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Urla e le coltellate senza che nessuno sia intervenuto: le piste al vaglio degli inquirenti per l’omicidio di Rossella Nappini.

Roma, 5 Sett 2023 - Un altro femminicidio, l’ennesimo in Italia. Rossella Nappini è stata uccisa a coltellate nell’androne del condominio di via Giuseppe Allievo, nel quartiere Primavalle a Roma, dove abitava con l’anziana madre. Ha gridato “basta, basta, fermati” al suo aggressore. Qualche vicino sostiene di aver sentito quelle urla, arrivando alla fine delle scale quando purtroppo era troppo tardi.

I primi a dare l’allarme sono stati alcuni condomini e alcuni ragazzi quando hanno visto il suo corpo riverso in terra nell’androne con diverse ferite all’addome procurate da un’arma da taglio. Sarà l’autopsia a stabilire il numero di coltellate che l’hanno uccisa. Mentre la polizia sta scandagliando la zona attorno all’edificio a caccia dell’arma di cui l’omicida potrebbe essersi liberato subito dopo l’aggressione. 

Di sicuro chi l’ha uccisa la conosceva e l’omicidio non era a scopo di rapina, visto che la sua borsetta è stata ritrovata accanto a lei. La tesi più accreditata è che il movente sia stato passionale, innescato forse per un rifiuto presente o passato, e chi l’ha sorpresa all’ingresso del palazzo voleva probabilmente ucciderla.

Forse il suo aggressore aveva chiesto un ultimo incontro per chiarire tendendole una trappola. O forse l’ha aspettata sotto casa in attesa che tornasse dal lavoro. Al vaglio anche le telecamere di zona: quella di un bar, quella di una lavanderia e quelle di altri esercizi commerciali. 

Le indagini sono affidate al pubblico ministero Claudia Alberti, del pool di magistrati che si occupano dei reati contro la persona e delle violenze di genere.

L' aggressore ha fatto perdere le tracce senza correre, senza dare nell’occhio. Qualcuno ha visto uscire dal palazzo, compatibilmente con l’orario del delitto, un uomo che a passo normale si dirigeva verso i parcheggi di via Giuseppe Allievo.

Si stanno vagliando diverse posizioni di uomini che, a vario titolo e per diverse ragioni, avevano o avevano avuto rapporti con la vittima. Gli inquirenti li stanno ascoltando per capire se, per ciascuno esiste o meno un “alibi” che ne escluda la presenza in via Allievo. L’infermiera si era definitivamente separata dal padre dei suoi figli alcuni anni fa e la rottura non era stata indolore.

Un’amica della vittima ricorda quel periodo come un “periodo turbolento” dove a prevalere era “l’aggressività” e non “la ragione”. Poi nel 2017, stando anche a quanto la vittima pubblicava apertamente sul suo profilo social, una nuova relazione ma a commento di una foto dell’uomo scriveva: “Lo vedi che ti tocca fare per farti perdonare sei troppo geloso, troppo impetuoso e non ragioni, apri la bocca prima di dargli fiato, questo non va affatto”. 

I sospettati, secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, sarebbero quattro: due colleghi, l’ex compagno e il cittadino maghrebino con il quale secondo alcuni vicini aveva una relazione. La circostanza è stata smentita dalla sorella della vittima e dal cognato.

La 52enne è la 78esima vittima di femminicidio dall’inizio dell’anno. Lavorava come infermiera all’ospedale San Filippo Neri di Roma. Rossella era separata, viveva con le sue due figlie assieme alla madre anziana nell’appartamento del palazzo in via Giuseppe Allievo, che fa parte del quadrante a nord ovest della Capitale.

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