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Naufragio al largo della Tunisia, almeno 19 morti. Cutro, trovato un altro corpo: è la 91ma vittima.

Lampedusa, 26 Mar 2023 - Almeno 19 migranti dall'Africa sub-sahariana sono morti dopo che la barca su cui si trovavano è affondata al largo della Tunisia mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo verso l'Italia. Negli ultimi quattro giorni, al largo di Sfax, ne sono affondate cinque, con un bilancio di 67 dispersi e nove morti.

E il mare continua a restituire i corpi delle vittime del naufragio di un mese fa in Calabria. I Vigili del Fuoco e gli uomini della Capitaneria di Porto di Crotone hanno recuperato a Nord di Steccato di Cutro il corpo di un uomo. Si tratta della 91esima vittima accertata del naufragio. 

La costa vicino alla città portuale, situata sulla costa orientale del Paese, a circa 270 km a sud di Tunisi, è diventata un importante punto di partenza per le persone in fuga dalla povertà e dai conflitti in Africa e nel Medio Oriente che prima si muovevano dalla Libia.

L'ultimo disastro arriva quando è in corso una stretta del governo tunisino con arresti e fermi di cittadini subsahariani privi di documenti. 

La guardia costiera locale ha dichiarato di aver fermato circa 80 imbarcazioni dirette in Italia negli ultimi quattro giorni soccorrendo 2.982 persone a bordo di imbarcazioni in difficoltà al largo di Sfax e Chebba, per lo più provenienti da paesi dell'Africa subsahariana. 

Il portavoce della Guardia nazionale di Tunisi ha precisato su Facebook che solo 9 delle persone soccorse sono di cittadinanza tunisina. Tra il 22 e il 24 marzo, secondo la stessa fonte, sono stati anche recuperati  9 corpi di persone dell'Africa subsahariana (4 adulti, 4 bambini e un neonato), vittime di naufragi non meglio specificati.

Secondo i dati Onu, dalla Tunisia sono salpati quest'anno almeno 12mila migranti giunti in Italia, contro i 1.300 dello stesso periodo del 2022. 

Secondo le statistiche dell'ong tunisina FTDES, la guardia costiera tunisina ha impedito a più di 14.000 migranti di salpare su barconi nei primi tre mesi di quest'anno, rispetto ai 2.900 dello stesso periodo dell'anno scorso. 

Le conferme arrivano dagli stessi racconti dei migranti sbarcati nelle ultime 48 ore a Lampedusa cui, prima del trasferimento all'hotspot di contrada Imbriacola, viene chiesto di indicare luogo e giorno di partenza, nonché costo del viaggio.

Quarantaquattro imbarcazioni soccorse, bloccate o usate, nelle ultime 48 ore, sono salpate da Sfax, due da Kerkenna, una da Madhia e una da Soussa, tutte in Tunisia. Solo un gruppo, composto da 41 persone, ha riferito di essersi imbarcato a Zawia in Libia.

Partono organizzati, preda degli scafisti, o si organizzano da soli, una barca e una bussola. I finanzieri della motovedetta "Sottile" hanno bloccato un gruppo di persone mentre era in navigazione su un barchino di ferro di 7 metri, con motore fuoribordo. Hanno raccontato di aver comprato la barca per 45 mila dinari e 10 taniche, da 20 litri, di carburante. "Una spesa che abbiamo diviso fra tutti noi", hanno detto sostenendo di aver usato una bussola e uno smartphone.

Fino ad ora, gli sbarcati hanno sempre riferito di aver pagato da un minimo di mille fino a 4 mila dinari per la traversata organizzata dagli scafisti. Queste nuove dichiarazioni, se confermate, mettono in luce un aspetto nuovo del fenomeno: in Tunisia, la gente del posto si riesce anche ad organizzare e salpare autonomamente verso la Sicilia. E lo fa spendendo poco più di 12 mila euro per acquistare quei barchini che il procuratore capo, facente funzioni, Salvatore Vella ha definito "bare galleggianti". 

Non barche di legno, generalmente utilizzate per la pesca e quindi costruite in cantieri navali. Ma barchini in metallo, con motore fuoribordo, che hanno una grandissima instabilità e che affondano velocemente.

Il fiume di migranti che attraversano la rotta della Tunisia per raggiungere le coste italiane sembra incontenibile. Nello Stato magrebino la crisi economica e di tensione politica ha provocato un aumento vertiginoso di partenze che ora allarma l'Europa e il governo italiano.   

Tunisi è solo un territorio di transito per salpare verso il Mediterraneo: i profughi che partono sono originari di Congo, Camerun, Nigeria, Costa d'Avorio e Guinea, Sierra Leone, Siria, Tunisia, Marocco e Burkina Faso, in tanti dicono di aver pagato tremila dinari tunisini per la traversata. 

Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che, sottolineando "un cambio di passo per merito soprattutto di Meloni" riguardo al tema nell'agenda dell'Unione, ha aggiunto: "l'Europa deve fare qualche passo in più verso l'inevitabile egoismo dei movimenti secondari secondo la regola di Dublino. L'unico modo per limitarli è bloccare gli sbarchi". 

Inoltre, ha detto, "dai Consigli europei non si esce con una soluzione che viene messa in campo il giorno dopo" e ha rilanciato la proposta di "un fondo europeo per l'Africa per conto della Commissione Ue che possa essere un meccanismo economico di sostegno al contenimento dei flussi per i Paesi che hanno difficoltà economiche".

Sul tema dei migranti, ''il problema principale è con la Tunisia. La difficoltà però è che in quel Paese, per situazioni interne, spesso cambiano gli interlocutori. Io ci sono già stato, ma ora dovrò tornarci, con la commissaria europea, intorno alla terza decade di aprile'', ha annunciato. “Probabilmente saranno con noi anche i ministri degli Interni francese e tedesco. L'obiettivo è quello di offrire alla Tunisia una collaborazione volta a frenare le partenze e fare in modo di facilitare la riammissione delle persone in quel Paese. Certo, bisogna vedere quale sarà la postura degli altri Paesi europei, ma sono convinto che in questo modo potremmo dare anche l'idea di una compensazione di aiuto”.

In ogni caso, ribadisce, ''arrestare i flussi deve essere la prima azione che dovrà essere discussa''.

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