Bruxelles, 26 Giu 2024 - Il "pacchetto" Ursula von der Leyen alla Commissione, António Costa al Consiglio europeo e Kaja Kallas come Alto rappresentante, "è stabile" e "non ci sono altri nomi" in vista dell'accordo atteso al prossimo vertice Ue di giovedì e venerdì. L'accordo è stato trovato dai negoziatori delle tre famiglie politiche europee più consistenti: Tusk e Mitsotakis per i popolari, Scholz e Sánchez per i Socialisti, Macron e Rutte per i Liberali
La premier Giorgia Meloni, che era stata esclusa dalle trattative nella cena informale del 17 giugno, sarà contattata dalla stessa von der Leyen in qualità di candidata alla presidenza della Commissione. Meloni negozierà con lei il 'suo' eventuale sostegno in sede di Consiglio europeo. In più occasioni la premier italiana ha affermato di volere una vicepresidenza con un portafoglio di peso.
Al Parlamento europeo invece, per votare von der Leyen, Socialisti e Liberali hanno posto come pre-condizione al Ppe che non ci sia nessun tipo di accordo con le destre e dunque con Fratelli d’Italia. Il Parlamento europeo tecnicamente non sarebbe parte del pacchetto perché decide autonomamente il proprio presidente, ma l’accordo prevede che venga ricandidata Roberta Metsola, anche lei del Ppe. Resta da capire se l’intesa con i Socialisti per una staffetta per la seconda metà del mandato, come è stato nelle scorse legislature, reggerà a fronte dell'analoga richiesta, da parte dei Popolari per una staffetta alla presidenza del Consiglio europeo.
Si tratta di un importante nodo da sciogliere. La parte più conservatrice dei Popolari europei rivendicava per sé la seconda parte, due anni e mezzo, della presidenza del Consiglio. Von der Leyen, appartiene alla famiglia popolare, ma la sua provenienza merkeliana la colloca in un'area molto distante dal nuovo corso tedesco uscito vincitore dalle ultime elezioni. L'ipotesi è ovviamente contestata dai Socialisti che invece reclamavano la carica per Costa per cinque anni. Il compromesso finale sarà da trovare tra i negoziatori.
Trovata l’intesa, ora l’accordo dovrà essere confermato dai 27 capi di Stato e di governo al Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Per la designazione della presidente della Commissione europea non è richiesta l’unanimità ma la maggioranza qualificata rafforzata (20 Paesi rappresentanti il 65% della popolazione europea), quindi nessun leader avrà il potere di mettere il veto. Lo sa bene Viktor Orbán profondamente contrario alla riconferma di von der Leyen: "L’accordo che il Partito popolare europeo ha stretto con la Sinistra e i Liberali va contro tutto ciò su cui si fonda l’Ue, ha sostenuto su X, invece dell’inclusione, si semina la divisione. Gli alti funzionari dell’Ue dovrebbero rappresentare tutti gli Stati membri, non solo la sinistra e i liberali".
Ursula von der Leyen dovrà trovare i voti nel Parlamento europeo: almeno 361 deputati su 720. Popolari, Socialisti e Liberali contano insieme 399 deputati, ma si calcola che ci potrebbero essere tra i 40 e i 60 franchi tiratori. Sembra tramontata l'ipotesi di un accordo con i Verdi Europei per un veto sostanziale di Popolari e Liberali che voglion una riscrittura profonda del Green Deal, cosa inaccettabile per i verdi. Se von der Leyen e Meloni troveranno un accordo, è possibile che i 24 deputati di Fratelli d’Italia in Parlamento, per coerenza, votino la fiducia al nuovo esecutivo europeo.
"Quello delle nomine non è l’unico tema rilevante dell’agenda del Consiglio Europeo: per noi è molto importante che dal Vertice esca un messaggio chiaro su temi per noi cruciali come la competitività dell’economia europea, la difesa, la migrazione e l’Agenda strategica oltre, ovviamente, ai temi di politica estera come l’Ucraina ed il Medio Oriente sui quali si sono registrati molti progressi grazie al recente Vertice del G7 presieduto dal presidente Meloni”. Così il ministro gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, in una nota al termine del Consiglio affari generali.










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