Press "Enter" to skip to content

Al nazi-fascista Netanyahu della risoluzione dell’Onu sul cessate il fuoco immediato non frega niente e continua a massacrare donne e bambini sulla striscia di Gaza. Infatti, ancora bombe su Rafah, 76 uccisi in 24 ore. Raid in Libano, 16 morti.

Gaza, 28 Mar 2024 - La Striscia di Gaza è stata teatro stanotte di raid aerei e feroci scontri tra l'esercito israeliano e i combattenti palestinesi di Hamas, proprio nel momento in cui il governo di Benjamin Netanyahu ha riaperto le porte alle trattative con l'alleato americano su una possibile operazione a Rafah. 

Il Ministero della Sanità gestito da Hamas ha riferito di almeno 66 morti nell'enclave palestinese durante la notte, con bombardamenti e combattimenti segnalati vicino alla città di Gaza a quella di Khan Younis. L'agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito invece da parte sua di scontri nella notte in diverse località della Cisgiordania occupata.

L'agenzia di stampa palestinese Wafa riferisce che 11 civili sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti in un attacco aereo israeliano contro la casa della famiglia Dhair nella città di Rafah, nella Striscia di Gaza.   Un aereo da caccia israeliano, secondo Wafa, ha preso di mira anche una casa appartenente alla famiglia al-Hamayda a Rafah, provocando diversi feriti tra i suoi residenti.

Dopo il fallimento dell'ultimo round di negoziati in Qatar, Israele non sarebbe disposto a fare ulteriori concessioni a Hamas e si starebbe preparando per una operazione di terra a Rafah dopo l'Eid al-Fitr, la festa di tre giorni che segue il Ramadan e termina intorno al 12 aprile. A metà aprile, o ai primi di maggio, dunque.

Lo riferiscono fonti egiziane che sono state in contatto con funzionari dell'esercito israeliano, citate dal quotidiano pro-Hezbollah libanese "Al-Akhbar". L'operazione di terra all'interno dell'ultimo bastione di Hamas nella Striscia di Gaza durerebbe dalle quattro alle otto settimane, dicono le fonti, e sarebbe accompagnata dall'evacuazione della popolazione civile rifugiata a Rafah, che ammonta a circa 1,5 milioni di persone, verso il centro della Striscia lungo percorsi specifici e in orari specifici, annunciati in anticipo ai civili in ciascuna zona di Rafah.

"Riteniamo che una grande operazione di terra a Rafah sia un errore. Pensiamo che ci siano altri modi di colpire Hamas a Rafah". Lo ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale americano John Kirby, intervistato dall'emittente israeliana Channel 12. 

Il segretario americano alla Difesa Lloyd Austin ha detto ieri al collega israeliano Yoav Gallant che "gli Stati Uniti non possono sostenere a grande offensiva di terra a Rafah che non comprenda un realizzabile piano per la sicurezza del milione e mezzo di abitanti di Gaza che vi ci sono rifugiati", ha proseguito Kirby, sottolineando che gli Stati Uniti aspettano di poter avere una delegazione israeliana a Washington per discutere di altri modi su come colpire Hamas a Rafah.

Leo Kanz, capo della missione di Medici Senza Frontiere (MSF) a Gaza, afferma che "qualsiasi attacco a Rafah sarebbe catastrofico, disumano e porterebbe a vittime umane di massa". "Se l'attacco avviene a Rafah, semplicemente non sappiamo dove mettere i pazienti. Non c'è posto dove i pazienti possano andare", ha aggiunto in un video pubblicato su X. "La situazione nella Striscia di Gaza nel suo complesso è a dir poco un incubo".

Nel frattempo, sentendosi isolato completamente dal mondo, e tutti lo vorrebbero vedere fuori dai giochi della sua guerra genocida contro i palestinesi, l'Ufficio del premier Netanyahu ha acconsentito a fissare una nuova data per la visita a Washington di una delegazione di alto livello, per discutere dell'operazione di terra a Rafah. Lo ha confermato la Casa Bianca. Nei giorni scorsi, Netanyahu aveva annullato la visita della delegazione di Israele, dopo l'astensione Usa sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu per il cessate il fuoco a Gaza. "Stiamo lavorando per trovare una data che vada bene per entrambe le parti", ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre. Secondo quanto riferisce The Hill, l'incontro potrebbe avvenire la prossima settimana.

