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Caos Israele – Il despota Netanyahu licenzia il ministro ribelle, piazze in rivolta per la legge salva premier. Governo sotto assedio, voci di rottura. Il ministro Gallant chiedeva l’alt alla “riforma” giudiziaria.

Israele, 27 Mar 2023 - "Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha deciso di rimuovere il ministro della Difesa Yoav Gallant". E' bastata una nota ufficiale del governo per infiammare - di nuovo e con ancor più veemenza - le piazze della protesta.

Poche ore prima, il ministro Gallant aveva rotto il fronte dell'esecutivo sulla “riforma” della Giustizia, con la quale il premier e i suoi alleati nel governo di destra nazionalista e religiosa vogliono portare sotto il proprio controllo la Corte Suprema e dunque la magistratura. Gallant, ieri, aveva avvertito pubblicamente che la riforma rappresenta un "pericolo immediato e tangibile" per la sicurezza dello Stato e chiesto una sospensione del suo iter.

"Bibi ha licenziato Gallant, la dittatura è già qui". Militanti dell'opposizione e semplici cittadini israeliani si sono radunati dunque grazie al passaparola nelle piazze delle città: al solito la manifestazione più nutrita - centinaia di migliaia di persone - è stata quella che ha bloccato Tel Aviv. A Gerusalemme, la protesta ha circondato la residenza del premier e ci sono stati anche momenti di forte tensione con il cordone di polizia che la proteggeva.

Yair Lapid, uno dei leader di opposizione, ha attaccato Netanyahu, sostenendo che "il premier può licenziare il ministro, ma non può licenziare la realtà del popolo di Israele che resiste alla follia della maggioranza. Netanyahu è un pericolo per lo Stato di Israele". Alla protesta si aggiungono pezzi dello Stato: le università israeliane annunciano sciopero a oltranza, così come gli studenti medi e delle superiori. Molti sindaci e funzionari pubblici aderiscono alla protesta contro quello che definiscono un “colpo di Stato giudiziario”.

Ma la frattura sembra allargarsi anche all'interno dei ranghi di governo. Il ministro dell'Economia, Nir Barkat, dichiara che sosterrà il premier “nella decisione di fermare la riforma”: è necessaria e la realizzeremo, scrive, "ma non a prezzo di una guerra civile". 

Di più: lo stesso Netanyahu, secondo il sito di Times of Israel, sarebbe ora propenso a congelare la riforma per evitare che la situazione precipiti.

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