articoli e il presidente Comandini ha poi sospeso i lavori. Il Consiglio regionale si riunirà ancora giovedì, 27 febbraio, alle 10, sempre per discutere la riforma sanitaria, dopo che la commissione Sanità (che si riunirà domani alle 15.30) avrà valutato gli emendamenti. Com
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