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Raid israeliani a Rafah, i morti sono più di 50.

Gaza, 12 Feb 2024 - È salito a oltre 50 il bilancio delle vittime negli attacchi israeliani a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza: Lo afferma il Ministero della sanità di Hamas.

Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, ha riferito che almeno 52 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi dell'esercito a Rafah. Hamas sostiene che gli attacchi hanno preso di mira 14 case e tre moschee in diverse aree di Rafah, dove sono ammassati in un fazzoletto di terra oltre 1,3 milioni di persone, rifugiati palestinesi in fuga dai combattimenti nel resto dell'enclave.

Il direttore dell'ospedale Abu Yousef Al-Najjar ha dichiarato che le strutture mediche di Rafah "non sono in grado di gestire il gran numero di feriti a causa dei bombardamenti dell'occupazione israeliana". Secondo la Mezzaluna Rossa Palestinese, varie persone sarebbero intrappolate sotto le macerie.
Violenti attacchi israeliani sono stati lanciati sulla città meridionale di Gaza, Rafah, ha dichiarato la Mezzaluna Rossa Palestinese all'inizio di lunedì. Diverse decine di raid, più intensi di quelli degli ultimi giorni, hanno colpito la periferia della città, provocando nuvole di fumo. Almeno sette persone sono morte nel corso di questi attacchi, ha informato il Ministero della sanità di Hamas.

In un articolo sul Times of Israel, Peter John Beyfus parla del modo in cui i mass-media mondiali hanno presentato e continuano a presentare la guerra tra Israele e Hamas, modo in cui i mass-media mondiali hanno presentato e continuano a presentare la guerra tra Israele e Hamas. Si parla molto di cessate il fuoco, della necessità di fornire aiuti umanitari a Gaza, di evitare vittime civili, di riconsiderare la soluzione a due stati del lungo conflitto israelo-palestinese. Ma si parla molto poco, scrive Peter John Beyfus, sulla questione principale: gli ostaggi. "Chiaramente è in atto qualche meccanismo volto a complicare lo scenario in modo da ignorare ciò che è ovvio e lampante: il rilascio di tutti gli ostaggi trattenuti da Hamas e dai suoi accoliti equivarrebbe a un immediato cessate il fuoco e a una potenziale riapertura dei negoziati. Netanyahu, un politico che ha molti difetti e certamente non è amato da molti, mette a fuoco un fatto che evidentemente altri non riescono a vedere, e cioè che cedere alle condizioni di Hamas costituirebbe una danno colossale per la futura sicurezza di Israele e dei suoi abitanti". Netanyahu, aggiunge Peter John Beyfus, è sottoposto a un'enorme pressione da parte delle famiglie degli ostaggi, per le quali non si può che nutrire enorme comprensione per ciò che stanno attraversando, molte delle quali gli chiedono di acconsentire alle pretese di Hamas. Israele ha sempre considerato la sicurezza dei suoi cittadini come la sua massima priorità e in passato ha fatto tutto ciò che era in suo potere per riportare a casa quelli che erano stati catturati da forze nemiche.

Il soldato Gilad Shalit venne rilasciato nell'ottobre 2011, dopo essere stato trattenuto per quasi cinque anni a Gaza come ostaggio e usato come merce di ricatto. Il prezzo per la sua liberazione fu la scarcerazione di più di 1.000 terroristi palestinesi detenuti, tra i quali Yahya Sinwar, l'attuale capo di Hamas nonché architetto della carneficina del 7 ottobre.  "Oggi gli ostaggi sono più di 130, per lo più civili non combattenti, e vengono usati in modo depravato da Hamas per lacerare la società israeliana e strapparle condizioni che potrà vantare come una vittoria, il tutto sfruttando i sentimenti anti-israeliani diffusi a livello globale. Come è già stato osservato da più parti, Israele potrà forse ottenere una vittoria militare su Hamas, distruggendola o debellandola al punto da non poter scatenare un'altra guerra in futuro, ma ha già perso la battaglia per far riconoscere la legittimità e le giustizia della sua campagna militare contro un'organizzazione che si autoproclama genocida, e se ne vanta". "Con la sentenza provvisoria della Corte Internazionale di Giustizia che viene già volgarmente travisata dai nemici d'Israele come se avesse "dimostrato", scrive Peter John Beyfus,  l'accusa di genocidio contro i palestinesi (senza mai ricordare che la stessa Corte ha chiesto il rilascio immediato e incondizionate di tutti gli ostaggi), diventa sempre più difficile per uno stato assediato e minacciato come Israele contrastare l'ondata di indignazione popolare, ampiamente espressa da manifestazioni e post sui social network". Ed aggiunge: " Il fulcro del conflitto si è spostato molto rapidamente dal massacro del 7 ottobre e dal rapimento degli ostaggi alle sofferenze dei palestinesi. Così nel giro di quattro mesi le persone detenute da una serie di gruppi terroristici islamisti sono state in gran parte dimenticate dal mondo, mentre la loro esistenza viene rievocata solo dalle famiglie, dagli israeliani e da molti ebrei della diaspora, oltre che da coloro che condannano convintamente i crimini di Hamas".

Due attacchi all'arma bianca contro la polizia e l'esercito israeliano, rispettivamente a Gerusalemme e in Cisgiordania occupata, si sono entrambi conclusi con l'uccisione dei due assalitori. Uno degli attacchi è avvenuto poco dopo le 21 nella città vecchia di Gerusalemme Est, quando un uomo si è avvicinato a un posto di blocco di polizia e ha estratto un coltello tentando di colpire gli agenti, che hanno reagito rapidamente colpendolo a morte. Anche un passante è rimasto "leggermente ferito" dal fuoco dei poliziotti. Più o meno alla stessa ora a Hussan, un villaggio della Cisgiordania occupata che si trova a 10 chilometri da Gerusalemme, un altro assalitore ha cercato di accoltellare un soldato israeliano in un posto di blocco ed è stato ucciso dai soldati.

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