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Trump incriminato, primo ex presidente della storia americana. “Caccia alle streghe”, replica lui.

New York, 31 Mar 2023 - Donald Trump è il primo ex presidente formalmente incriminato nella storia degli Stati Uniti. 

Il Gran Giurì di Manhattan lo ha incriminato in relazione all'inchiesta per frode sul pagamento alla pornostar Stormy Daniels: Trump avrebbe comprato sottobanco il silenzio della donna sulle loro relazioni durante la campagna elettorale del 2016 e avrebbe dedotto la somma dalle sue dichiarazioni fiscali facendola passare come spesa legale.

A rivelare la notizia è stato uno degli avvocati dello stesso Trump, Joe Tacopina. L'esatto capo di accusa nei suoi confronti non è stato ancora reso noto.

Lo stesso Tacopina fa sapere alla NBC che Trump si consegnerà all'ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan all'inizio della prossima settimana. Gli verranno letti i suoi diritti, i cosiddetti "Miranda rights", gli verranno rilevate le impronte digitali e fatte fotografie, come qualsiasi altro imputato. La Procura conferma la notizia e fa sapere che ha già contattato la difesa dell'ex presidente per organizzare i passi successivi.

Ancora gli avvocati fanno sapere che l'ex presidente “combatterà vigorosamente” contro l'accusa. L'incriminazione "manca completamente di basi legali", dice uno dei legali dell'ex presidente, Chris Kine, che parla di "punto più basso nella storia del nostro sistema giudiziario". La prima reazione politica è di uno dei figli del miliardario, Eric Trump, secondo cui - come scrive su Twitter - la decisione è “un atto politico” per ostacolare la ricandidatura del padre alla Casa Bianca.

Fino a ieri, era circolata la voce che il Gran Giurì, che sulla vicenda lavorava da mesi, non avrebbe deciso la questione fino alla fine di aprile, per via delle ferie pasquali e di altri impegni in calendario. Lo stesso Trump, secondo il New York Times, sarebbe stato colto di sorpresa dalla notizia mentre era nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida.

Lo dicevamo, le accuse contenute nell'atto di incriminazione contro Trump rimangono ancora non esplicitate. L'incriminazione fa seguito all'inchiesta condotta dal procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, sui 130mila dollari pagati dall'ex avvocato di Trump, Michael Cohen, alla porno attrice Stormy Daniels, poco prima delle elezioni
presidenziali 2016. La somma sarebbe servita ad assicurarsi il silenzio della Daniels su una relazione avuta con Trump nel 2006. Non è chiaro se il rimborso a Cohen del pagamento fatto alla Daniels, contabilizzato come spese legali, provenisse dalle casse della campagna presidenziale. Cohen nel 2018 si è dichiarato colpevole e ha scontato una condanna detentiva per reati di frode fiscale e di violazione delle regole finanziarie delle campagne elettorali. L'ex avvocato del tycoon ha sostenuto di avere ricevuto direttamente da Trump istruzioni sul pagamento e di avere ricevuto dall'ex presidente dei rimborsi mensili, che comprendevano anche un bonus. 

Trump ha sempre negato le accuse e smentito di avere avuto una relazione con la Daniels.
Secondo fonti riportate come anonime dalle agenzie di stampa americane, tuttavia, potrebbe consegnarsi alle autorità la prossima settimana. 

Nei giorni scorsi aveva usato l'argomento di una sua probabile incriminazione in campagna elettorale - Trump è candidato alle primarie repubblicane per le presidenziali del 2024 - denunciando un'operazione politica ai suoi danni e tentando così di ravvivare l'indignazione dei suoi supporter, che restano una fetta importante della popolazione statunitense. La notizia è destinata peraltro a galvanizzare anche i suoi nemici sia fuori che dentro il partito repubblicano, secondo cui Trump ha mentito e non merita dunque di ricoprire il ruolo di potere più alto nelle istituzioni americane. 

In ogni caso, la già forte polarizzazione della politica statunitense è destinata ad approfondirsi ancora.

Non si sono fatti attendere i commenti politici alla decisione del Gran Giurì.