Il direttore dell'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha messo in guardia sulla "incombente carestia" nella Striscia di Gaza a causa dei "bombardamenti in corso" da parte delle forze di Israele.

"La fame e le malattie - ha scritto ieri sera sul suo account x - continuano a devastare la popolazione. Ora è necessaria un'azione immediata e concertata. Ciò significa: consentire e accelerare la consegna di cibo e di altre fonti nutritive e medicinali; proteggere gli ospedali in modo che i medici possano prendersi cura dei pazienti che soffrono di fame, malattie e lesioni". Il direttore dell'OMS ha quindi chiesto "il cessate il fuoco e il pieno accesso umanitario" all'enclave palestinese.

Il numero uno della politica estera dell'Unione Europea, Josep Borrell, afferma che consentire un accesso umanitario "urgente e sicuro" a Gaza è un dovere legale di Israele. Citando il Programma alimentare mondiale, Borrell ha scritto in un post su X che "è immagazzinato abbastanza cibo per le persone che muoiono di fame a Gaza, in attesa di entrare attraverso le rotte terrestri".

Borrell aggiunge: "I lanci aerei aiutano, ma non possono sostituire centinaia di camion". La Difesa Civile di Gaza ha dichiarato che 18 palestinesi in totale a Gaza sono stati uccisi in incidenti legati ai lanci di aiuti.

Il comandante dell'ala militare di Hamas, Muhammad Deif, ha lanciato un appello al mondo musulmano e arabo perché "marci verso la Palestina" e "prenda parte alla liberazione della moschea di al Aqsa" a Gerusalemme. Lo riferiscono i media israeliani. 

Il messaggio audio diffuso da Hamas dura 35 secondi ed è indirizzato "alla nostra gente in Giordania e Libano, in Egitto, Algeria, Maghreb, Pakistan, Pakistan, Malaysia e Indonesia". "Cominciate a marciare ora, non domani, verso la Palestina, e non lasciate che confini, regimi e restrizioni vi privino dell'onore di partecipare alla Jihad e prendere parte alla liberazione della moschea di al Aqsa", continua l'appello di Deif. 

Comandante delle brigate al Qassam, l'ala militare di Hamas, Deif è sulla lista dei principali ricercati di Israele fin dal 1995 per una serie di attentati suicidi da lui organizzati. E' sfuggito a sette tentativi israeliani di ucciderlo, in cui avrebbe perso una gamba e un occhio, e probabilmente ora si nasconde nei tunnel di Gaza. E' considerato uno dei principali organizzatori dell'attacco del 7 ottobre, che ha scatenato il conflitto in corso. Quello di oggi è il suo primo messaggio da quel giorno, quando annunciò l'avvio de "l'alluvione di al Aqsa'.

Il ministro degli Esteri e della Difesa irlandese Micheal Martin ha annunciato ieri sera che Dublino interverrà nel caso avviato dal Sudafrica contro Israele ai sensi della convenzione sul genocidio presso la Corte internazionale di Giustizia dell'Aja. 

"Dopo l'analisi delle questioni legali e politiche emerse nel caso e la consultazione con i partner internazionali - si legge in comunicato del governo della repubblica d'Irlanda - il Tanaiste (vicepremier irlandese, ndr) ha ordinato ai funzionari di iniziare i lavori su una dichiarazione di intervento ai sensi dell'articolo 63 dello statuto della Corte internazionale di Giustizia. L'intenzione è che la dichiarazione di intervento sarà depositata una volta che il Sudafrica avrà depositato la sua memoria. E' probabile che ciò richieda diversi mesi. L'irlanda collaborerà strettamente con una serie di partner che hanno confermato la loro intenzione di intervenire". "Spetta alla corte stabilire se si stia commettendo un genocidio - afferma Martin - ma voglio essere chiaro nel ribadire che ciò che abbiamo visto il 7 ottobre in Israele e ciò che stiamo vedendo ora a Gaza rappresenta la palese violazione del diritto umanitario internazionale su vasta scala: la presa di ostaggi; il rifiuto intenzionale dell'assistenza umanitaria ai civili; il prendere di mira i civili e le infrastrutture civili; l'uso indiscriminato di armi esplosive nelle aree popolate; l'uso di beni civili per scopi militari; la punizione collettiva di un intero popolo. L'elenco potrebbe continuare, invece deve finire. Il punto di vista della comunità internazionale è chiaro: quando è troppo è troppo".

More from PRIMO PIANOMore posts in PRIMO PIANO »

Comments are closed.