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Missili sugli sfollati a Rafah, almeno 45 morti. Netanyahu: “Un tragico incidente”. Il criminale premier israeliano e per colpa sua la nazione ormai sola nel mondo.

Gaza, 28 Magg 2024 - Su richiesta dell'Algeria, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha convocato per oggi una riunione di emergenza a porte chiuse dopo l'attacco israeliano a Rafah che ha causato la morte di decine di civili e il ferimento di centinaia.

"In pochi secondi, hanno bombardato una zona di tende a Rafah con più di otto missili. Non ci sono pietre o tetti; solo metallo e teli di nylon! Centinaia di persone pensavano di dormire al sicuro e di sfuggire alla morte. Ora, invece, decine di persone stanno morendo e decine o centinaia di persone sono ferite. Nessuno conosce ancora il numero esatto. Per non parlare del fatto che l'incendio ha bruciato tutto ciò che la gente possiede". Questa la testimonianza di un giovane attivista di ActionAid, condivisa in una nota con cui l'organizzazione umanitaria "condanna con la massima fermezza questo atto disumano", ed esprime "profonda indignazione" in merito ai "recenti attacchi nell'area ovest di Rafah, dove sono stati colpiti i rifugi di fortuna che ospitano sfollati palestinesi, situati accanto ai magazzini dell'Agenzia Onu per i profughi palestinesi (Unrwa), contenenti aiuti umanitari vitali. 

Luoghi - scrive ancora l'ong - che dovrebbero essere sicuri per i civili, e che invece sono diventati bersagli di una violenza brutale. Bambini, donne e uomini sono stati bruciati vivi sotto le loro tende". ActionAid fa inoltre sapere di aver ricevuto dai propri partner locali a Gaza immagini di "corpi carbonizzati" a causa dell'attacco, fotografie che definisce "una cicatrice sul volto dell'umanità e della comunità globale, che finora non è riuscita a proteggere la popolazione. Un nostro collega è sfuggito per poco a questa atrocità, avendo lasciato il rifugio solo un giorno prima dell'attacco". ActionAid condanna l'attacco e chiede con urgenza l'immediato cessate il fuoco e la protezione dei civili.

"Un tragico incidente di cui rammaricarsi". Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu alla Knesset ha definito i fatti di Rafah durante un incontro con le famiglie degli ostaggi che lo hanno contestato.

Nonostante la strage di donne e bambini, durante l'ennesimo attacco indiscriminato di israeliano a Rafah, secondo Al Jazeera, ha provocato altri sette morti e sei feriti ma per ora è solo un bilancio parziale.

Colpita stavolta una struttura nella zona di al-Hashashin. “Si tratta di una zona brulicante di tende e sfollati”, ha detto un testimone: "All'improvviso un missile è caduto sull'edificio, costruito utilizzando blocchi di cemento e tubi metallici. Abbiamo visto gente per strada, sfollati e cittadini. Non c'erano combattenti o altro, era considerata una zona sicura".

L'ospedale kuwaitiano, uno dei due ospedali rimasti a Rafah, ha chiuso a causa degli attacchi israeliani, ha detto il suo direttore. La chiusura forzata arriva dopo che due membri del personale medico dell'ospedale sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani. 

I ministri degli Esteri di Norvegia, Irlanda e Spagna, tre Paesi che hanno deciso di riconoscere lo Stato palestinese, si sono espressi sulla decisione della Corte internazionale di giustizia di fermare l'offensiva a Rafah. 

"Ciò a cui abbiamo assistito la scorsa notte è barbarico. Gaza è una piccola enclave, una conurbazione densamente popolata. Non si può bombardare un'area come quella senza conseguenze scioccanti in termini di vittime innocenti tra bambini e civili" ha detto Michael Martin, Ministro degli Esteri della Repubblica d'Irlanda. Ha aggiunto Barth Eide, il ministro degli Esteri norvegese, che "in gran parte del mondo c'è la percezione che ci siano dei doppi standard, che le regole vengano applicate ad alcuni ma non a tutti. Penso che questa critica abbia un fondo di verità e capisco perché esista questa percezione. Questa percezione mina la credibilità di tutto il sistema legale internazionale. Pertanto è un problema serio per tutti noi perché l'impressione che si è creata è che le norme non si applichino a tutti e molti diranno che non si applicano per nessuno. Perciò ritengo che questo sia ciò che significa sostenere i principi in cui crediamo. Vorrei ricordare che la Corte internazionale di giustizia è di tutti. La Corte penale internazionale riguarda 124 paesi, ma la Corte internazionale di giustizia è il principale organo delle Nazioni Unite. Ogni membro delle Nazioni Unite deve sottostare alle decisioni della Corte internazionale di giustizia". José Manuel Albares, ministro degli Affari esteri spagnolo, ha concluso dicendo che "I tre Paesi condividono la visione che sia giunto il momento di rendere effettiva la Soluzione dei due Stati che, come il resto della comunità internazionale, crediamo essere il modo migliore per raggiungere l'obiettivo che ci siamo prefissati".

"Siamo inorriditi dagli attacchi che hanno che hanno provocato la morte di civili palestinesi a Rafah". Lo scrive su X la ministra degli esteri canadese Melanie Joly. "Il Canada non sostiene un'operazione militare israeliana a Rafah - aggiunge - Questo livello di sofferenza umana deve finire. Chiediamo un cessate il fuoco immediato".

"Le devastanti immagini del raid delle forze israeliane a Rafah la notte scorsa che ha ucciso decine di palestinesi innocenti, sono strazianti". È quanto ha dichiarato un portavoce del Consiglio Nazionale di Sicurezza della Casa Bianca, affermando che "Israele ha il diritto di attaccare Hamas, e noi sappiamo che nel raid sono stati uccisi due importanti terroristi che sono responsabili di attacchi contro civili israeliani". "Ma come detto chiaramente, Israele deve prendere tutte le possibili precauzioni per proteggere i civili", continua la dichiarazione, ripresa dalla Cnn. Inoltre il portavoce spiega che gli Stati Uniti sono impegnati attivamente con le forze israeliane sul terreno per "valutare quello che è successo e ci risulta che le forze israeliane stanno conducendo un'inchiesta".

"Ho l'impressione che Israele stia seminando un odio che coinvolgerà i loro figli e i loro nipoti, e avrei preferito una scelta diversa". Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un'intervista a Skytg24. "Hamas è un conto, il popolo palestinese è un altro. Dovevano discernere tra le due cose e fare una scelta più coraggiosa dal punto di vista democratico", ha aggiunto Crosetto. 

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