Un provvedimento che ha “irrimediabilmente danneggiato il nostro Paese”, denuncia il presidente repubblicano della Camera dei Rappresentanti, Kevin McCarthy, che su Twitter assicura: “Il popolo americano non tollererà questa ingiustizia”, qualificata come “abuso di potere senza precedenti” da parte del procuratore Alvin Bragg.

Anche Ron Desantis, governatore della Florida e avversario di Trump nel partito repubblicano, si schiera dalla parte del tycoon incriminato e annuncia che la Florida non lo estraderà. "La strumentalizzazione del sistema giudiziario per far avanzare un'agenda politica capovolge lo stato di diritto ed è anti-americana", scrive su Twitter. "Il procuratore distrettuale di Manhattan, sostenuto da Soros, ha costantemente piegato la legge per declassare i reati e giustificare condotte criminali. Tuttavia, ora sta forzando la legge per prendere di mira un avversario politico", attacca Desantis. 

Stessa linea per l'ex avvocato di Trump ed ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, che parla di “sforzi irresponsabili e politicamente motivati” per abbattere Trump: “Un giorno triste per l'America”, scrive anche lui via Twitter.

Un altro ex avvocato con un ruolo ben diverso, come dicevamo sopra, è Micheal Cohen, che si dichiarò colpevole proprio per il ruolo svolto nella transazione incriminata, quella del pagamento a Stormy Daniels. "L'incriminazione di oggi non è la fine della storia, ma solo l'inizio", scrive Cohen, aggiungendo che “La responsabilità conta davvero”.

Nessun commento invece dalla Casa Bianca, come sottolinea anche il New York Times. In questi mesi, il presidente americano Joe Biden e la sua amministrazione hanno più volte ribadito l'indipendenza del Dipartimento di Giustizia in tutte le indagini a carico di Trump.

Si dice "completamente innocente" e denuncia "una persecuzione politica e un'ingerenza nelle elezioni al più alto livello della storia". Donald Trump pubblica un lungo comunicato in cui definisce l'incriminazione "una caccia alle streghe" che "si ritorcerà contro Biden". 

"Da quando sono sceso dalla scala mobile dorata della Trump Tower e prima che prestassi giuramento come vostro presidente degli Stati Uniti, i democratici della sinistra radicale - nemici degli uomini e delle donne che lavorano sodo in questo Paese - sono stati impegnati in una caccia alle streghe per distruggere il movimento Make America Great Again", afferma Trump, elencando quelle che ritiene altre ingiustizie subite in passato, come "la bufala dell'impeachment parte 1, la bufala dell'impeachment parte 2, il raid illegale e incostituzionale di Mar-a-Lago e ora questo". 

"I democratici hanno mentito, imbrogliato e rubato nella loro ossessione di cercare di prendere Trump - scrive l'ex presidente - ma ora hanno fatto l'impensabile: incriminare una persona completamente innocente in un atto di palese interferenza elettorale. Mai è stato fatto questo nella storia della nostra nazione. I democratici hanno imbrogliato innumerevoli volte nel corso dei decenni, tra cui spiare la mia campagna, ma armare il nostro sistema giudiziario per punire un avversario politico, che guarda caso è un ex presidente degli Stati Uniti e di gran lunga il principale candidato repubblicano alla presidenza, non è mai successo prima".

Nel suo comunicato Trump attacca anche il procuratore generale: "Alvin Bragg è stato scelto e pagato da George Soros ed è vergognoso. Invece di fermare l'ondata di criminalità senza precedenti che ha travolto New York, sta facendo il lavoro sporco di Joe Biden, ignorando gli omicidi, i furti con scasso e le aggressioni su cui dovrebbe concentrarsi. È così che Bragg usa il suo tempo. Credo che questa caccia alle streghe si ritorcerà contro Joe Biden in modo massiccio. Il popolo americano capisce esattamente cosa stanno facendo i democratici della sinistra radicale. Tutti possono vederlo. Quindi il nostro Movimento e il nostro Partito - uniti e forti - sconfiggeranno prima Alvin Bragg, e poi Joe Biden, cacciando i democratici così da poter rendere di nuovo grande l'America!", conclude la nota.

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